venerdì 8 febbraio 2013

LA MEDICINA L'ERRORE DI UN METODO

Il metodo riduzionistico d'indagine: vediamo solo quello che conosciamo.
Osserviamo il comportamento di una persona sana che al giorno d’oggi si trova a dover pensare alla sua salute.
Nel caso di una situazione ottimale, senza disturbi di rilievo, di solito si è portati a pensare alla malattia come a qualcosa che capita agli altri. Ma, vista l'ossessione mediatica che induce alla prevenzione, quasi tutti, chi più chi meno, ci premuriamo di sa­perne di più con riviste, libri, enciclopedie mediche "fai da te", televisione e quant'altro.
Molti arrivano a cavalcare l'onda delle terapie alternative. Non manca poi chi si sottopone scrupolosamente alle visite me­diche di controllo, con cadenza sporadica per prevenzione sino a quella ossessiva ipocondriaca.


Ma quando, un giorno, ci arriva addosso "la malattia", allora ab­bandoniamo riviste, enciclopedie, terapie più o meno dolci e al­ternative, per correre dal medico, pronti a farci ricoverare in ospe­dale.


E' questo il momento in cui i tecnici del settore salgono sul nostro corpo come su di un tram e, dovendo capire perché sia andato fuori strada, cominciano ad analizzare ogni parte strutturale di questa macchina.
Noi, che sino allora ne eravamo i conducenti, restiamo degli ano­nimi silenziosi e aspettiamo i risultati dell'indagine, come una sentenza.


Questo modo di procedere è strutturato su un errore d'impostazione che continua da secoli: il metodo riduzionistico d'indagine.


Il sistema attuale di indagine del corpo umano e delle malattie trova le sue radici alla fine del Medioevo, quando, con il Rinasci­mento e l'Illuminismo, si riconobbe finalmente all'uomo il ruolo di protagonista di una ricerca fondata su spiegazioni scientifiche dei fenomeni.


La finalità di questo nuovo modo di procedere è ben espressa dalle parole di Francis Bacon che, nel 1549, disse: "La Scienza moder­na dovrà dominare e controllare la Natura".
L’uomo, giustamente, cominciò a riconsiderare il metodo di indagine scientifica, rifuggendo ogni preconcetto riferibile a dogmi o credenze. Mise in gioco la sua capacità intellettiva e iniziò il cammino della ricerca analizzando tutto l'analizzabile.


Nel campo della Medicina non restava che sezionare e studiare il corpo umano a colpi di bisturi per comprendere nel dettaglio come questo fosse costituito, secondo un metodo d'indagine sempre più riduzionistico.
Il risultato finale è che nella terminologia moderna si annoverano due classi principali legate ai fattori eziologici delle malattie: quelle intrinseche, comprensive di quelle genetiche, e quelle ac­quisite, cioè per eventi infettivi, nutrizionali, chimici o fisici. Nes­sun riferimento all'individuo.


Nel frattempo, per quanto riguardava il fenomeno delle cosiddett­e malattie, l'obiettivo primario rimaneva sempre, e rimane tutto­ra, quello di eliminare i sintomi del dolore e combattere la morte. Il risultato a oggi è che ormai si è arrivati alla dotazione di stru­menti sempre più sofisticati e di alta precisione (TAC, RM, PET, scintigrafia, microscopi elettronici ecc.) che ci hanno portato a osservare sempre più nel dettaglio il corpo umano, sino allo stu­dio del DNA e dei suoi acidi nucleici.


Sul fronte terapeutico si continuano a sfornare farmaci sempre più nuovi e costosi, oppure si ricorre al rimedio estremo dell'in­tervento chirurgico e addirittura microchirurgico.
Ma il concetto di fondo della malattia resta sempre quello dal quale si è partiti: la malattia è un errore della Natura e l'uomo-Medicina deve porvi rimedio.


A buon diritto, oggi, la Medicina ufficiale, con ostentata certezza, definisce "allopatica" la terapia corrente scelta per le malattie, cioè basata sul trattamento “dei contrari con i contrari”; detto in soldoni, si usano le strategie di un combattimento.


Avviene quindi che, curvi sugli strumenti di laboratorio, con gli occhi dentro i monocoli di microscopi sempre più potenti, si continua pervicacemente a ricercare il virus cattivo o la cellula cancerogena - definita maligna - e, quando questi vengono tro­vati in qualche tessuto istologico, si grida al colpevole. Il concetto è ben rappresentato dal simbolo presente sul marchio adottato dall'Associazione per la Ricerca sul Cancro: un grosso microscopio!

La conclusione di questo sistema di indagine è una grossolana, errata, ma inevitabile attribuzione della causa: tutto ciò che si trova è il colpevole.


L'allegoria seguente chiarisce perfettamente l'errore di metodo.
Immaginate un extraterrestre che arriva sulla Terra per cercare di capire quale sia la causa degli incendi delle case. La prima volta vede una casa che brucia, e annota che ci sono: i pompieri, forse i proprietari della casa e alcuni curiosi. Poi, per dovere di indagine statistica, si propone di osservare altri cento incendi. Si accorge che cambiano i proprietari, cambiano i curio­si, ma vede che in tutti gli incendi ci sono sempre i pompieri. Al termine della sua indagine, sulla base dei dati raccolti, l'extraterrestre ha la certezza della risposta: chi causa gli incen­di? I pompieri, ovviamente!


I nostri ricercatori usano lo stesso metodo e arrivano alle stesse conclusioni.