mercoledì 30 aprile 2014

Cos’è l’euro-regime l’han capito tutti, tranne la sinistra

La sinistra? Dovrebbe lottare per recuperare la sovranità nazionale. Lo fa invece quella che viene ancora definita “destra”, cioè il Front National di Marine Le Pen, organizzazione che si batte apertamente contro l’Unione Europea per difendere i lavoratori francesi dal regime Ue-euro, che produce «povertà e sottomissione alle misure autoritarie calate dall’alto della tecnocrazia di Bruxelles». Sinistra sovranista? Macché. «Il problema – osserva Enrico Grazzini – è che il socialismo europeo è ormai profondamente compromesso con questa Europa liberista e della finanza». Grazzini parla di «ritardo culturale e politico nei confronti dell’Europa reale» anche da parte della “sinistra radicale”, ovvero «la sinistra aristocratica italiana», che «sottovaluta i guasti dell’Europa reale e dell’euro e sogna lademocrazia dell’Europa federata e di uno Stato federale: rischia così di rimanere elitaria, isolata e senza troppo popolo (e voti)», e lascia il bottino elettorale a quello che sempre Grazzini definisce «il populismo né di destra né di sinistra di Grillo».
L’Italia è allo stremo, riconosce l’analista di “Micromega”: neppure la crisi del ‘29 era stata così violenta. Oggi le famiglie non sanno come arrivare alla fine Schulz e Renzidel mese, la disoccupazione e la povertà dilagano, i giovani non trovano lavoro e non hanno prospettive. E l’opposizione di sinistra? Non pervenuta: «Chiede con grande moderazione “meno austerità” e “più democrazia in Europa”». Ridicolo, di fronte all’attuale catastrofe. Martin Schulz, l’euro-candidato del Pd, «dice che occorre invertire la rotta e fare finalmente le riforme per lo sviluppo, ma non fa nessuna autocritica sulla folle austerità imposta dalla sua alleata di governo Angela Merkel». Lo stesso presidente del Parlamento Europeo «giustifica ed esalta l’euro di Maastricht e tace sul fatto che con questi trattati e con il Fiscal Compact uscire dalla crisi è impossibile». Aggiunge Grazzini: «Questa Europa fa male, molto male. Ormai una forte minoranza dell’opinione pubblica che sta diventando maggioranza non sopporta più l’euro ed è sempre più critica verso questa Ue che impone una crisi che non finisce più».
L’elettorato si sta polarizzando e radicalizzando, e mentre dilaga «la rabbia contro questa Europa della disoccupazione e della povertà». Problema: se i ceti popolari votano massicciamente “a destra”, significa che la sinistra è considerata disattenta o, peggio, complice del sistema. La sinistra di potere: quella che cantava le lodi dell’euro e delle “magnifiche sorti e progressive” dell’Unione Europea, il mostro giudirico di Maastricht che sta radendo al suolo intere nazioni, intere economie, con politiche antidemocratiche e ferocemente liberiste, che aggravano la crisi. «Queste politiche, senza abolire Maastricht, sono irriformabili», conclude Grazzini. «Per uscire dalla crisi è necessario rivendicare la sovranità economica e monetaria degli Stati». Beninteso: sovranità parziale, per quanto consentito dalla globalizzazione. La sovranità a cui pensa Grazzini non va confusa col nazionalismo della Le Pen o l’isolazionismo britannico: «Battersi per la sovranità nazionale deve significare semplicemente che esigiamo la democrazia e non vogliamo essere diretti da tecnocrazie opache asservite alla finanza e ai governi dei paesi dominanti».
Marine Le PenSolo recuperando l’autonomia degli Stati in campo economico e monetario, nonché la sovranità nazionale in campo politico, è possibile difendersi, in sintonia con gli altri popoli europei oppressi dal regime di Bruxelles. Ma è inutile sperare che la sinistra italiana cambi posizione: «Scartata l’ipotesi di uscire unilateralmente dall’euro, considerata come catastrofica», nella sinistra «prevale l’allineamento alle tesi pro-euro e pro-Ue». L’euro, la moneta unica prevista per tutti i 28 stati dell’Unione Europea ma utilizzata solo da 12 paesi, sul piano economico «è una solenne bestemmia: infatti significa che 12 paesi molto differenti, dalla Spagna alla Germania, dall’Italia all’Olanda, dal Portogallo alla Lettonia, sono soggetti allo stesso tasso di interesse, devono avere la stessa base monetaria e subiscono lo stesso tasso di cambio verso i paesi extraeuropei». Ovvio che non funziona: «Un paese che corre troppo, in cui l’inflazione è elevata, ha bisogno di alti tassi di interesse; invece un altro paese (come l’Italia) che è fermo necessita di tassi bassi per stimolare gli investimenti. Un paese come la Germania può riuscire ad esportare con l’euro a 1,40 sul dollaro; altri paesi invece con lo stesso tasso di cambio non riescono più ad esportare e a compensare l’import, e sono quindi costretti ad accendere debiti».
La moneta unica fa esplodere le differenze, aggravando gli squilibri: «La Germania diventa sempre più competitiva; gli altri paesi invece perdono industria». La Germania impone una politica deflattiva per ridurre i deficit altrui e per garantirsi che le siano restituiti i debiti, «ma la politica deflattiva comprime l’economia, provoca la crisi fiscale dello Stato, la disoccupazione, la precarizzazione del lavoro, la riduzione dei redditi, della domanda e degli investimenti». Risultato: diventa sempre più difficile restituire i debiti. «Non a caso, i debiti pubblici dei paesi mediterranei continuano ad aumentare inesorabilmente nonostante l’austerità». Perché ostinarsi a non riconoscere la verità? Secondo Grazzini, «per molta parte della sinistra il sogno di un’Europa unita e federata, degli Stati Uniti d’Europa, ha sostituito il sogno fallito del comunismo. La sinistra ha perso la testa e si è innamorata perdutamenteProdi e Bersanidell’idea di Europa, una Europa che però la tradisce spudoratamente con lafinanza».
Se però questo vale forse per la base elettorale della sinistra, secondo molti altri analisti i leader del centrosinistra italiano sono stati semplicemente cooptati dall’élite franco-tedesca: hanno trascinato l’Italia nella catastrofe dell’Eurozona, sperando di guidare la Seconda Repubblica dopo il crollo del vecchio sistema Dc-Psi, funzionale alla guerra fredda e liquidato da Mani Pulite. Troppo sospetta, la reticenza del centrosinistra di fronte al disastro dell’Unione Europea – guidata peraltro anche da uomini come Romano Prodi, advisor della Goldman Sachs benché uomo simbolo dell’antagonismo contro Berlusconi. Ora siamo all’ultima mutazione genetica, quella di Matteo Renzi: che per prima cosa vara il Jobs Act, cioè la frammentazione del lavoro super-precarizzato, in ossequio ai dettami (“riforme strutturali”) che l’élite europea ha imposto, piegando gradualmente i sindacati. «Insieme al lavoro si svaluta anche il capitale nazionale», avverte Grazzini. «Così è più facile per le aziende estere conquistare le banche e le industrie di un paese in debito, magari privatizzate in nome dell’Europa: e così i paesi più deboli cadono nel sottosviluppo, nella subordinazione e nella povertà».
Sempre secondo Grazzini, la sinistra che si vorrebbe marxista o alternativa «non si accorge del pericolo», neppure di fronte all’assalto di Telefonica verso Telecom. Eppure, «il patriottismo economico è necessario per contrastare la globalizzazione selvaggia». Patriottismo economico: non è forse la parola d’ordine del Front National che la sinistra italiana continua a emarginare come vieta espressione sciovinista, xenofoba e fasciosta? «Si dice che gli Stati non contano più nulla – scrive Grazzini – perché la finanza ormai è globalizzata e quindi l’Europa e l’euro sono necessari per difendersi dalla globalizzazione». Favole: l’euro e l’Ue sono esattamente gli ostacoli che hanno frenato la nostraeconomia. La riprova: «I paesi europei che non hanno adottato l’euro (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Polonia) e hanno una loro moneta nazionale stanno molto meglio di noi. In Italia in cinque anni di crisi abbiamo perso circa l’8,5% del Pil e il 30% degli investimenti». I redditi crollano, la disoccupazione dilaga, un terzo delle famiglie è a rischio povertà, ma l’Ue impone i tagli alla spesa pubblica e il Fiscal Compact, facendo esplodere il debito pubblico che – senza moneta sovrana – ci scava la fossa giorno per giorno.
Democrazia? Scomparsa dai radar. «Nessuno della Troika (Commissione Ue, Bce, Fmi) è stato eletto dai cittadini». Il Parlamento Europeo? «Non ha praticamente poteri: serve soprattutto a dare una patina di legittimità alle decisioni della Commissione». Un referendum sull’euro? «Sarebbe giusto farlo. In Francia e in Olanda i popoli si sono già espressi contro una falsa Costituzione Europea per salvaguardare la loro sovranità. E la Svezia e la Danimarca con un referendum hanno deciso di non entrare nell’Eurozona. Beati loro». La Polonia ha rimandato l’ingresso nell’euro, la Gran Bretagna si tiene stretta la sterlina. «Solo recuperando la sovranità nazionale è possibile che i popoli possano difendersi dalle politiche neocoloniali della Ue e sperimentare nuovi modelli di sviluppo sostenibile: senza sovranità nazionale non ci può essere neppure un’ombra didemocrazia». Questo lo dicono Matteo Salvini della Lega Nord e Giorgia Meloni di “Fratelli d’Italia”. «Purtroppo – ammette Grazzini – buona parte della sinistra ritiene che la sovranità nazionale sia da demonizzare perché sempre di destra».
Fonte
http://www.libreidee.org/2014/04/cose-leuro-regime-lhan-capito-tutti-tranne-la-sinistra/?utm_
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La ritirata di Ucraina e l’evocazione del nemico

