domenica 31 marzo 2013

CHE BELLA CHE SEI...


Mi avvicino all’uscita del bus. Alla mia destra c’è una ragazza fra i 20 e i 30, più verso la ventina. Un viso d’angelo, un nasino di marzapane, occhi chiari, sopracciglia lunghissime, naturali però, bocca carnosa semi aperta. Due mani immortali, Caravaggio non le avrebbe dipinte così, con quelle unghie, naturali anche quelle, lunghe e smaltate di azzurro. Guarda il cellulare, mi guarda con un angolo di occhio, appena. La pelle del volto è orribilmente butterata da una patologia verrucosa che ho visto di rado, ma che è terribile. Immaginate, come avere una pallina sottopelle, capita in viso, ma averne centinaia e tutte raggruppate in mucchi, ma anche sparse, soprattutto sulle guance. E quel che è peggio è che tendono poi a moltiplicarsi, a volte – e prego Dio che non sia il caso di quella piccola – fino a trasformare la persona in un mostro. Non so se vi sia una cura, qualcuno dice che le ‘streghe’ curano ste cose, i dermatologi dubito, quella ragazza non sarebbe arrivata a quel punto se vi fossero terapie acclarate.
La pelle di una donna, e in volto! Ma vi rendete conto? E’ come ti presenti alla vita, all’uomo che ti ha acceso il cuore. Ma vi rendete conto?
Si fa presto a dire, ma se si riesce a pensare nel profondo ai minuti di una vita, proprio a cosa significa passare 60 secondi messi così in una qualunque giornata, se ci si riesce, non si può che rimanere strozzati in gola pensando a lei. Non perché era così carina, no, ma perché era una bimba nel pieno dell’esplosione di una vita. La cosa che più mi ha fatto male è un pensiero, ed è questo: si odia?
Guardate che quando ci si ritrova così colpiti dalla vita, così sadicamente prelevati fra milioni per soffrire di una cosa deformante che praticamente nessuno ha, e che neppure ti uccide quella merda, e quando si pensa che è il tuo corpo che ti sta facendo questo, può accadere che ci si odi. Può accadere che una mattina ci si svegli e davanti allo specchio del bagno si esploda a urlare BASTAAAAAAAAA!!!!!!!! MA PEERCHEEEEEEEE’!!!!!!!... e si prenda il fon e lo si scaraventi contro lo specchio, per poi crollare sulle ginocchia in un pianto deforme. Lei si odia? Darei la mia vita perché non fosse così, io che ho avuto tutto, tutto, un gran corpo, energia da vendere a camionate, intelligenza, una vita da film, sesso, amore ad alluvioni, avuto e dato, lavoro di passione, successo… tutto. Io darei la mia vita ora perché lei non si odiasse.
L’autobus sta per fermarsi al mio stop. Estraggo il cellulare e scrivo nella spazio sms “Che bella che sei”, perché lo era. Volevo metterglielo davanti agli occhi, ma non ho fatto a tempo, le porte erano spalancate e la gente mi ha spinto giù. L’ho fissata e lei mi ha fissato.

il cambiamento o è totale, o è totalmente finto

 Quando si critica il Movimento Cinque Stelle, accusandolo di irresponsabilità, lo si fa sempre parlando di "futuro". Siccome non è possibile accusarlo con una qualche credibilità di essere responsabile della crisi economica, politica e istituzionale che ha colpito questo Paese (essendo una chiara responsabilità dei partiti), allora si dice che esiste anche una responsabilità sul futuro, di cui si può essere artefici oppure ostacoli.

 E' vero: una volta che si viene eletti, si ha la chiara, ovvia responsabilità di permettere a un futuro migliore di realizzarsi, altrimenti non si capisce a quale scopo si dovrebbe sedere nelle aule del Parlamento. Tuttavia è necessario chiarirsi su una cosa di fondamentale importanza: di quale futuro parliamo? Se il futuro che avete in testa è quello che ha come orizzonte temporale i prossimi mesi, i prossimi giorni, addirittura le prossime ore, allora è vero: il Movimento Cinque Stelle è una spranga di ferro incastrata fra gli ingranaggi del potere, e non permette al meccanismo di girare come ha sempre fatto, silenziosamente, senza problemi. Tuttavia, se il vostro orizzonte degli eventi spazia in una dimensione temporale più ampia, scrutando la curvatura di una visione lucida, sulla quale traccia una rotta certamente più lunga, ma precisa e predeterminata, allora questo momento può essere visto come un passo intermedio, un momento necessario per consentire alla nave, al Paese di raggiungere mete che, senza un progetto di ampio respiro, resterebbero macchioline distanti, tenui ombre che tremolano in lonantanza, presenti su una cartina disegnata da chi ha avuto l'ardire di immaginarle e anche, coraggiosamente, di provare a raggiungere.

 Nessuna visione a corto raggio può restituire all'Italia la speranza di cambiamento: il cambiamento o è totale, o è totalmente finto. Ma per cambiare davvero, occorre guardare lontano, così come per uscire da una gabbia dorata occorre prima rompere i cardini arruginiti su cui una porticina sprangata da troppo tempo non è più in grado di ruotare.

 E allora, di quale futuro parlate, quando parlate di futuro?

fonte Byoblu

venerdì 29 marzo 2013

DAL DIARIO DI BERSANI


di Francesco Borgonovo
Dal diario di Pier Luigi Bersani
Lunedì 25 marzo
Va tutto bene, la situazione è eccellente. Non dicano che non ho mica i numeri, ché li ho dati fino a ieri. Stamattina ho incontrato la Camusso. Sempre un bel donnino, la Susanna. Se fossi ancora il vitellone di una volta, glielo farei vedere io, il mio piano in otto punti. Poi andiam d’accordo su tutto. Infatti non avevamo niente da dirci. Ci siam guardati una puntata di Grey’s Anatomy, che a me piace tanto. Anche se lei voleva vedere Tutto sul mio camion, mi pare che sia un film di Almodòvar. Nel pomeriggio ho visto quelli del Wwf. Mi han dato un premio per la difesa del giaguaro. Mi han detto: «Fortuna che ti sei candidato te se no era la volta che si estingueva».  Però dopo mi han fatto due maroni così sui panda. Oh, qua sono io che dovete tutelare. Al panda ci penserà Marchionne. Se va avanti così sono io che sparisco. Poi son venuti quelli del club alpino con le picozze. Me ne son fatto lasciare due, che per salir sul Colle mi vengon buone. E se non mi dà l’incarico una la tiro in testa a Napolitano. Stavo per andare a cena che si è presentato don Ciotti. Ci siam fatti due birrette al bar sotto casa. Il barista faceva lo spiritoso: «Stasera compagnia, eh?». Ciotti mi ha chiesto se volevo trasferirmi da lui in comunità. Gli ho detto che ci pensavo. Alla sera mi ha chiamato Beppe Grillo. Gli ho detto: «Dimmi che cosa vuoi, Beppe». Lui mi ha risposto: «Vaffanculo». Cosa avrà voluto dire?  

Martedì 26 marzo
Va tutto bene, son tranquillo, ce la faccio. Ho i numeri. Vacca se ho i numeri. Se voglio chiamo il 118 e in un attimo son qua. Oggi non avevo niente da fare, volevo farmi un giro a Bettola, sai mai che mi scappava di far benzina a due macchine e beccavo una  tedesca. Ero già pronto a uscire che suonano alla porta. Era Bagnasco. È venuto su, gli ho offerto due ravioli. Mi ha detto di no che poi gli fanno acidità. Poi gli ho detto che volevo il governo dei miracoli. Lui mi fa: «Allora a te ti ci vuol Padre Pio». Al pomeriggio son venuti quelli dei partiti. Figurati a me cosa me ne frega di vedere i partiti. Come se dovessi fare un governo. Lo faccio con Grillo, io, il governo. È venuto su Alfano, gli ho chiesto che lozione usa lui per la calvizie. Si è offeso, mi fa: «Guarda come sei messo tu, piuttosto». Alfano, io non son mica pelato: me li taglio così apposta, fa più responsabile. Poi c’era Maroni. Mi ha parlato mezz’ora, ma non l’ho mica ascoltato. Figurati cosa me ne frega a me di cosa dice Maroni. Quelli di Scelta civica non li ho neanche fatti entrare, son peggio dei testimoni di Geova. Mi suonano tutte le mattine, vogliono una poltrona per Monti. Gli ho detto che a  Natale gli faccio mandare due poltrone Frau smesse da mia zia e non rompano più le balle. Alla sera ho chiamato Beppe Grillo. Gli ho detto: «Beppe, dimmi che cosa vuoi». E lui mi fa: «Vaffanculo». Credo che ci siano ottimi margini di trattativa. 

