sabato 10 settembre 2011

LIBIA, AGGIORNAMENTI SUL CAMPO

ven 9 settembre
ore 22 / Tripoli: combattimenti in città, nella periferia nord-occidentale, con l’artiglieria. Così, a Edden Salah dove sono state distrutte tre jeep ribelli con 6 golpisti a bordo. Ci sono informazioni che riferiscono dell’avanzata di un team pesantemente armato con al comando Khamis al-Gheddafi a Tripoli e alla periferia sud della zona di Az zawiya.

Bani Walid: i difensori sono fiduciosi nelle proprie capacità e sono determinati a lottare contro la coalizione coloniale fino alla fine. Ci sono stati rapporti contrastanti sul numero di bande degli assedianti di Bani Walid. Ieri è arrivata la notizia che le forze della coalizione hanno fallito il tentativo di entrare nella città, numerosi i morti tra gli aggressori.

Nel settore della coalizione il convoglio di Ali Tarragon, ministro del petrolio del CNT, ha subito un’imboscata nella quale 14 ribelli sono rimasti uccisi.
Non si interrompono i bombardamenti sulla città di Sirte.

Combattimenti anche a Az zawiya, ITAR-TASS ha riferito sulle atrocità dei ribelli in questa città.

Vale la pena di evidenziare ciò che sta accadendo a Bengasi: entropia sociale nei rapporti tra i quattro centri di potere della Cirenaica (le tribù Obeide e Haruba, le bande islamiste di Bengasi e i mercenari del Medio Oriente), a quanto pare, si è raggiunta una massa critica. Sono stati riportati casi di scontri tra diverse fazioni di ribelli, e anche l’uso della potenza aerea della NATO contro i ribelli di Bengasi. Forse, le tribù della Cirenaica, che vogliono piena libertà, hanno deciso di aderire al sindacato delle tribù che sostengono il governo della Jamahiriya. Per tutta la giornata di oggi si sono succedute informazioni su scontri nella città di Benghasi piuttosto intensi, culminate con un attacco al quartier generale del CNT. Sarebbero allora intervenuti elicotteri della coalizione NATO che avrebbero preso di mira la fazione degli estremisti islamici. Le notizie rimangono ancora frammentarie, visto il blackout di informazione che i golpisti vogliono imporre sostenendo davanti al mondo di aver conquistato l’intera Libya, cosa che invece sembra lontana dall’essere realizzata.

Anzi, a parti rovesciate, i ribelli, impossibilitati ad usufruire dei massicci interventi dei bombardamenti umanitari della NATO, visto che sono loro a controllare le infrastrutture principali, sono esposti ad un letale stillicidio di imboscate da parte delle forze regolari lealiste che non si sarebbero dissolte nel nulla, ma starebbero applicando precise istruzioni tattiche “mordi e fuggi” di una guerriglia molto pericolosa, considerando le divisioni affioranti fra i golpisti monarco-fascisti-alqaedisti della NATO.

Secondo varie stime, dal 70 all’80 per cento del territorio libico sarebbe ancora controllato dall’esercito e dalle tribù fedeli al colonnello Gheddafi.

L’Algeria sta per inviare aiuti umanitari in Libia. Hackers siriani e algerini hanno compiuto un attacco DDoS sul sito web della televisione Al-Jazeera.

Confermata da dati raccolti da precedenti relazioni la diffusione della guerriglia in alcune parti dell’Africa centrale: i governi del Mali e del Niger non nascondono la preoccupazione in relazione alla comparsa di uomini armati che destabilizzerebbero l’entroterra sahariano dei paesi in caso di sostegno ai ribelli, tale timore si aggiunge alla presenza islamista sempre più pesantemente armata.

ore 21 / Sirte: Negli ultimi tre giorni sono rimasti uccisi 892 libici sotto l’intenso bombardamento della NATO e più di 1200 sono i feriti.

Gli assediati dichiarano: “Siamo all’inferno, non possiamo seppellire i nostri morti”. “Gli ospedali non hanno medicine e le cure e le operazioni devono essere fatto senza anestesia, compresi i bambini.” “E ‘molto difficile sentire i bambini piangere.” Ma il nostro morale è alto.

Una grande esplosione sarebbe avvenuta nel pomeriggio a Tajura nella quale 14 auto sarebbero andate distrutte, quattro golpisti sarebbero morti e altri due feriti in una imboscata da parte dell’esercito regolare lealista libico.