Di ilsimplicissimus

Reprato ucraino passato ai filorussiAnche ieri reparti dell’esercito ucraino mandati nelle regioni dell’est a reprimere le proteste della popolazione russa e russofona, sono passati dall’altra parte: in particolare centinaia di giovani cadetti hanno issato la bandiera di Mosca e in qualche caso anche quella rossa, mentre dappertutto i carri armati o si impantanano come quelli tedeschi di  settant’anni fa oppure vengono fermati dalla folla o si arrendono: l’attacco del regime nazionalista di Kiev lanciato dal tracotante presidente ad interim Turchinov, si sta tramutando in una disfatta perché è del tutto evidente la pochissima voglia dell’esercito regolare di fare sul serio, anche se per caso ne avesse i mezzi e le competenze. Agli oligarchi di Kiev e al loro cambiamento di verso avvenuto grazie alle mene americane e alla desolante subalternità dell’Europa, non rimangono che le milizie di Settore Destro o i contractor giunti dagli Usa, in pratica le stesse forze sulle quali potevano contare all’inizio..
D’altro canto anche la popolazione delle regioni occidentali che grazie al cambiamento di regime si è trovata esposta alle famose ricette della troika, sembra sempre meno disposta a guardare con simpatia a questa avventura e ai miliziani che la difendono. Purtroppo questo insieme di fattori apre prospettive molto pericolose perché è evidente che lo spostamento dell’Ucraina nel campo Nato non è realizzabile senza un intervento esterno e/o un aperto appoggio e sostegno a un regime di chiara marca. Senza nemmeno citare le perplessità di molta dell’economia europea di fronte alle sanzioni nei confronti di Mosca e travolta dalla politica del premio nobel per la pace preventivo – uno dei peggiori presidenti Usa mai visti, un personaggio che non ha saputo essere nemmeno a un decimo dell’altezza di ciò che avrebbe potuto rappresentare. E che nel migliore dei casi dimostra come a Washington le lobby stiano sostituendo la democrazia. Senza nemmeno parlare della necessità di appoggiare il regime di Kiev con valanghe di miliardi in una situazione di acuta crisi economica.
Insomma si voleva gettare l’Ucraina fra le ruote del carro russo in ascesa e invece pare proprio che l’Ucraina rischi di finire negli ingranaggi dell’Occidente visto che anche una guerra finanziaria sarebbe a doppio taglio e probabilmente non vincente quanto meno per l’Europa dentro un mondo in cui l’asimmetria è ormai la regola.  Altro che guerra fredda. E di certo la presenza di un vulcano continuamente in eruzione sarebbe un pericolo troppo grave. L’unica via d’uscita a questo punto è che il golpe di Kiev venga lasciato fallire, che la democrazia sventolata come menzogna serva almeno come alibi efficace per fare marcia indietro senza dare la sensazione di una sconfitta.
Disgraziatamente non credo che questo avverrà facilmente: le classi dominanti hanno imparato una cosa dalla crisi ed è che hanno bisogno di un nemico per resistere efficacemente alle conseguenze della regressione sociale che esse impongono. La massiccia infusione degli ideal tipi liberisti, la mutazione maligna di istituzioni come la Ue, la forza di strumenti di tortura come l’euro, non sono sufficienti ad evitare il pericolo che gli strumenti messi in piedi o resi funzionali al disegno, sopravvivano alla tempesta. Così niente di meglio che rimettere in campo l’antagonista tradizionale, quello cui si è già abituati e che non richiede costose riconversioni dell’immaginario, ovvero la Russia che paradossalmente non è più l’Unione sovietica, ma anzi un modello di oligarchia da far invidia a JP Morgan. Quindi anche il sostegno irrealistico alla farsa ucraina a suon di miliardi potrebbe rivelarsi un buon investimento: la Germania sarà costretta a comprare gas da Mosca per rivenderlo all’Ucraina a prezzo scontato? Migliaia di aziende rischiano di veder inaridire uno dei mercati in maggiore crescita? Piccolezze se questo è uno strumento per ricondurre all’ovile masse disperse, ma forse già sul punto di essere raggruppate dall’impoverimento generale sia pure senza un qualche obiettivo di lungo termine. Pretendi forse un contratto a tempo indeterminato e la sanità pubblica quando c’è il nemico alle porte?
Così la tentazione di lasciare un margine di incertezza e di scontro, di mettere le premesse per un’escalation è molto forte e si concreta con gli assurdi accordi di Ginevra che sembrano scritti e pensati un secolo fa e che sono inutili perché pretendono di passare in ogni caso sopra la volontà popolare in un piccolo gioco di potenze e potentati. Un invidiabile miscela per la guerra.  E che in effetti un secolo fa la provoco'