Mercoledì 27 marzo
Oh, se tiro avanti ancora un giorno salgo al Colle di venerdì. Come Gesù sul Calvario. Ho chiesto alla Bindi,  ha già pronta una croce. Anche Renzi ha detto che mi dà volentieri  due frustate, se ho piacere. Quando l’ho detto a Napolitano si è offeso. Ha detto che se dava l’incarico a una scimmia era meglio. Gli ho detto che gli presentavo quelli del Wwf, magari gliene avanza una. Mi sa che mi tocca andar su al Colle giovedì. Mi dispiace, perché giovedì mia moglie fa la trippa. Ma Giorgio insiste. Cosa vuoi, gli anziani... Comunque i numeri ce li ho, eh.  Oggi son venuti quei due ragazzi del 5 stelle. Gli ho detto: «Ditemi cosa volete». Mi ha risposto Crimi: «Niente accordo». Però parlava piano, mica l’ho sentito. Allora la Lombardi mi fa: «Vaffanculo». Cosa avrà voluto dire? Ci sento male, ultimamente. Allora ho fatto la conferenza stampa e ho detto: «Beppe Grillo dica che cosa vuole». E Beppe mi ha detto: «Sei un puttaniere. Vaffanculo». Non ho ben capito cosa vuol dire, è sempre un po’ enigmatico, lui. Comunque va tutto bene. Son tranquillo, i numeri ce li ho. Adesso vado che chiamo Beppe, gli chiedo  se vuol qualcosa.

fonte libero

DAL DIARIO DI BERSANI, RIASSUNTO

Lunedì 25 marzo
Alla sera mi ha chiamato Beppe Grillo. Gli ho detto: «Dimmi che cosa vuoi, Beppe». Lui mi ha risposto: «Vaffanculo». Cosa avrà voluto dire?

Martedì 26 marzo
Alla sera ho chiamato Beppe Grillo. Gli ho detto: «Beppe, dimmi che cosa vuoi». E lui mi fa: «Vaffanculo». Credo che ci siano ottimi margini di trattativa.

Mercoledì 27 marzo
Oggi son venuti quei due ragazzi del 5 stelle. Gli ho detto: «Ditemi cosa volete». Mi ha risposto Crimi: «Niente accordo». Però parlava piano, mica l’ho sentito. Allora la Lombardi mi fa: «Vaffanculo». Cosa avrà voluto dire? Ci sento male, ultimamente. Allora ho fatto la conferenza stampa e ho detto: «Beppe Grillo dica che cosa vuole». E Beppe mi ha detto: «Sei un puttaniere. Vaffanculo». Non ho ben capito cosa vuol dire, è sempre un po’ enigmatico, lui. Comunque va tutto bene. Son tranquillo, i numeri ce li ho. Adesso vado che chiamo Beppe, gli chiedo se vuol qualcosa.


giovedì 28 marzo 2013

COME USCIRNE (SENZA DANNI) PER NON FARSI RAPINARE DALL’EUROPA

DI CLAUDIO PERLINI
ilsussidiario.net

Intervista al Professor Alberto Bagnai

Quanto avvenuto a Cipro dovrebbe insegnarci molto. Innanzitutto che esistono diversi modi di vivere in Europa e nell’Unione, ma anche che il dibattito su tale permanenza non può essere condotto in modo astratto. La sovranità nazionale passa troppo spesso in secondo piano, tutto in nome dell’Europa, delle regole impostaci e di misure che, pur sembrando spesso impopolari, mantengono il Paese ancorato a una politica comunitaria che ci fa sentire protetti. Il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman, nel suo ultimo editoriale pubblicato sul New York Times, ha affermato chiaramente che Cipro dovrebbe uscire dall’euro il prima possibile, prima di andare incontro a una “depressione incredibilmente severa che andrà avanti per anni”. Secondo Alberto Bagnai, professore associato di Politica economica presso l’Università G. D'Annunzio di Pescara, contattato da ilsussidiario.net, la dichiarazione di Krugman è «alquanto discutibile». Non perché Cipro non debba uscire dall’euro, ma perché avrebbe dovuto farlo molto prima. 

Professore, come mai l’uscita dall’eurozona sarebbe dovuta avvenire tempo fa?

Perché Cipro, proprio per restare nell'euro, ha subìto tutte quelle sciagure che si dice subirebbe un Paese che dovesse abbandonare la moneta unica, vale a dire controlli dei movimenti di capitali, panico bancario e una ingente distruzione di ricchezza e di reddito. Ecco perché credo che l’affermazione di Krugman sia errata: Cipro sarebbe dovuta uscire dall’euro prima che tutto questo accadesse.

Come può dirlo con certezza?

La mia affermazione è supportata da un’ingente letteratura scientifica. Sulla base di studi condotti dal Fondo monetario internazionale, infatti, sappiamo bene che i costi di un default per un Paese che si trova nelle condizioni di Cipro sono assolutamente sopportabili, a patto che questo possa svalutare la sua moneta. Il problema di Cipro, invece, è che non può farlo. Per questo dovrà necessariamente farlo a valle, ma solo dopo aver sbriciolato la propria economia. Vorrei poi aggiungere una notazione tecnica.

Quale?

Il fatto che a Cipro siano stati imposti controlli di capitali rappresenta una enorme violazione di quelle regole che l’Eurozona, nata per facilitare la circolazione di capitali, in qualche modo si era data. Questo ha essenzialmente due implicazioni: da una parte mette in evidenza che Cipro è di fatto già fuori dall’euro, semplicemente perché al momento la sua moneta, pur essendo ancora quella unica, si può spendere solo sull’isola.

La seconda? 

La seconda implicazione è più teorica, ma altrettanto importante: è stata proprio la libertà di movimenti di capitali indiscriminata a creare di fatto il problema. Affinché un Paese come Cipro possa avere delle banche che sono otto volte il suo Pil, infatti, ci deve necessariamente essere stata una libertà indiscriminata di afflusso di capitali. Ancora una volta, quindi, questo tipo di movimenti si rivela estremamente distruttivo, ed è proprio per questo che l’euro deve essere tolto di mezzo. 

Tralasciando per il momento il caso Cipro, ci sono altre ragioni che portano a pensare che l’euro non sia più una moneta sostenibile? 

Arrivati a questo punto non credo si possa più ragionare in termini di paesi che devono lasciare la moneta unica, ma semplicemente far capire che l’euro è una moneta ormai insostenibile per la zona che l’ha applicata. I motivi sono tanti, ma ormai è chiaro che il prossimo problema è puramente politico e riguarda la gestione di come superare questo errore.

Superare l’errore significa tornare indietro?

Non necessariamente, ma senza dubbio superare gli errori è sempre una cosa positiva. Qualcuno immagina addirittura un recesso della Germania che, a detta di tutti i massimi economisti mondiali, finora ha tratto solamente benefici da questa vicenda. Adesso, però, potrebbe cominciare a vedere con sospetto il fatto che i suoi mercati di sbocco nel sud d’Europa stiano tutti crollando, rischiando quindi di trascinarla a fondo con loro. Gli scenari sono molteplici, ma è una situazione che deve essere risolta al più presto. 