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2014/04/19/la-ritirata-di-ucraina-e-levocazione-del-nemico/

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Donne, sessualità, religione…

Per l’illustratrice romana gli uomini sono alberi, le donne sono fiori..

di Clelia Patella

Zoe Lacchei, illustratrice romana: nomen omen. Si potrebbe ribattere sostenendo che, semplicemente, chiunque viva abbia a che fare con la vita, ma nel caso della Lacchei la vita stessa – e con essa il suo opposto, ovvero la morte, e le sue più intense manifestazioni, ovvero l’eros e la religione – diventano il centro di un discorso espressivo ed esistenziale ancor più che di un semplice immaginario.

Racconta Zoe che l’evento più importante della sua vita fu, da bambina, l’aver trovato la carcassa di un animale mentre giocava. Questo fatto, che la impressionò molto, la portò a porsi una serie di domande, e ad iniziare molto presto a dover convivere con il concetto che siamo mortali. E che, dopo la vita, la morte è quanto di più potente esista. Con la morte, va da sè, si rafforza il legame con la vita e con le più “vitali” tra le umane espressioni e manifestazioni, come sono l’erotismo e le sue sfaccettature; e l’indagine sull’erotismo porta necessariamente a quella sui tabù, e ad essi – soprattutto in occidente – è fortemente legata la tematica religiosa. Ecco perché, come accennato prima, il lavoro dell’artista ruota attorno ai concetti di morte, vita, sessualità e religione. Questo da sempre, da quando –nel 2004 – realizza tredici quadri per il disco di Marilyn Manson “Golden Age Of Grotesque”, attraverso i progetti “Beauties & Beasts”, “Geisha”, “Sketches Of A Dangerous Mind”, fino al suo ultimo lavoro, ovvero un omaggio allo scrittore giapponese Yukio Mishima.

Ed è certamente Mishima il massimo punto di riferimento per l’artista. Con lo scrittore giapponese – morto tramite suicidio rituale a 45 anni nel 1970 – molti sono i punti di contatto: l’ossessione per la morte ma al contempo per la vita (“La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre”, scrisse l’autore su un bigliettino poco prima di commettere seppuku), nonché quella per l’estetica. E la stessa Lacchei afferma: “È stato molto duro per me lavorare per quasi cinque mesi al Tributo a Mishima proprio mentre vivevo un periodo estremamente drammatico della mia vita. Non ho commesso alcun seppuku, ma non nascondo che l’idea di autoeliminarmi a 45 anni la accarezzo da sempre. Il decadimento – più che la vecchiaia – mi atterrisce; credo che la vita vada vissuta con grande passione ma anche con grande estetica, e che non ci sia cosa peggiore che perderle entrambe. Certo, per gli uomini è diverso, ma è stato un problema anche per Mishima che aveva uno sguardo molto femminile sul mondo. Però gli uomini diventano alberi, acquistano fascino; le donne sono fiori, appassiscono.”

E sono proprio le donne, anzi, le sue muse, al centro delle opere di Zoe. Donne reali, di cui l’artista si innamora e nei confronti delle quali sviluppa una vera e propria ossessione; e che ritrae, ognuna a seconda dello stato d’animo che racconta: una bellezza malata, una sessualità inquieta e vagamente torbida, la mantide, algida e predatrice, l’elfa. E nell’ossessione dell’artista, ognuna di esse è qualcosa che lei vorrebbe essere; fatto evidenziato dalla somiglianza che tutti i ritratti hanno con il reale soggetto, ma anche con l’artista stessa, come si trattasse di una sorta di autoritratto di un sé desiderato.

Accanto alle donne, la Lacchei pone sempre una serie di simboli, spesso dall’aspetto inquietante, con l’intento di attrarre l’osservatore in modo da potergli poi rivelare la contraddizione celata dietro a un certo tipo di estetica. Gli animali – ad esempio – elemento assai ricorrente accanto alle fanciulle, sono generalmente quel genere di bestie che si tenderebbe a evitare. Ma la figura negativa nelle illustrazioni è sempre la donna: l’animale diviene in pratica la chiave per vedere l’inganno spesso celato dalle sovrastrutture che vorrebbero imporre come negativo ciò che non lo è, e viceversa.

L’opera di Zoe Lacchei non ha tracce del suo dichiarato amore per la vita.D’altronde, quando un artista dipinge, sceglie se occuparsi di cose gradevoli, o di speranza, o di compiere analisi estetiche, sociali o intellettuali; altrimenti, può affrontare le sue più grandi paure e tormenti – senza per questo necessariamente essere un cosiddetto “artista tormentato”, anzi – magari nel tentativo di esorcizzarli.Ed il tormento della Lacchei non è romantico, ma è qualcosa che affatica. Per questo ogni suo lavoro è per lei faticoso da approcciare perché fa male, o perché la disturba. Nella speranza che riesca a disturbare anche gli altri.

Fonte
http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/zoe-lacchei-eros-religione-vita-e-morte/
Gallery di Zoe http://www.zoelacchei.com/gallery.html
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martedì 29 aprile 2014

La poltrona magnetica


La poltrona magnetica (di Pierluigi Ighina) che curava qualsiasi malattia
Posted on novembre 12, 2013

CORREVANO I MITICI ANNI 60 “E’ stata studiata e costruita per curare tutti i casi di malattia. Essa irradia atomi magnetici regolabili tramite pulsazioni variabili di luce, Poiché ormai è un fatto accertato che il corpo umano al pari di quello di ogni essere vivente possiede un campo magnetico particolare corrispondente alle funzioni organiche e cellulari, in caso di malattia, trauma o infezione questo campo subisce una alterazione. Perciò, il bombardamento magnetico effettuato sui malati che si siedono sulla poltrona, ristabilisce l’equilibrio ridonando la salute” (tratto dall’Allegato N.1 dell’ottobre 1969). GLI OSTACOLI DELLA MEDICINA “UFFICIALE” “Nel laboratorio di Imola, avevamo costruito una poltrona magnetica che dava dei risultati veramente notevoli.