Lei ha detto che le ragioni di tale insostenibilità dell’euro sono molteplici. Quali sono le maggiori?

I motivi sono essenzialmente due e sono complementari. Quando si blocca il cambio accadono essenzialmente due cose: nei paesi periferici della eurozona, quelli solitamente più arretrati in termini economici, normalmente la competitività peggiora. Il fatto di avere il cambio fisso, inoltre, significa che il cambio non può essere aggiustato alle variazioni dei prezzi, quindi è ovvio che piano piano la competitività di prezzo di tali Paesi cali notevolmente. Detto in parole semplici, agli abitanti di questi Paesi è stata data una moneta che è troppo forte rispetto alla loro economia, e questo li incita a vivere al di sopra dei loro mezzi comprando molti beni all’estero. Ai paesi del centro Europa questo ovviamente fa comodo, perché con tali spese dei Paesi di periferia sostengono la propria industria.

Il secondo motivo complementare?

Quando il cambio è bloccato, i prestiti da un Paese a un altro non scontano il rischio di cambio e quindi può accadere una cosa sola: il nord Europa presta ai paesi del sud, con estrema larghezza, somme che vengono utilizzate per acquistare i beni del nord. I Paesi del nord traggono dunque due vantaggi: uno in termini di profitti industriali e uno in termini di profitti finanziari. Questo gioco si è purtroppo inceppato per due motivi.

Quali? 

E’ molto difficile dirlo. Personalmente ho analizzato ogni scenario riferibile a un’uscita unilaterale dell’Italia dall’euro, ma non so nemmeno se siano quelli più probabili o più auspicabili. Quello che però i cittadini devono sapere è che esistono numerosi precedenti storici e che gli squilibri che si sono accumulati per colpa della moneta unica, anche se in questo momento sono molto dolorosi da sostenere, per l’Italia non sarebbero così drammatici.

Come mai?

Perché i fondamentali dell’economia italiana sono sostanzialmente buoni, il debito pubblico italiano non è a rischio e il popolo italiano è ancora risparmiatore, quindi ha tutto il vantaggio di tirarsi fuori da questa trappola prima che la propria ricchezza, gli immobili e i risparmi in banca vengano aggrediti dall’Europa per ricapitalizzare quelle banche del nord che hanno sbagliato. 

Cosa risponde a tutti coloro che si dicono convinti che un’eventuale uscita dall’euro rappresenterebbe un vero e proprio disastro per l’Italia?

Rispondo che sono poco documentati. Disponiamo di tantissimi studi che testimoniano il fatto che non avremmo svalutazioni catastrofiche, ma dell’ordine di quelle già sperimentate con la lira nel 1992 o con l’euro tra il 1999 e il 2001. Rispondo inoltre che non avremmo necessariamente un default del debito pubblico, come per altro non c’è stato nel ’92, ma che anzi, riacquistando la nostra sovranità monetaria saremmo in grado di finanziare il debito pubblico a tassi più bassi. Rispondo poi che abbiamo una quantità di esempi sterminati nei quali si è potuto dimostrare che, adottando un tasso di cambio più allineato con i fondamentali, invece di trovarci di fronte a imprese che chiudono in continuazione avremmo un’economia che finalmente gira. Probabilmente avremmo anche un moderato aumento dei prezzi, ma è una conseguenza con cui si può assolutamente convivere.

Come mai allora in molti sostengono esattamente il contrario? 

L'informazione che proviene è “terroristica” perché, come è ovvio, si tratta di un bene costoso, quindi viene manipolata da chi ha i soldi, come i grandi gruppi finanziari. Questo accade però anche perché tanti operatori del mondo dell’informazione, magari anche in buona fede, si adeguano o semplicemente rilanciano le informazioni che trovano in organi che credono essere autorevoli. Organi, però, che molto spesso sono “catturati” dagli interessi economici che in questo momento stanno traendo ancora vantaggi, vale a dire le banche che prima sbagliano e che poi, quando le cose vanno male, si rifanno a spese dei depositanti. 

Crede si debba tornare alla lira o ci sono altre soluzioni? 

Si esce dall’euro fondamentalmente per sganciarsi dall’eurozona e per avere una valuta che possa essere liberamente quotata sul mercato secondo il grado di forza dell’economia. Come questa valuta debba o possa chiamarsi non è così rilevante, però sono convinto che tornare indietro, per l'Italia, significherebbe solamente adottare il suo standard monetario, lasciando però poi che sia il mercato a determinarne il valore. 

Perché questo aspetto è così importante?

Perché il tasso di cambio è semplicemente un prezzo, determinato sul mercato delle valute, e francamente continuo a non capire come mai persone che si professano liberiste hanno così tanta paura che sia il mercato a determinare questo prezzo. Dietro tale atteggiamento, quindi, potrebbero esserci essenzialmente due spiegazioni: o una profonda incoerenza logica, al limite della dissonanza cognitiva, o una malafede che rivela dei conflitti d’interesse, in particolare con quei poteri finanziari che da questa situazione hanno tratto solamente v
antaggi.

Claudio Perlini
Fonte: www.ilsussidiario.net
Link: http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2013/3/28/ADDIO-EURO-Bagnai-come-uscirne-senza-danni-per-non-farsi-rapinare-dall-Europa/4/377651/
28.03.2013

visto su http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11662

mercoledì 27 marzo 2013

INCONTRO TRA PD E M5S



Hanno governato a turno per vent'anni, hanno curato i loro interessi, smembrato il tessuto industriale, tagliato lo Stato sociale, distrutto l'innovazione e la ricerca. Pdl e pdmenoelle sono vent'anni che ci prendono per il culo e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo spontaneo dai coglioni dopo Penati, Tedesco, Dell'Utri, Cuffaro, Monte Paschi di Siena, dopo il Lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e cento leggi abominio. Vent'anni senza riuscire a produrre una legge contro la corruzione e contro il conflitto di interessi, vent'anni per trasformare la legge elettorale in una caricatura anticostituzionale, senza mai trovare il tempo (ah, il tempo...) per cambiarla.

Beppe Grillo

Non è assolutamente possibile governare con questa gente, il m5s è entrato in parlamento per mandarli tutti a casa nessuno escluso.
la vecchia politica ,parla di cambiamento, ma non hanno mai fatto niente di buono tranne curare i loro interessi. NO deciso a Bersani, No a compromessi.

Antar Raja

Non ci bastano le sue dimissioni, ministro degli Esteri

Non ci bastano le sue dimissioni, ministro degli Esteri. Noi vogliamo capire e capire bene. Vogliamo sapere dettagliatamente le disposizioni d'ingaggio consegnate ai militari a bordo. Vogliamo sapere, signori ministri, quale sia stata l'autorità che, consultandosi con gli armatori dell'Alexia, ha consentito l'inversione di rotta della nave, come intimato dalle autorità indiane. Inversione effettuata dopo due ore dall'incidente! Vogliamo sapere il nome, il cognome e il grado dell'autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra e consegnarsi di fatto alle autorità indiane dello stato del Kerala, violando le norme a tutela dei diritti umani secondo cui nessun individuo dev'essere consegnato a un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte. E ancora, signori ministri, vogliamo sapere se ci sono state dazioni di denaro a favore delle autorità indiane o dei loro singoli rappresentanti, l'esatto ammontare di tali eventuali dazioni, le precise motivazioni e se per puro caso ci sono stati riferimenti diretti o indiretti con l'operazione Finmeccanica. Il sospetto è condiviso: il fatto che il ministro della difesa di New Delhi abbia sbloccato l'accordo commerciale da 300 milioni di euro con la WASS di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia c'entra qualcosa con la consegna dei nostri soldati? Gli affari sono più importanti delle vite umane signori ministri? Pretendiamo che il documento scritto dal Ministero degli Esteri indiano che attesta che non ci sarà la pena di morte per i nostri militari, visionato dal sottosegretario de Mistura, sia reso pubblico immediatamente chiarendo ogni dubbio sulla sua reale esistenza.
Chi è responsabile deve andare a casa. Noi siamo nuovi signori ministri, siamo nuovi e siamo giovani. Ci siamo chiesti, in questi primi giorni di lavoro, se saremo all'altezza del compito che il popolo italiano ci ha affidato. Beh, se voi siete i tecnici, i cosiddetti esperti, non abbiamo dubbi che i cittadini nelle istituzioni sapranno fare molto meglio!" 