Una sera venne a trovarci un medico di Bologna che era molto aperto nei confronti delle cure alternative. Il medico ci disse che la teoria era affascinante, ma che lui voleva vederne in pratica la validità. Gigi rispose che avevamo curato e guarito diversi malati, ma che ultimamente era venuto l’ufficiale sanitario accompagnato dai vigili e che aveva minacciato di denunciarlo per esercizio abusivo della professione medica se avessimo continuato. Al che il dottore disse che lui era medico e che nessuno poteva impedirgli di sperimentare i nostri strumenti. Al momento aveva appunto una paziente che era già stata operata per tumore al seno. L’avevano sottoposta alla cobalto terapia, ma ormai non c’era più alcuna speranza, perché le metastasi si erano diffuse in tutto l’organismo. – “Avrà si e no due o tre settimane di vita – disse – Domani ve la porto e vediamo un po’ cosa succede”. Il giorno dopo tornò con la donna che a stento si reggeva in piedi. Povera donna! Dove era stato asportato il seno c’era un enorme ferita purulenta e maleodorante.

 Cominciammo ad irradiarla di energia per circa 20 minuti, dopo di che la congedammo, non senza averle consegnato due bottiglie di acqua minerale magnetizzata. Quel giorno era un martedì e le fissammo un appuntamento per il sabato successivo. Ma il venerdì sera vedemmo arrivare il medico senza alcun preavviso, in uno stato a dir poco euforico. – “Ma cosa c’è in quell’acqua che le avete dato? – esordì – Lo sapete che dopo averla bevuta ha ripreso appetito?! Il colorito del viso sta ritornando roseo, ha riacquistato le forze e riesce a camminare! Ma la cosa più stupefacente è che sulla ferità si sta formando un velo epiteliale!!”. PER GUARIRE BISOGNA “REGREDIRE” .

Il giorno dopo il dottore tornò con l’ammalata che riuscì a camminare e a sedersi sulla poltrona da sola. Era veramente migliorata in modo eccezionale. Dopo averla irradiata per altri 20 minuti ed averle consegnato altre due bottiglie d’acqua, Gigi ritenne doveroso avvertire la signora che il giorno dopo avrebbe avvertito dei dolori e di non preoccuparsi, perché essi annunciavano un miglioramento e cioè il ripristino della vitalità organica ( Stessa cosa detta in questi anni dal Dottor Hamer, prima imprigionato e ora in esilio in Norvegia per aver ostacolato non poco le case farmaceutiche in una nuova visione della malattia e della sua guarigione!) “Dolori? – disse lei – Ma io ho già sofferto tanto e non voglio più soffrire!”. Succedeva questo: mentre il corpo della malata era disponibile a reagire positivamente agli stimoli energetici, l’animo della donna ormai era come morto, perché non riusciva più ad affrontare le sofferenze della vita. Così come Gigi aveva predetto, il giorno dopo la donna fu assalita da forti dolori che cercò di attenuare assumendo una dose massiccia di calmanti e dal quel momento si rifiutò di proseguire le cure. Visse ancora sei mesi e poi morì.

Fonte: Fortuna Drago e documento “Ighina un uomo venuto dal futuro di Alberto Tavanti”

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vedi anche Atomo Magnetico
http://cromopuntura-cromos.blogspot.it/2014/04/latomo-magnetico.html

vedi http://youtu.be/KppCc-7Ozy4

domenica 27 aprile 2014

la UE è il sogno di HITLER realizzato

Il recente libro di Daniel J Beddowes e Flavio Cipollini “L’E.U. The Truth About The Fourth Reich – Come Hitler ha vinto la seconda guerra mondiale”, sostiene che, la moneta unica, il libero mercato e anche l’espressione “Stati Uniti d’Europa”, sono stati tutti sognati da alti ufficiali nazisti, tra cui il Fuhrer stesso. Il libro sostiene, inoltre, che l’unico paese che beneficia dell’Unione Europea è la Germania, proprio come Hitler aveva previsto.
hitler euIl libro dice: “A chi giova veramente l’Europa Unita? La risposta è ovviamente, la Germania”. Non è un caso che quasi tutti i paesi dell’Unione Europea sono sempre più poveri, mentre, l’economia tedesca, continua a crescere.
Consapevolmente o meno, coloro che sostengono e difendono l’Unione europea, stanno sostenendo l’eredità nazista. L’Unione Europea è stata ispirata dai nazisti, affermano gli autori: “Hitler è l’uomo che ha dato le ossa ai sogni espressi da Carlo Magno e Napoleone, ma il tocco finale per l’UE, come la conosciamo, è stato messo in atto durante la seconda guerra mondiale da un uomo chiamato Walther Funk, che è stato presidente della Reichsbank e direttore della Banca dei Regolamenti Internazionali”.
“E’ stato Funk che ha predetto l’avvento dell’unità economica europea. Funk è stato anche ministro dell’economia di Adolf Hitler. I nazisti volevano sbarazzarsi del disordine delle piccole nazioni che compongono l’Europa e il loro piano era abbastanza semplice. L’UE è il sogno di Hitler”.
Il libro sostiene che non è un caso che l’Unione Europea sia così vicina al piano di Hitler per l’Europa del dopoguerra. Secondo gli autori: “Nel 1945, il masterplan di Hitler fu catturato dagli Alleati. Il piano comprendeva i dettagli per la creazione di un’integrazione economica europea e la fondazione di un Unione Europea su base federale”.
Il piano nazista per un Europa federale si basava sulla convinzione di Lenin che ‘la federazione è una forma di transizione verso la completa unione di tutte le nazioni’“E’ impossibile trovare una differenza tra il piano di Hitler, per una nuova Stati Uniti d’Europa, dominata dalla Germania e l’Unione europea che abbiamo oggi.”
http://luniversovibra.altervista.org/la-eu-era-un-idea-di-hitler-questo-proverebbe-che-la-germania-ha-vinto-la-2guerra-mondiale/
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IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI

Aloha. Tutto Dipende da Te! (eBook) Steven BaileySe non siamo noi a cambiare, il mondo non cambia.

Ciò vuol dire però che se noi cambiamo, il mondo cambia con noi.

Noi possiamo fare realmente la differenza, e oggi ciò che ci si richiede e che ci assumiamo la responsabilità del nostro cambiamento. Che agiamo, continuamente.

In passato siamo stati molto viziati. Non ci venivano, in fondo, richiesti troppi sforzi.

  La new economy dipendeva dai cambiamenti tecno economici: noi dovevamo soltanto seguire il trend, adeguarci alle trasformazioni, lasciarci trascinare dalla corrente.

La new age dipendeva dalla trasformazione psico-cosmica e da meccanismi astrologici (l’epifanica Età dell’Acquario).

  I risultati di entrambe le “nuove” realtà non hanno brillato per successo: la trasformazione economica si è rivelata solo un’alchimia finanziaria, e ora ci ritroviamo a doverla ricostruire da zero; il decennio della new age si apriva con la caduta del Muro di Berlino e simbolicamente si chiudeva con la caduta delle Torri Gemelle.

  Purtroppo la “nuova era” ci ha portato soprattutto paura, insicurezza, senso di minaccia, solitudine.

  La paura, il senso di vuoto e di panico che ci assale di fronte al pensiero del domani nasce spesso perché la realtà esterna ci appare sempre più estranea, sconosciuta.

  Come la foresta primordiale, le strade delle nostre città ci appaiono altrettanto oscure e misteriose, minacciose. Questo accade perché ci siamo chiusi troppo in noi stesso, dentro le nostre case, il nostro privato, dentro l’illusione di benessere, e abbiamo perso il contatto con il mondo.

  Abbiamo chiuso gli occhi di fronte ai cambiamenti, cercando di costruire una barriera, di rifugiarci in un bozzolo, per difenderci dalla realtà, che diventava sempre più incomprensibile, sempre più difficile. Ma quel bozzolo si sta sfilacciando, inevitabilmente.

  Possiamo continuare a nasconderci dietro nuove illusioni, nuove fantasmagorie, oppure cercare di creare il futuro, di creare un nuovo stile di vita. La realtà non è mai immobile, è immersa in un continuo processo di cambiamento, di trasformazione.

  Possiamo essere noi il motore del cambiamento, senza attendere qualche vago fantasma che ci salvi, qualche evento lieto e finale.

  I grandi cambiamenti sono fatti dai piccoli gesti eroici, quotidiani.

  Non dobbiamo aspettare che qualcosa succeda.

  Possiamo essere noi a fare in modo che succeda.

Quello che stiamo vivendo è un periodo di enormi trasformazioni, di profonde contraddizioni, di caos, certo, ma anche di stimoli, di opportunità, di possibilità. Guardiamoci intorno e osserviamo le cose: si sta affermando una cultura sanamente critica verso la realtà, una trasformazione complessiva, che unisce le generazioni nella critica verso le diseguaglianze, gli squilibri, le ingiustizie globali, e che allo stesso tempo propongono un nuovo stile di vita.

È questo l’effetto più importante del sano confronto sulla globalizzazione: al di là dei facili schematismi mediatici e delle ideologie ancora irriducibili, quello che emerge è la voglia di un vero cambiamento.

  Sta emergendo la comprensione che il futuro è nelle nostre mani.

  Niente è stato deciso.

Non affidiamoci a improbabili maestri di vita per farci indicare la strada, iniziamo noi a studiare la strada migliore.

Non accontentiamoci mai, cerchiamo sempre di avere un atteggiamento sanamente critico, verso quello che accade e verso noi stessi: cerchiamo di mettere sempre in discussione le nostre credenze, i nostri pregiudizi; cerchiamo di capire il punto di vista degli altri, di ascoltarli, e di aprirci al cambiamento.

  Niente è prestabilito, il futuro è nelle nostre mani.

  E dipende da noi quale futuro vogliamo vivere

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Aloha. Tutto Dipende da Te! (eBook) Steven Bailey

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Spirito hawaiano, saggezza umana, evoluzione planetaria
Steven Bailey

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sabato 26 aprile 2014

HANNO DISTRUTTO IL NOSTRO ARTIGIANATO


Cgia: crolla l’artigianato. Per tasse e burocrazia perse 75mila imprese in 5 anni
25 apr – E’ crollo dell’artigianato in Italia dove negli ultimi 5 anni si sono perse 75.500 imprese. Lo comunica la Cgia che afferma come di queste, poco meno di 12.000 operavano nel ricco Triveneto.
I numeri, fa sapere la Cgia, ”fotografano una situazione pesantissima e ci consentono di dire che l’artigianato è stato il comparto più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel nostro Paese. Le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero (metalmeccanica, tessile, abbigliamento e calzature) sono stati i settori che hanno segnato le performance più negative”.
”Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell’attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare”.
Nel Veneto la situazione ha assunto i toni di una vera debacle. Tra il 2009 e il 2013 mancano all’appello 9.800 imprese artigiane. Di queste, 2.187 operavano in provincia di Treviso, 1.949 a Verona, 1.848 a Vicenza e 1.836 a Venezia. Si stima che in questo quinquennio la contrazione occupazionale dell’artigianato veneto sia stata di circa 28.000 unità.
Da un punto di vista metodologico, fa notare la Cgia, ”la nati-mortalità delle imprese è stata calcolata come differenza tra le imprese artigiane iscritte in un periodo e le cessazioni non d’ufficio avvenute nello stesso lasso di tempo. Ai fini del calcolo sono state utilizzate le cessazioni non d’ufficio, in modo che il saldo risulti pulito da eventuali operazioni di revisione degli archivi”. adnkronos


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venerdì 25 aprile 2014

25 APRILE italia libera? di che parliamo?

Qualche amico mi ha chiesto: “organizziamo qualcosa il 25??”

Cazzarola…c’è bisogno di aspettare il 25 Aprile per andare in un agriturismo o per fare una gita in montagna??

Io dico sempre che bisogna CONTESTUALIZZARE il periodo, negli anni ’40 molte persone hanno sicuramente agito in buona fede, non c’era internet, l’informazione non esisteva, la propaganda poteva trarre in inganno anche le menti illuminate.
Con il tempo la propaganda si è evoluta e si è radicata nel tessuto sociale italiano (ma non solo) a tal punto da dipingere i CRIMINALI più spregevoli che l’umanità abbia conosciuto, come SALVATORI, gli esportatori di democrazia…
…e non importa se sono stati gli unici ad aver sganciato le bombe atomiche sui civili.

RIBADISCO: posso anche sforzarmi a capire chi ha agito nell’ignoranza ed in buona fede…oggi, no, non ci sono scusanti, chi è vittima della PROPAGANDA è perché ha dimenticato come si fa a PENSARE.

NON C’E’ UN CAZZO DA FESTEGGIARE…dovrebbe essere un giorno di lutto nazionale.


Giosuè Moi
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giovedì 24 aprile 2014

DEMOCRAZIA DECREPITA

Si parla tanto di postdemocrazia…Cosa pensi a riguardo?
Non esiste una pre verità ed una post verità, come non esiste una pre democrazia ed una post democrazia, esista una verità ed una democrazia. Giocare con le parole, travisandone il senso per farne proprio uso e consumo, è lo strumento del potere per cancellarne il significato. La democrazia è la sovranità del popolo che si esprime tramite i suoi rappresentanti, la democrazia è rispetto dei diritti, a partire da quelli dei ceti più deboli, delle persone in difficoltà, è trasparenza ed onestà…tutto il resto sono chiacchiere senza senso.


Deficit di democrazia e neoliberismo vanno di pari passo?


Il neoliberismo, come lo stesso liberismo, sono la concreta sopraffazione delle variegate caste di potere, sull’interesse generale, sociale, umano, ambientale. Tutto è sottomesso al profitto, senza alcuna moralità, senza alcuna attenzione ad un futuro possibile e vivibile…il neoliberismo è fascismo, dittatura del profitto sulla vita di intere popolazioni.


Cosa ha significato per te la rielezione di Napolitano?


Napolitano è l’emblema di una classe politica ormai decrepita, un cancro della democrazia italiana. I suoi atti e fatti sono il percorso di un individuo che non ha mai rispettato né la Costituzione né i reali interessi del paese. Un burocrate di vecchio stampo che ha tessuto la tela della sua rielezione per finire quel lavoro che si era prefisso, modificare la Costituzione ed impedire che in Italia il popolo riesca a riavere voce in capitolo. La sua rielezione è stato il punto più basso raggiunto dalla nostra democrazia, uno schiaffo in faccia a chi è morto ed ha lottato per cambiare questo paese, per liberarlo dalla dittatura, per farne una democrazia compiuta.