Alessandro Di Battista, cittadino portavoce M5S alla Camera


TUTTI UGUALI ...SONO SOLO DELLE MACCHINE

« Tutte le persone che voi vedete, che conoscete, che vi può capitare di conoscere, sono macchine, vere e proprie macchine che lavorano soltanto sotto la pressione di influenze esterne, come voi stesso avete detto. Macchine sono nate e macchine moriranno. Che c'entrano i selvaggi e gli intellettuali? Anche ora, in questo preciso istante, mentre parliamo, parecchi milioni di macchine cercano di annientarsi a vicenda. In che cosa differiscono, quindi? Dove sono i selvaggi e dove gli intellettuali? Sono tutti uguali... »

georges-ivanovic-gurdjieff

martedì 26 marzo 2013

Cipro: continua caos, prelievo arriva a 40%

NICOSIA  - Tutte le banche cipriote restano chiuse anche oggi, per il decimo giorno consecutivo, dopo la decisione del ministero delle Finanze, intervenuta nella tarda serata di ieri dietro suggerimento della Banca Centrale, per evitare assalti agli sportelli da parte dei clienti che vogliano chiudere i conti. E il contante continua a scarseggiare perché l'importo che si può prelevare dai bancomat è sceso tra i 100 e i 120 euro al massimo a seconda della banca. In un primo tempo si era deciso di far riaprire oggi gli sportelli alle banche non interessate alla pesante ristrutturazione prevista dal piano di salvataggio concordato da Nicosia con l'Eurogruppo e di lasciare chiuse sino a tutto domani la Cyprus Bank e la Laiki Bank. Alla fine, come osservano analisti locali, deve aver prevalso l'opinione espressa ieri dall'ex presidente della Repubblica George Vassiliou, uno stimato economista, il quale aveva ammonito che le banche avrebbero dovuto riaprire tutte insieme in quanto un'apertura differita avrebbe creato soltanto maggiore inquietudine tra i clienti e sui mercati.

Le perdite per i correntisti con depositi di oltre 100 mila euro potrebbero arrivare a toccare il "40%". Lo ha detto il ministro delle Finanze cipriota, Michael Sarris, in un'intervista alla Bbc precisando che i controlli sui conti e i movimenti di capitale "si protrarranno per alcune settimane".

fonte ansa

NELL'ORIGINE DEL NOME; ITALIA PAESE DI VITELLI


Germania è il termine con cui circa tremila anni fa si era soliti definire i territori abitati da tribù celtiche  prima dell'arrivo dei Germani, i quali  erano una popolazione scaturita dalla fusione tra gruppi etnici di origine indoeuropea e gruppi etnici autoctoni di origine paleolitica che, dopo essersi sedimentati in un unico popolo, si spostarono dalla Scandinavia Meridionale. Nel medioevo, nella odierna Germania, che non esisteva ancora come stato, si parlava il latino (chi sapeva leggere e scrivere) e una lingua popolare chiamata “theodisce”. Questa parola si ritiene provenga da alcuni dialetti locali che significava semplicemente "del popolo". Quindi, in origine "lingua tedesca" significava semplicemente "lingua del popolo" a differenza dal latino che era la lingua delle persone istruite influenzate dalla cultura ecclesiastica ed ingerenza romana. Da theodiscus si sviluppa la parola deutsch, che in Italia diventa la parola tedesco. Quindi la Germania altro non è che una nazione con un popolo coeso che parlava un dialetto per distinguersi e differenziarsi dalla lingua parlata dai Romani. Francia è il termine che si è voluto dare in passato per individuare la terra abitata dai Franchi.

Questi ultimi rappresentavano l'insieme delle popolazioni che non erano state sottomesse ai Romani, al pari invece dei Galli, pertanto ci si riferiva al termine “franco” con l'intento di indicare un uomo libero. Quindi in quel tempo con il termine Francia si soleva indicare unpaese di uomini liberi dall'influenza, ingerenza ed arroganza romana, almeno sul piano etimologico del nome. Inghilterra indica letteralmente la Terra degli Angli, i quali furono una tribù di Germani che non subì la dominazione romana e né tantomeno ne rimase influenzata la quale si stanziò in quella che oggi si chiama lo Schleswig (la base della penisola dello Jutland), originariamente un territorio occupato dai Sassoni, altro clan germanico considerato  piuttosto bellicoso. Verso i primi secoli dopo Cristo, Angli e Sassoni migrarono in Britannia, come i Romani chiamava allora l'odierna Inghilterra. Il termine “anglo” deriva dalla parola “angeln” che originariamente significava “uncino” o “pescatore” ad indicazione di come la pesca in quell'epoca fosse la principale e più diffusa fonte di sostentamento per quel popolo.

Quindi l'Inghilterra nacque come paese di pescatori che decisero di sfuggire al dominio romano. Spagna, o meglio Espana, deriva dal latino “hispania” termine utilizzato dai romani per indicare la penisola iberica. La tesi più accreditata vuole che questo termine derivi da una parola di origine fenicia “i-span-ya” che significava terra dei lavoratori di metalli, in considerazione della intensa attività metallurgica che ha contraddistinto le coste della odierna Andalucia, originariamente colonia fenicia proprio per la ricchezza del sottosuolo. La Spagna pertanto viene idealizzata sul piano etimologico come il paese il cui popolo aveva una particolare capacità a lavorare e forgiare il metallo. Svizzera proviene dal nome del cantone, Svitto (Schwyz in germanese), che diede origine alla prima confederazione di cantoni. Sembra che questo termine sia legato ad un termine dell'antico tedesco “sueden” che significava “bruciare” con riferimento alle foreste bruciate nei cantoni per creare nuovi spazi per gli insediamenti umani. In vero, il nome antico della Svizzera era Helvetia, in onore al popolo degli Elvezi, una popolazione di origine celtica stanziatisi nell'Altopiano Svizzero, storicamente descritti come un popolo ricco di oro e molto pacifico.

Grecia è il termine italianizzato del termine greco “Hellas” con cui si è indicato nei primi secoli dopo Cristo quello che oggi identifica la penisola ellenica e sul piano etimologico dovrebbe significare “terra priva di vegetazione” in virtù di un paesaggio molto brullo ed arido. Malta è un termine italianizzato da Melita, il vocabolo che utilizzavano i Greci per definire l'odierno arcipelago delle isole maltesi: la provenienza sul piano etimologico sembra sia di origine fenicia da una parola “malet” che indicava in quel tempo un “porto sicuro” in considerazione delle caratteristiche morfologiche del porto della odierna capitale La Valletta. Italia è la denominazione che ha avuto sino a 150 anni fa la penisola sul Mediterraneo a forma di stivale, pochi immagino conoscano l’origine etimologica di questo termine: stando alle tesi più accreditate il nome che porta la nostra nazione deriva dal vocabolo “vitalia” inteso come maschile, nominativo plurale della voce latina “vitalium” ovvero vitello, termine con cui i Greci allora solevano designare la penisola italiana in quanto paese dei vitelli visto che nelle regioni meridionali questi animali erano allevati in grande quantità. 

fonte Germania è il termine con cui circa tremila anni fa si era soliti definire i territori abitati da tribù celtiche  prima dell'arrivo dei Germani, i quali  erano una popolazione scaturita dalla fusione tra gruppi etnici di origine indoeuropea e gruppi etnici autoctoni di origine paleolitica che, dopo essersi sedimentati in un unico popolo, si spostarono dalla Scandinavia Meridionale. Nel medioevo, nella odierna Germania, che non esisteva ancora come stato, si parlava il latino (chi sapeva leggere e scrivere) e una lingua popolare chiamata “theodisce”. Questa parola si ritiene provenga da alcuni dialetti locali che significava semplicemente "del popolo". Quindi, in origine "lingua tedesca" significava semplicemente "lingua del popolo" a differenza dal latino che era la lingua delle persone istruite influenzate dalla cultura ecclesiastica ed ingerenza romana. Da theodiscus si sviluppa la parola deutsch, che in Italia diventa la parola tedesco. Quindi la Germania altro non è che una nazione con un popolo coeso che parlava un dialetto per distinguersi e differenziarsi dalla lingua parlata dai Romani. Francia è il termine che si è voluto dare in passato per individuare la terra abitata dai Franchi.