Il “terremoto 5 Stelle” fino a che punto è stato una “scossa” per la democrazia rappresentativa in Italia?


Non esiste più una “democrazia rappresentativa” come inteso nella Costituzione italiana, se mai è esistita. I partiti, la casta, eseguono il proprio mandato tradendo, sistematicamente, le promesse fatte in campagna elettorale, disattendendo i referendum, cambiando casacca a proprio uso e convenienza. Il M5S ha avuto il pregio di riportare al centro della discussione il vincolo di mandato, l’obbligo, per chi viene eletto, di rispettare le promesse date, di confrontarsi con i cittadini sulle nuove questioni. Certo per ora il percorso è solo all’inizio, ma mi fanno ridere quei partiti che contestano la validità delle votazioni online del Movimento e, contemporaneamente, cancellano i risultati dei referendum, come quello sul finanziamento ai partiti, sull’acqua pubblica e via dicendo, e, inoltre, si appropriano del governo del paese senza passare per le elezioni, ma sentendosi autorizzati a farlo da una farsa, come le famose “primarie”, dove più di una volta sono stati rilevati evidenti brogli e che interessa meno del 5% dell’elettorato intero. Il “sistema” casta si difenderà sino alla fine, anche se è stato costretto ad affrontare quei temi su cui il Movimento 5 stelle ha improntato la sua campagna elettorale…sperare che siano veri segnali di cambiamento è come sperare che l’intero sistema, improvvisamente, cambi e diventi onesto…sinceramente non credo né a Renzi né ai partiti.


Per te cosa vuol dire democrazia diretta?


Una maggiore partecipazione del cittadino alle scelte politiche sotto tutti gli aspetti, sia legislativo, che amministrativo. Non esiste che vengano prese decisioni contro il bene comune. Tav, Muos, Tap, lo Stato deve spiegare perché certe cose vanno fatte, quali sarebbero gli interessi collettivi che con queste opere si raggiungerebbero, quali i costi, quali le ricadute sull’ambiente, sull’economia del posto e dell’intera nazione, ed il parere del cittadino dovrebbe essere vincolante. In Italia si prendono decisioni non solo senza consultare la gente, ma spesso a suo danno. Il segreto di Stato posto sulle dichiarazioni di Schiavone, riguardo al sotterramento dei rifiuti in Campania, non trova alcuna giustificazione in un supposto interesse pubblico. Il silenzio dello Stato ha, infatti, provocato centinaia di morti, non è stata approntata nessuna misura né di contenimento del problema né di salvaguardia del diritto alla vita, diritto inviolabile. Ma la democrazia diretta va conquistata con la partecipazione attiva alle scelte, alle emergenze, ritrovando quello spirito civico che il nostro paese sembra aver smarrito nei meandri di una corruzione diffusa e capillare, etica e materiale.


Stefano Federici - http://www.ilpasquino.net/


http://systemfailureb.altervista.org/stefano-federici-su-deficit-di-democrazia-e-democrazia-diretta/
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il PD è contro il reddito di cittadinanza

"Renzi(e, ndr) ribadisce ancora una volta con assoluto cinismo il suo netto NO al reddito di cittadinanza o al reddito minimo garantito dimostrando di non aver capito niente come al solito. Renzi(e, ndr) afferma: "sono contrario al reddito di cittadinanza perché non sono d'accordo sul fatto che crei posti di lavoro". Questa dichiarazione non fa altro che confermare l'assoluta inadeguatezza di Renzi(e, ndr), infatti, il reddito di cittadinanza o il reddito minimo garantito è un ammortizzatore sociale destinato a coloro che si trovano drammaticamente fuori dal mercato del lavoro e sono sprovvisti di un qualsiasi reddito necessario al proprio sostentamento. Renzi(e, ndr) conferma in pieno la linea del pd che preferisce l'indigenza e i suicidi piuttosto che erogare un reale aiuto umanitario a nostri connazionali disperati in condizioni di estrema difficolta'. 

il prossimo mese di maggio riflettete bene sullo spietato cinismo di certi vergognosi rifiuti quando vi troverete all'interno della cabina elettorale." Marco T.
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IL NUOVO CHE AVANZA

Reddito zero: ecco da chi è composto l’esercito

C’è chi ha perso il lavoro, chi studia, chi vanta un reddito autonomo sotto i 5mila euro all’anno. C’è la moglie separata che percepisce l’assegno dal marito, c’è il capofamiglia disoccupato senza risparmi in banca e senza un’abitazione di proprietà. C’è anche chi percepisce una pensione minima. C’è pure il commerciante sommerso dai debiti o chi guadagna una somma che non copre nemmeno il mutuo.

Sono quelli che – evasori a parte – in mano hanno quanto basta appena a vivere. Che, per inciso, non è nemmeno vivere.

Vi presento l’esercito dei redditi zero. In Italia è un esercito corposo, fatto di milioni di persone, stretto a falange dalla crisi economica ed equipaggiato da ausili e servizi statali sempre più incerti. Sono i fanti e cavalieri che ogni giorno sfilano alla mensa della Caritas. Che sperano che presto o tardi (se non è troppo tardi) qualcuno si accorga di loro. Che, quando hanno perso la speranza sono anche capaci di farla finita. E solo in quel caso finalmente finiscono sul giornale.

È l’esercito di chi, evidentemente, non ha combinato nulla nella vita.

Già. Lo sostiene mica l’ultima arrivata. La condottiera di questo determinismo d’avanguardia è
Alessia Morani, brillante avvocato urbinate di 38 anni, eletta deputato nel febbraio 2013 nelle fila del Pd, membro della Commissione giustizia della Camera e oggi responsabile giustizia (non sociale, “evidentemente”) all’interno dell’ufficio di segreteria del partito.

È lei che, intervistata in diretta tv a La7, commentando i redditi dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, dall’alto della sua carriera, delle quattro proprietà immobili e di un guadagno di 47mila euro(nel 2012, ora sarà maggiore grazie all’approdo a Montecitorio), fa presente che “non è un ufficio del lavoro il Parlamento. Chi è a reddito zero, evidentemente, nella sua vita precedente non ha combinato granché”.