Questi ultimi rappresentavano l'insieme delle popolazioni che non erano state sottomesse ai Romani, al pari invece dei Galli, pertanto ci si riferiva al termine “franco” con l'intento di indicare un uomo libero. Quindi in quel tempo con il termine Francia si soleva indicare unpaese di uomini liberi dall'influenza, ingerenza ed arroganza romana, almeno sul piano etimologico del nome. Inghilterra indica letteralmente la Terra degli Angli, i quali furono una tribù di Germani che non subì la dominazione romana e né tantomeno ne rimase influenzata la quale si stanziò in quella che oggi si chiama lo Schleswig (la base della penisola dello Jutland), originariamente un territorio occupato dai Sassoni, altro clan germanico considerato  piuttosto bellicoso. Verso i primi secoli dopo Cristo, Angli e Sassoni migrarono in Britannia, come i Romani chiamava allora l'odierna Inghilterra. Il termine “anglo” deriva dalla parola “angeln” che originariamente significava “uncino” o “pescatore” ad indicazione di come la pesca in quell'epoca fosse la principale e più diffusa fonte di sostentamento per quel popolo.

Quindi l'Inghilterra nacque come paese di pescatori che decisero di sfuggire al dominio romano. Spagna, o meglio Espana, deriva dal latino “hispania” termine utilizzato dai romani per indicare la penisola iberica. La tesi più accreditata vuole che questo termine derivi da una parola di origine fenicia “i-span-ya” che significava terra dei lavoratori di metalli, in considerazione della intensa attività metallurgica che ha contraddistinto le coste della odierna Andalucia, originariamente colonia fenicia proprio per la ricchezza del sottosuolo. La Spagna pertanto viene idealizzata sul piano etimologico come il paese il cui popolo aveva una particolare capacità a lavorare e forgiare il metallo. Svizzera proviene dal nome del cantone, Svitto (Schwyz in germanese), che diede origine alla prima confederazione di cantoni. Sembra che questo termine sia legato ad un termine dell'antico tedesco “sueden” che significava “bruciare” con riferimento alle foreste bruciate nei cantoni per creare nuovi spazi per gli insediamenti umani. In vero, il nome antico della Svizzera era Helvetia, in onore al popolo degli Elvezi, una popolazione di origine celtica stanziatisi nell'Altopiano Svizzero, storicamente descritti come un popolo ricco di oro e molto pacifico.

Grecia è il termine italianizzato del termine greco “Hellas” con cui si è indicato nei primi secoli dopo Cristo quello che oggi identifica la penisola ellenica e sul piano etimologico dovrebbe significare “terra priva di vegetazione” in virtù di un paesaggio molto brullo ed arido. Malta è un termine italianizzato da Melita, il vocabolo che utilizzavano i Greci per definire l'odierno arcipelago delle isole maltesi: la provenienza sul piano etimologico sembra sia di origine fenicia da una parola “malet” che indicava in quel tempo un “porto sicuro” in considerazione delle caratteristiche morfologiche del porto della odierna capitale La Valletta. Italia è la denominazione che ha avuto sino a 150 anni fa la penisola sul Mediterraneo a forma di stivale, pochi immagino conoscano l’origine etimologica di questo termine: stando alle tesi più accreditate il nome che porta la nostra nazione deriva dal vocabolo “vitalia” inteso come maschile, nominativo plurale della voce latina “vitalium” ovvero vitello, termine con cui i Greci allora solevano designare la penisola italiana in quanto paese dei vitelli visto che nelle regioni meridionali questi animali erano allevati in grande quantità. 
http://www.eugeniobenetazzo.com/italia-paese-di-vitelli.htm




domenica 24 marzo 2013

I TEDESCHI SONO NAZISTI NEL DNA



Questo lo scrivo a te, morto.

Hey, morto, leggi, ce n’è anche per te.
I tedeschi sono nazisti nel DNA. Hanno tentato per tre volte di distruggere l’Europa e questa volta ci sono riusciti.
L’unico motivo per cui i tedeschi non sputano ancora sui cadaveri e le ceneri degli ebrei è perché le amministrazioni americane di Johnson e Nixon li costrinsero a pentirsi per motivi strategici (Israele). Ma i tedeschi sono nazisti nel cuore.
La Germania e i tedeschi sono nazisti nel DNA, oggi stanno condannando al martirio milioni di europei, e come se non bastasse li sfregiano pure chiamandoli ‘PIIGS’, maiali. Sono SS nel sangue, sono un popolo che deve essere fermato da una coalizione internazionale e messo sotto tutela ONU per sempre. Non smetteranno mai di provarci. Sono nazisti nati.
Ora a te, morto PIIGS. A te, che mi leggi qui, in rete, sì A TE.
Il capitano partigiano ‘Lupo’, ricordato oggi da una lapide annerita e ormai sepolta dalle edere, fu portato dai nazisti e dai fascisti a 18 anni, A 18 ANNI, a Villa Triste, vicino a Bologna. Gli spaccarono le ginocchia, poi i polsi, poi lo affogarono in una vasca piena di piscio, poi lo impiccarono col fil di ferro. Non fece i nomi dei suoi compagni.
Tu, internettiano/a morto dalla nascita, devi la tua vita a lui. MI HAI CAPITO?
E tu, ometto e donnicciola di internet, oggi difendi il tuo destino dai nuovi nazisti della Merkel con il mouse. Il capitano ‘Lupo’ non aveva il mouse. Se oggi i nazisti invadessero l’Italia vincerebbero la guerra contro di voi disattivandovi gli account di Twitter, e vi finirebbero col borotalco.
Vi disprezzo, sì, proprio tu, che mi scrivi “Barnard, lei accende i cuori e gli intelletti”. Tu sei morto. Io spero, assieme alle poche persone che amo veramente, di morire presto, perché l’idea di avere 80 anni e di dover dipendere per la mia dignità da voi giovani amebe mi terrorizza. Da voi morti viventi degni solo di essere pisciati in testa dai nazisti.
Ho conosciuto gli eroi, sono tutti morti. Dio faccia sì che io li raggiunga presto.

IMPIANTI DI MICROCHIP


di Gianni Lannes

Per la cronaca l’Ibm (potente azienda nordamericana), già in lucrosi affari col nazismo, è dagli anni Ottanta che testa il microchip da impiantare agli esseri umani per controllarli automaticamente e definitivamente. Il brevetto è stato depositato negli USA nel remoto 1995. 

Mentre va in onda quotidianamente la disinformazione pilotata e l’intrattenimento che istupidisce, vale a dire il rimbambimento collettivo, gli esperimenti procedono alacremente: squadre specializzate di guastatori neuronali e scoordinatori mentali sono all’opera in Europa e specialmente inItalia! Gli esperimenti, ovviamente sono coperti dal segreto di Stati e multinazionali del crimine. Gente, sveglia dal letargo, prima che sia troppo tardi.