In studio “evidentemente” non c’è nessuno che vive a reddito zero o che dichiara reddito zero. E, se c’è, in quel momento non ha voglia di combinare granché. Fatto sta che la deputata Alessia Morani continua con una blanda ritirata: “siccome ritengo che in parlamento ci debba essere qualcuno con un portato di esperienza professionale o politica, un reddito zero forse non è un grande indicatore di esperienza”.
Gentile avvocato, gentile deputato, gentile responsabile giustizia del Pd, gentile membro della Commissione giustizia della Camera, far corrispondere a un indicatore economico la capacità di sedere dove sta lei è esattamente il contrario del principio di rappresentatività su cui si fonda una democrazia.
Gentile avvocato, gentile deputato, gentile responsabile giustizia del Pd, gentile membro della Commissione giustizia della Camera, gentile persona che in questa vita o in quella precedente ha combinato qualcosa, ci sono redditi zero che hanno qualcosa che lei mai avrà, indipendentemente dall’esperienza politica o professionale. La capacità di vergognarsi.

di   Il FAtto Quotidiano
DEFICIENTE semplicemente deficiente come tutta la politica del PD un branco di deficienti che non si rendono conto di essere LORO la causa del reddito zero di milioni di persone LORO sono la causa di tutte le persone che si sono uccise negli ultimi anni con le loro politiche europeiste .
e questa indefinibile deputato del PD membro della Commissione giustizia della Camera e oggi responsabile giustizia , ha il coraggio di denigrare (chi secondo lei non avrebbero diritto  a un posto in parlamento) persone imprenditori e lavoratori che hanno portato il benessere in Italia negli anni della Lira portando il nostro paese quinta potenza mondiale, e ora si ritrovano a reddito zero per le situazioni avverse di una politica monetaria suicida imposta dal PD di Prodi 
questo è il nuovo che avanza, queste le donne di Renzi, questo è il PD
...FATE SEMPRE PIU SCHIFO!

Antar Raja



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mercoledì 23 aprile 2014

IL RAZZISMO ANTI-ITALIANO della politica

Un mare di soldi e quel razzismo anti-italiano

Così come lo Stato commette un crimine condannando a morte le imprese imponendo il più alto livello di tassazione al mondo, allo stesso modo è un crimine dare miliardi di euro ai clandestini e agli immigrati nel momento in cui ci sono 4 milioni e 100mila italiani che non hanno i soldi per comprare il pane.

Proprio ieri mentre sbarcavano 1.200 clandestini in Sicilia, l'Istat ha certificato che 1.130.000 famiglie italiane hanno tutti i componenti disoccupati, con una crescita delle famiglie senza reddito da lavoro del 18% rispetto al 2012 e del 56% rispetto al 2011. Solo il costo dell'apparato navale ed aereo dell'operazione Mare Nostrum è di circa 10 milioni di euro al mese. Fino all'ottobre 2013 il pattugliamento delle coste ci costava 1,5 milioni al mese.

Dopo la visita di Papa Francesco a Lampedusa, dove ha tuonato l'invettiva «Vergogna!» per l'ennesima strage di clandestini, l'Italia ha aumentato di circa 7 volte le risorse finanziarie. Oltre a Mare Nostrum, destina a beneficio dei clandestini altre risorse ingenti: 1 miliardo e 668 milioni, costo del programma di contrasto dell'immigrazione «irregolare» (2005-2012); 331,8 milioni, costo del controllo delle frontiere esterne (2007-2012); 111 milioni, costo del Piano Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno; 60.754.218,86, costo del Fondo Europeo per i Rimpatri (2008-2012); 158.601.586,56, costi dei centri di accoglienza Cda, Cpsa, Cie, Cara (2011); 979.622,21, costo manutenzione Centri di identificazione ed espulsione (2011); 45.422.981, costo progetti di cooperazione con i Paesi terzi in materia di immigrazione (2012); 3.312.000.000, costo complessivo annuale della detenzione in carcere di 23mila stranieri di cui il 95% sono clandestini o irregolari.


Questo crimine viene perpetrato con la collusione di un apparato propagandistico che legittima l'immigrazionismo, un'ideologia che concepisce gli immigrati buoni a prescindere e ne favorisce l'arrivo in massa incondizionatamente, finendo per condannare come razzismo la difesa del diritto degli italiani a beneficiare in via prioritaria delle proprie risorse in Italia, persino quando gli italiani non hanno più garantito il diritto elementare alla vita nella nostra casa comune. Il lavaggio di cervello viene praticato dalle forze politiche che, idolatrando l'euro e la prospettiva degli Stati Uniti d'Europa, favoriscono l'avvento di una società antropologicamente globalista e culturalmente meticcia, governati dalla dittatura finanziaria e informatica. Concepiscono la persona come un semplice tubo digerente senz'anima; la vita come un ciclo di produzione e consumo della materialità senza un senso trascendente; la società come l'insieme di soggetti che si connotano come «quantità» e «numeri», spogliati della dimensione della «qualità» e delle «identità»; la cultura come l'annullamento della «verità» e l'azzeramento della «civiltà», sostituiti dal relativismo e dal multiculturalismo.


A favore dell'immigrazionismo sono schierati la sinistra, che ha sostituito il totalitarismo comunista con il totalitarismo europeista, i catto-comunisti, sopravvissuti alla selezione delle identità politiche, i liberali alla Mario Monti, che antepongono la moneta alla persona, i cattolici inclini a porgere entrambe le guance al nemico, il settore della Chiesa che predica l'accoglienza illimitata perché beneficia dei sussidi destinati agli immigrati e agli italiani poveri.
L'ideologia dell'immigrazionismo corretto s'impone a partire dalla censura delle parole: mentre ovunque chi varca illegalmente la frontiera nazionale commette un reato e lo si denuncia come clandestino, solo in Italia non è reato e lo si definisce in modo neutro come «migrante». 


Coloro che governano l'Italia e hanno il potere di plagiare la mente degli italiani sappiano che discriminando gli italiani in Italia, anteponendo l'interesse degli immigrati (quando vengono assegnate loro le case popolari, i sussidi sociali e i posti all'asilo nido) o investendo cifre stratosferiche a beneficio dei clandestini, stanno seminando i germi del razzismo. Oggi ci hanno imposto che si è razzisti se non si concede di tutto e di più agli immigrati e ai clandestini.
Ma il vero razzismo è quello che stanno subendo gli italiani in Italia. E il vero miracolo è che gli italiani non si siano ancora ribellati. Ma ormai siamo al limite della sopportazione!


facebook.com/MagdiCristianoAllam

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domenica 20 aprile 2014

VORREI AVERLO FATTO I 5 rimpianti piu' grandi in punto di morte


Vi siete mai chiesti quale sarebbe il vostro più grande rimpianto se oggi fosse il vostro ultimo giorno di vita? Cosa vorreste aver fatto, cosa vi pentireste di non aver mai provato?

Bronnie Ware, un'infermiera australiana nella rete delle Cure Palliative per i malati terminali, che assisteva i moribondi nelle loro ultime 12 settimane, ha riportato per anni le loro ultime parole e desideri in un blog intitolato "Inspiration and Chai" che ha avuto un seguito talmente grande da convincerla a scrivere un libro intitolato “I 5 più grandi rimpianti dei morenti”.

Quando la Ware ha chiesto ai suoi pazienti di eventuali rammarichi, o su qualcosa che avrebbero fatto diversamente, sono venuti fuori molti temi comuni. Nessun accenno al non aver fatto più sesso o a non avere provato a fare sport estremi, ma il rimorso di non aver speso più tempo con la propria famiglia, coltivato le amicizie o cercato con più accortezza la via della felicità.