Argomenta a ragione veduta Antonio Bassi: «Anche in Europa si danno da fare per il NWO. Ma falliranno, ne sono convinto. Però ci faranno sputare sangue. Ci proporranno il chip sottocutaneo (RFID) giustificandolo come una precauzione per la nostra salute e poi ne obbligheranno l'utilizzo in qualsiasi cosa, specialmente una volta istituita la moneta elettronica e abolita quella cartacea. Se arrivano a fare questa cosa, il NWO sarà definitivamente stabilito. Lo ha detto chiaramente Rockefeller».

A cosa credete che servano le scie chimiche? Mai sentito parlare di plasma ionosferico. In parole semplici: stanno realizzando gradualmente ed in maniera insospettabile, grazie alle connivenze istituzionali di Stati e Governi che già dirigono, le condizioni per il controllo totale dell'umanità. E quando usciranno allo scoperto giustificheranno queste azioni disumane: per il nostro bene e la salute pubblica. Negli States del fantoccio Obama sono già a buon punto normativo.

Ecco la notizia che ha lanciato il Tgcom24 il 21 marzo 2013:

> Tgcom24 > Salute > Le analisi ora si fanno con un chip sotto pelle
21.3.2013

Le analisi ora si fanno con un chip sotto pelle
Sviluppato da due ricercatori italiani, i risultati vengono inviati allo smartphone del medico


L'ecografia si fa col tablet
Come stai? Te lo dice il gadget







15:34 - Un laboratorio in miniatura, grande pochi millimetri cubi, potrà essere impiantato sotto pelle per fare le analisi del sangue e trasmettere gli esiti direttamente allo smartphone del medico. Lo hanno sviluppato due italiani, Giovanni de Micheli e Sandro Carrara, che lavorano al Politecnico Federale di Losanna in Svizzera. Il prototipo è stato presentato alla più grande conferenza europea sull'elettronica, DATE 13, in corso in Francia.
Uno strumento rivoluzionario - Il gadget promette di rivoluzionare il monitoraggio e il trattamento dei pazienti affetti da malattie croniche come quelli sottoposti a chemioterapia. In un volume di pochi millimetri cubi, questo gioiellino hi-tech concentra ben cinque sensori, un trasmettitore radio e un sistema di alimentazione, collegato a una micro-batteria esterna al corpo e applicata sulla pelle.


Come funziona - Ciascun sensore (direttamente a contatto con i fluidi organici del corpo) ha la superficie rivestita da un enzima, cioè una molecola che, come un'esca, cattura la sostanza specifica che si vuole monitorare nel circolo sanguigno (come il glucosio). Una volta eseguiti i test del sangue, i risultati vengono trasmessi attraverso onde radio del tutto innocue alla porzione esterna dell'impianto (quella contenente la batteria e applicata sulla pelle).


Da qui, grazie a una connessione Bluetooth, gli esiti arrivano direttamente a un cellulare che poi li ritrasmette allo smartphone o al tablet del medico.


L'impianto potrebbe rivelarsi molto utile per seguire i pazienti sottoposti a chemioterapia, che devono fare esami del sangue periodici per verificare se la cura viene ben tollerata dall'organismo.


Nei malati cronici, invece, il micro-laboratorio sotto pelle potrà addirittura allertare il medico prima ancora che si manifestino i sintomi: per esempio sarà possibile prevedere un infarto con alcune ore di anticipo valutando la presenza di molecole, come la troponina, rilasciate nel sangue dal cuore sofferente.




fonte:


http://www.tgcom24.mediaset.it/salute/articoli/1087064/le-analisi-ora-si-fanno-con-un-chip-sotto-pelle.shtml

Pubblicato da Gianni Lannes 

visto su fintatolleranza

giovedì 21 marzo 2013

L'IGNORANTE ILLUMINATO, L'EUROPA E M5S


gad lerner
Caro Gad, rispondo al suo post nelle vesti di libero cittadino, prima che da commissario alla comunicazione dei deputati 5 Stelle. Parto da alcune rapide delucidazioni, visto che da ciò che scrive sul mio conto, dimostra effettivamente (come dice lei di sé stesso), “modesta ignoranza”, e dunque confusione. Ebbene, alla Camera il mio incarico sarà quello di responsabile della comunicazione del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle. Tradotto in parole povere, significa che dovrò ottimizzare la comunicazione istituzionale del portavoce del Movimento, che in questi primi tre mesi sarà Roberta Lombardi. Per comunicazione istituzionale intendo consulenza e realizzazione di articoli, video, post e comunicati da diffondere quasi unicamente su internet, relativi alle attività e alle iniziative parlamentari del gruppo politico. Non compete a me entrare nel merito delle scelte e delle strategie politiche dei deputati del Movimento, tantomeno mi compete suggerire linee, decisioni o prese di posizione. Io non sono un eletto. Sono un professionista della comunicazione nato sulle macchine da scrivere, passato attraverso le redazioni radiofoniche e televisive in cui si doveva saper fare tutto: scrivere testi, condurre, cimentarsi in regia, usare la telecamera, sistemare le luci, l’audio, montare i servizi con metodo lineare, non lineare e poi digitale… Tutti questi lavori messi insieme hanno creato la recente (non per me) figura del videomaker. Che nell’accezione più moderna del termine significa esercitare attività di video-giornalista INDIPENDENTE. Questo è il lavoro che svolgo da almeno 15 anni e che cercherò di onorare con impegno full-time a Roma, in regime di spending review, retribuito al pari di un deputato del M5S: 5.000 euro lordi.
Chiarito questo primo fondamentale aspetto, vengo alle sue considerazioni inesatte e fuorvianti che scrive sul mio conto. La prima, e la più grave, data la sua statura di editorialista da prima pagina ignorante e modesto, è quella di portavoce. Se l’ha scritta in buonafede, vuol dire che ha tralasciato la regola più importante del giornalista, che è quella di documentarsi. Diventerebbe meno ignorante. Se, invece, l’ha scritta in malafede, ho un motivo in più per sperare di vedere azzerati i contributi pubblici all’editoria di cui anche lei beneficia in qualità di articolista sul quotidiano “La Repubblica”.
Lei mi chiede “compiacenza di motivare la gravissima affermazione rilasciata a SkyTG24 sul fatto che l’ingresso dell’Italia nell’euro sia frutto di una mossa massonica“. Tutte le affermazioni fatte in quell’intervista non sono il pensiero o la linea politica del Movimento 5 stelle. Sono mie libere opinioni. Lo avevo precisato durante la telefonata. Se l’avesse ascoltata, probabilmente, avrebbe evitato di fare il cascamorto per compiacere il Partito democratico, di cui non mi meraviglierei se lei avesse la tessera in tasca. Poi, relativamente alla mossa massonica, mi sembra di aver reso abbastanza l’idea. In senso figurato, la massoneria è un’attività di persone influenti nel tessuto sociale che perseguono obiettivi non sanciti da volontà popolare. L’ingresso dell’Italia nell’euro non è stato frutto di una decisione referendaria, o di una consultazione popolare. E’ stata un’operazione elitaria di un gruppo ristretto di uomini di governo in combutta con un gruppo di banchieri. Se la parola massoneria la spaventa, usiamo “consorteria“, o “conventicola“. Ci hanno martellato per anni, a cominciare dal suo beniamino Romano Prodi, con mantra del tipo “meno male che l’Italia, nell’euro, è salva“. Quel che vediamo oggi, senza avere in dote “autorevolezza in materia economica e geopolitica“, da quando è scomparsa la lira è sotto gli occhi di tutti: debito pubblico alle stelle, costo della vita insostenibile, mancanza di liquidità, taglio dei servizi primari ai cittadini per onorare interessi su interessi, commissariamento degli Stati con sottrazione di sovranità nazionale, restrizione del credito, fuga di capitali nei paradisi fiscali eccetera eccetera. Cos’è questa secondo lei, caro Gad, se non un’azione criminale di stampo massonico mirata a portarci in rovina? Ci spieghi e ci motivi con compiacenza i benefici di questa operazione. Ci “illumini”, per favore, nella sua “modesta ignoranza“!
Finché non lo farà, io personalmente, rimarrò un estimatore della nostra vecchia liretta e, le dico in tutta franchezza, che se mai ci sarà un referendum sull’euro (benché i trattati attuali non lo consentano), voterò a favore di un ritorno alla sovranità monetaria nazionale. Questa è una mia posizione personale, ribadita in molti post. Nel Movimento non so cosa pensano di questa materia. In qualità di consulente della comunicazione, non mi toccherà convincere i deputati in tal senso. Non rientra nelle mie competenze.
L’essere stato trombato alle parlamentarie del mio collegio, come lei una volta tanto sottolinea giustamente, non ha nulla a che vedere con le mie posizioni sull’euro. Mi hanno trombato perché del Movimento non sono mai stato attivista (controlli anche questa definizione). Ma non è stato un problema. Come non lo fu per il giovane Einstein essere trombato all’esame di ammissione al politecnico di Zurigo. Dunque se “Grillo&Casaleggio hanno imposto un trombato a sovrintendere sui deputati scelti dagli iscritti e eletti dal popolo“, lo hanno fatto perché in materia di comunicazione spetta ai titolari del logo politico decidere a chi affidarla. Anche qui, caro Gad, sarebbe bastato leggersi Statuto e regolamenti dei candidati al Movimento per documentarsi e diminuire “modestia e ignoranza” che purtroppo palesa nel suo scritto a mio carico. Il “Porcellum al massimo livello” che lamenta essere applicato nei miei confronti, è la realtà ribaltata dei quotidiani finanziati con fondi pubblici all’editoria, di cui beneficia anche lei in barba alla volontà popolare (massoneria?) e in barba alle leggi del libero mercato. Su questo, sono sicuro, i deputati del Movimento non avranno bisogno di molti giri di parole spesi in comunicazione fritta. Tireranno diritti all’obiettivo di azzerarli. E qui, mi perdoni la partigianeria, tifo per loro. Cordialità.

fonte Link

mercoledì 20 marzo 2013

Mi hanno offerto un posto in M5S. NO! Sia messo agli atti.


Oggi il Winner Group mi ha offerto di essere proposto come staff degli eletti M5S.
Ho risposto NO.
Hanno “reso plausibile l’inimmaginabile” (E. Herman), e voi tutti ci siete cascati. Io non faccio nulla per la Casaleggio Associati, azienda di marketing e massmanipolazione delirante che controlla una setta di decorticati che distruggerà l’Italia se ne avranno il tempo. NON LO FACCIO, io. Voi avete perso il senso dell’inimmaginabile, siete finiti anche voi.
Io non salto sul carro dei vincitore come fanno tutti da sempre qui in Italia. Quando il vincitore era Travaglio, tutti TUTTI i vostri idoli della rete saltarono su quel carro. IO NO, anche se fui invitato. Oggi è Casaleggio, e io NO.
Io sono un Giornalista e lotto per le persone. Non distruggo l’Italia per una foto con Grillo.

Buona giornata. PB Paolo Barnard

C' E' IN ATTO UNA STRATEGIA PER DISTRUGGERE L'ITALIA


di Magdi Cristiano Allam
18/03/2013 07:55:34
C'è una strategia per distruggere l'Italia
(Il Giornale) -  Un Papa che promette la Chiesa dei poveri. Un Presidente della Camera che promuove l'apertura delle frontiere ai derelitti della Terra. Un Presidente del Senato emanazione di una Magistratura giustizialista e golpista. Manca all'appello un nuovo capo dello Stato espressione di questa Europa dei poteri finanziari forti, preferibilmente della Goldman Sachs, per completare lo scenario della più sconvolgente delle rivoluzioni che segneranno il destino dell'Italia.

Dire che si siano messi d'accordo sarebbe ridicolo oltreché blasfemo dal momento che tra loro c'è un Papa depositario di una investitura divina. Ma è altrettanto chiaro che agli alti livelli del potere, di qualsivoglia natura, nulla accade per caso. E' un dato di fatto che Francesco I, Laura Boldrini, Pietro Grasso e il successore di Giorgio Napolitano (Romano Prodi, Giuliano Amato, Mario Draghi o Mario Monti?) hanno in comune una concezione della politica globalista (credono in un mondo che abbatta i confini nazionali), centralista (l'interesse della collettività deve prevalere rispetto a quello dei singoli), buonista (il bene altrui viene prima del bene proprio) e virtuale (la rappresentazione mediatica rappresenta l'investimento principale per condizionare le scelte delle persone).

E' realistico che il nuovo Papa, sulle orme di San Francesco che si spogliò di tutti i suoi beni per regalarli agli indigenti, trasformerà lo Stato del Vaticano da potenza finanziaria mondiale (grazie a un patrimonio immobiliare inestimabile e cospicui depositi bancari) nella Chiesa dei poveri, donando l'eredità di duemila anni di Storia per migliorare le condizioni di vita dei due terzi dell'umanità costretti a dividersi un terzo della ricchezza mondiale? O siamo piuttosto di fronte a un messaggio che invita tutti noi a una concezione della vita più sobria, improntata a una maggiore giustizia nella ridistribuzione delle risorse, ispirata dalla carità nei confronti dei più bisognosi? La Chiesa di Francesco I farà sicuramente la sua parte, darà il buon esempio, probabilmente con assoluta generosità rispetto a quanto non avviene oggi da parte delle associazioni ecclesiali che hanno trasformato l'assistenza dei poveri in una fonte di lucro avvalendosi dei consistenti finanziamenti pubblici. Ma immaginare che la Chiesa si spogli di tutti i suoi beni così come fece San Francesco mi sembra irrealistico perché si tradurrebbe nella fine della Chiesa. Senza il suo potere terreno, anche se sarebbe bene che venga gestito separatamente, il potere spirituale della Chiesa verrebbe compromesso. Quando Bergoglio scelse di identificare il suo pontificato nel Santo di Assisi, la vera domanda che si saremmo dovuti porre è come mai in oltre otto secoli nessun Papa abbia mai scelto il nome di Francesco, pur trattandosi di una figura centrale nella Storia della Chiesa e il Patrono d'Italia?

Resta per ora apparentemente fuori dalla scena Beppe Grillo, di fatto il volano del cataclisma che si abbatte sull'Italia, che ha recentemente beneficiato del sostegno niente di meno che della superpotenza mondiale, per bocca dell'ambasciatore degli Stati Uniti  David Thorne ("Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento"), e della più importante banca d'affari al mondo, con una dichiarazione di Jim O'Neil, Presidente della Unità dei fondi della Goldman Sachs (“Risultato elettorale entusiasmante. Il Paese ha bisogno di cambiare qualcosa di importante e forse i voti a Grillo sono il segnale dell'inizio di qualcosa di nuovo”).