Questi i cinque più comuni rimpianti, secondo la testimonianza dell’infermiera:

5. Vorrei essere stato capace di rendermi più felice.

"Questo è un sorprendentemente comune a tutti. Molti non si rendono conto, finché non è tardi, che la felicità è una scelta. Sono rimasti bloccati nelle loro abitudini e nella routine. Il cosiddetto 'comfort' di familiarità si è espanso anche alle loro emozioni, perfino ad un livello fisico. La paura del cambiamento li fa fingere con gli altri e mentire a se stessi, convincendosi di essere contenti, quando nel profondo, non desideravano che ridere a crepapelle e un po’ di infantilità nella loro vita. "

4. Vorrei esser rimasto in contatto con i miei amici.

"Spesso non sono riusciti ad apprezzare quale privilegio magnifico fosse avere dei vecchi amici se non nelle loro ultime settimane e non sempre era stato possibile rintracciarli. Molti erano così concentrati sulle proprie vite che hanno perso per strada delle amicizie d'oro nel corso degli anni. Molti rimpiangevano profondamente di non aver dato alle amicizie il tempo e lo sforzo che si meritavano. Ognuno sente la mancanza dei propri amici quando sta morendo."

3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.

"Molte persone sopprimono i loro sentimenti in modo da mantenere il quieto vivere con gli altri. Di conseguenza, si accontentano di un’esistenza mediocre e non diventano mai chi erano realmente in grado di divenire. Come risultato, amarezza e risentimento diventano delle malattie che si sviluppano dentro. "

2. Vorrei non aver lavorato così duramente.


"Questo è venuto fuori da ogni paziente di sesso maschile che ho assistito. Si sono persi l’infanzia dei loro figli e la compagnia dei propri partner. Anche alcune donne hanno menzionato questo rimpianto, ma come se fossero di una vecchia generazione, molti dei pazienti di sesso femminile non erano stati capifamiglia. Tutti gli uomini che ho curato hanno rimpianto profondamente l’aver trascorso così tanto della loro esistenza a dedicarsi sfrenatamente al lavoro. "

1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita come volevo io, non quella che gli altri si aspettavano da me.

“Questo il rammarico più comune per tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e ripensano ad essa tirando le somme, è facile rendersi conto di quanti sogni sono rimasti insoddisfatti. La maggior parte delle persone non aveva realizzato nemmeno la metà dei loro sogni e doveva morire con la consapevolezza che era a causa di scelte che aveva compiuto. La salute offre una libertà di cui in pochi si rendono conto, fino a quando non la perdono.”

La Ware testimonia di come le persone alla fine della propria vita acquisiscano un’incredibile lucidità di visione e che noi tutti potremmo imparare dalla loro saggezza.

Come diceva il poeta Henry David Thoreau: “Vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto”.

Viviamo. Prima che sia troppo tardi.



http://www.newswiki.it/newswiki/salute/86-rimpianti-malati-terminali-alla-morte
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Vorrei Averlo Fatto Bronnie Ware

Vorrei Averlo Fatto
I cinque rimpianti più grandi
Bronnie Ware

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Avvicinai la sedia al letto di Lenny che giaceva addormentato e lessi per
un po’. Ma la mia mente era con lui. Dopo un poco si mosse e si accorse
che ero lì. Batté la mano sul letto in cerca della mia; gliela porsi. Sorridendo
scivolò nuovamente nel sonno e passò qualche ora. Di tanto in tanto si
muoveva e allora gli davo un sorso d’acqua o solo un bacio sulla mano.
“È stata una vita felice” disse piano nel silenzio, quando si svegliò. “È
stata una vita felice.” Si assopì di nuovo mentre lo guardavo amorevolmente.
Mi faceva male il cuore e qualche lacrima prese a scivolare lungo il mio
viso. Mi domandai perché non avessi optato per un lavoro più semplice
senza attaccamento emotivo. A volte era davvero troppo doloroso. Eppure
sapevo che un’altra attività non mi avrebbe offerto i doni che avevo ricevuto
grazie ai miei clienti.
“Mhmm, una vita felice” ripeté, aprendo di nuovo gli occhi stanchi e

sorridendomi. Vide le mie lacrime e mi strinse la mano. “Non preoccupar
ti ragazza mia, sono pronto.” La sua voce non era che un sospiro.
“Promettimi una cosa.”
Volevo singhiozzare, ma mi limitai a sorridergli attraverso le lacrime.
Non era un vero e proprio sorriso, solo il tentativo di una persona che
cerca di farsi coraggio senza riuscirci. “Certo, Len.”
“Non dare peso alle cose meschine. Non contano niente. Solo l’amore
conta. Se ti ricorderai che l’amore è sempre presente, allora avrai una vita
felice.” Il suo respiro si stava alterando ed era sempre più difficile per lui
parlare.
“Grazie di tutto, Len” riuscii a dire tra le lacrime. “Sono contentissima
che ci siamo conosciuti.” Sembravano parole così infantili in un certo
senso, perché c’era tanto altro che avrei potuto e voluto dire. Ma alla fine,
esprimevano i miei sentimenti nel modo più semplice. Mi chinai su di lui
baciandogli la fronte e mi accorsi che si era assopito di nuovo.
Rimasi seduta a piangere senza frenarmi. A volte basta solo togliere il
tappo alle lacrime per scoprire che ce n’è un’intera collezione lì pronta a
venir fuori. Non sai nemmeno per cosa sono. Avevo tolto il tappo e mi sciolsi
in pianto. Lenny continuò a dormire nelle ore successive. Poteva darsi che
non si sarebbe più svegliato. Quando non ci furono più lacrime, restai seduta
in silenzio, guardandolo con tenerezza. Poi ovviamente arrivò Roy.
Mi venne voglia di ridere, sapendo che Lenny avrebbe colto l’ironia
della situazione se fosse stato sveglio. Ma dormiva e il mio sorriso cortese,
con gli occhi rossi e stanchi per i litri di lacrime versati, diedero a Roy il
quadro completo della situazione. Lenny poteva non svegliarsi più.

dal libro Vorrei averlo fatto

estratto da libro da scaricare Rimpianto n5
http://cs.ilgiardinodeilibri.it/data/allegati/vorrei-averlo-fatto-rimpianto5.pdf

Non approfondiamo in questo post il motivo per cui sono diventati terminali,Quali cure distruttive
hanno dovuto subire, prima avveleniamo i pazienti fino al punto di non ritorno poi si cerca di sostenere
il paziente con l'assistenza delle cure palliative ci si preoccupa della situazione emotiva, IPOCRITI
un sistema sanitario IPOCRITA E ASSASSINO con la maschera della bonta'

Poi c'è il discorso dell'eutanasia da fare, ma perchè se uno è arrivato a un punto di nonritorno non puo' scegliere di morire? semplice perchè vogliono sfruttarti e guadagnarci su qualche mese in piu' qualche giorno in piu', questa la tristissima verita' , certo sono BUONI sono quelli BUONI

Antar Raja

http://altrarealta.blogspot.it