Come è possibile che la Patria del capitalismo liberista e il Potere della finanza speculativa per eccellenza sposino Grillo? Ebbene se consideriamo tutti i protagonisti che oggi hanno il potere di cambiare le sorti dell'Italia, ciò che li unisce non è tanto la costruzione quanto la distruzione. Non si tratta probabilmente di un complotto deciso a tavolino, ma la strategia della distruzione è un dato di fatto che gli italiani vivono sulla propria pelle. Lo Tsunami di Grillo imperversa e fa proseliti. Tocca a noi italiani che amiamo l'Italia difenderci.


http://www.ioamolitalia.it/editoriale/c-e-una-strategia-per-distruggere-l-italia.html

martedì 19 marzo 2013

Venti di guerra : Mosca schiera cinque fregate che tengono a tiro Cipro


I diktat tedeschi mettono a rischio prelievo forzoso i 24 miliardi di euro depositati dai russi nelle banche cipriote. Così Mosca minaccia: pattugliate le coste dell'isola



I russi mostrano i muscoli di fronte all’esproprio bancario promosso dall’Europa tedescain quel di Cipro. Almeno cinque fregate terranno a tiro utile le coste dell’isola levantina «permanentemente». Così, quello che sta succedendo al largo di Cipro dimostra per l’ennesima volta che il petrolio, il debito e i soldi si difendono con il deterrente delle armi. Non a caso gli americani hanno chiara l’idea che, qualunque cosa possa accadere, dovranno avere la superiorità tecnologica delle armi. Altrimenti, diventerebbero marionette nelle mani dei cinesi. In gran parte possessori del debito Usa. Domenica notte Viktor Viktorovich Chirkov, comandante in capo della marina russa, ha dichiarato che almeno cinque fregate rimarranno «permanentemente» nel Mediterraneo. Per la precisione tra Cipro e le coste vicine alla Siria. La flotta era già stata dispiegata ufficialmente per una esercitazione, con l’obiettivo di osservare più da vicino le mosse attorno a Damasco. Mentre la scelta di domenica notte è un chiaro messaggio a chi crede che i soldi degli oligarchi russi siano come quelli del monopoli: facili da stracciare. 

Mosca, come ovvio, non ha appreso di buon cuore l’ipotesi di un prelievo forzoso sui conti ciprioti. E ancor meno sarebbe contenta di scoprire che come suggerito dalla numero uno del Fmi, Christine Lagarde, la confisca una tantum potrebbe raggiungere il 30% sopra i 500mila euro di deposito. Le banche russe sono a oggi esposte per 9 miliardi di euro e le aziende russe per altri 15 miliardi. Sarebbero dunque le più colpite. Ma la scorsa settimana nessuno a Bruxelles né a Berlino ha pensato di invitare al tavolo delle trattative un rappresentante del governo russo. Vladimir Putin ha fatto sapere che la tassa forzosa sarebbe «sleale, non professionale e pericolosa». Il primo ministro Dmitri Medvedev ha fatto eco al presidente dichiarando che «qualche Stato membro della Ue ha preso una strana decisione che sa tanto di confisca dei soldi del popolo». Concludendo che se ciò avvenisse, «dovremo riconsiderare i nostri rapporti con Cipro». Un messaggio diretto ad Angela Merkel, promotrice dell’intera linea di austerity.  Ed è  in effetti difficile dare torto ai russi.  Primo, più di un rappresentante tedesco ha fatto notare che salvare le banche di Nicosia solo con aiuti Ue sarebbe stato un regalo alla mafia russa. A quel punto perché non usare qui soldi «ripuliti»?  Peccato che poi quando c’è stato da andare a dirlo a Putin, nessuno ha avuto il coraggio. Ci andrà domani il ministro delle Finanze di Nicosia. E non sarà facile. Secondo, nel 2011 ci sono stati numerosi segnali di pericolo, tutti ignorati come con la Grecia. Eppure a differenza della Grecia si sapeva che il 75% del debito cipriota era blindato da contratti anglosassoni che vietano l’haircut. 

Bruxelles che ha fatto? Ha spinto Cipro tra le braccia di Mosca. Tanto che nel 2011, Mosca – da sola – ha fatto un salvataggio da 2,5 miliardi di euro. Terzo, durante le trattative, Bce, Ue e tedeschi hanno fatto sapere al premier cipriota che era meglio non toccare i depositi dei cittadini o quelli sotto i 100mila euro. Ma penalizzare solo gli stranieri. Così facendo il giorno dopo l’unico sostentamento di Cipro, l’industria finanziaria offshore, sarebbe svanito. Lasciando sul lastrico circa 8mila famiglie. 
Dal punto di vista russo, la domanda sarebbe invece molto semplice: Perché la Ue ha consentito che un Paese risaputamente offshore entrasse nella Ue? Ha concesso che tutti i soldi degli oligarchi arricchissero Cipro senza dire nulla? Perché era d’accordo, risposta. Basti pensare che solo nel 2011 sono transitati attraverso l’isola ben 80 miliardi di euro provenienti da Mosca. E anche alla Ue facevano comodo, evidentemente. Così come fa comodo che Malta abbia asset bancari pari a 8 volte il proprio Pil e con quegli asset dia da mangiare a 10mila dipendenti. (Altro che Cipro caso isolato...). E quindi perché mai sarebbe giusto cambiare le carte in tavola ed espropriare i capitali esteri? Oltre a quelli dei poveri ciprioti. Verosimilmente i russi accetteranno una mediazione al ribasso sul prelievo. In cambio di cosa? Sono circolate voci sulla possibilità che Nicosia concedesse a Gazprom diritti sui giacimenti di gas a largo delle coste. Non ci sono conferme. Ma se fosse vero, il mancato sostegno a Cipro sarebbe il penultimo (o l’ultimo?) chiodo della bara che sta accogliendo il vecchio continente. Niente più autonomia energetica, ma dipendenza totale da Mosca. La Turchia è sempre più forte, il Medioriente è in subbuglio e noi europei abbandoniamo al proprio destino uno degli snodi geopolitici più delicati del Mediterraneo. Si chiama cecità mortale.

fonte Libero

"Patrimoniale del 15% sui conti correnti italiani"

Commerzbank: "Patrimoniale del 15% sui conti correnti italiani"

Il capo economista della seconda banca tedesca, per risolvere il problema del nostro debito pubblico, vuole dissanguarci: "Tanto siete ricchi"



A Cipro le banche resteranno chiuse fino a giovedì: sugli istituti aleggia lo spettro del prelievo forzoso sui conti correnti. Giù le saracinesche, dunque, per evitare che tutta la liquidità dei correntisti venga prelevata. Il panico, nel frattempo, contagia i Paesi europei. Le Borse in apertura tracollano, per poi limare le perdite nel corso di un convulso pomeriggio. Ma il panico, in Italia, non è dovuto soltanto all'onda lunga di Cipro (l'Abi, associazione banche italiane, per inciso ha fatto sapere che la crisi di Cipro non costituisce "pericolo di contagio per le banche italiane"). A diffondere timori nel Belpaese è la "ricetta"proposta dalla seconda banca tedesca, Commerzbank. Una ricetta da paura.
Teutonica follia - Il capo economista dell'istituto di Berlino, Jorg Kramer, sulle pagine del quotidiano finanziario Handelsblatt spiega: "I patrimoni finanziari degli italiani corrispondono al 173% del Pil. Sono molto superiori ai patrimoni dei tedeschi che corrispondono al 124 per cento. Per questo sarebbe utile applicare in Italia una patrimoniale. Una tassa del 15% sui patrimoni basterebbe ad abbassare il debito pubblico italiano sotto la soglia critica del 100% del Pil". Facile, secondo i tedeschi: per risolvere i problemi dell'euro dobbiamo essere ridotti in miseria con un prelievo forzoso del 15 per cento. Una roba che farebbe trasalire anche Giuliano Amato, il grande artefice del più recente prelievo forzoso sui conti italiani, che però nel 1992 fu dello 0,6 per cento.
Ma non basta... - Inoltre, secondo Commerzbank, è necessaria un'imposta sulle attività finanziarie una tantum, su depositi e titoli, "volta ad abbattere sensibilmente il debito pubblico ma che andrebbe a impattare, di fatto, come un prelievo forzoso. Anche più a fondo - aggiunge Kramer - perché andrebbe a colpire tutte le forme di risparmio, comprese le azioni e le obbligazioni". Una ricetta terribile, ma che quanto sta accadendo a Cipro rende più plausibile. Ad alzare il livello dell'allarme, inoltre, contribuiscono i "big" Morgan Stanley e Goldman Sachs, che oggi, lunedì 19 febbraio, hanno messo in guardia sul precedente che il caso cipriota rischia di rappresentare anche per gli altri Paese in crisi nell'Eurozona".

fonte Libero