domenica 29 ottobre 2017

RAMBO

“In Vietnam ero responsabile per apparecchiature da milioni di dollari, qui non riesco nemmeno a trovare un lavoro come posteggiatore”. Stasera Rete4 trasmetterà per l’ennesima volta – siamo ormai nell’ordine del centinaio di repliche, credo – “Rambo” e questa è la frase di quel film che non solo più mi ha colpito ma che, a mio avviso, lo caratterizza. Certo, è un’americanata. La caduta dalla rupe con conseguente ricucitura a freddo del braccio è machismo reaganiano allo stato puro ma quel film, paradossalmente, trent’anni prima ha capito la condizione dell’uomo attuale. Di più, è la versione bellicista di “Un giorno di ordinaria follia”: Rambo, come il Bill Foster interpretato da Michael Douglas, è semplicemente un uomo che non solo non si riconosce più nel mondo in cui vive ma che, soprattutto, non ce la fa più.
E’ esasperato. E’ arrivato al limite della sopportazione. Dorme male. Campa di paranoie. Odia il suo lavoro, quando ne ha uno. Esce sempre meno. E’ sempre più misantropo. Intollerante. Razzista, per certi canoni narrativi molto in voga oggi. In una delle rare volte in cui disse qualcosa di intelligente, Matteo Renzi per attaccare i talk-show che a loro volta attaccavano il suo governo, pensò di umiliare loro e i loro conduttori dicendo che facevano meno audience dell’ennesima replica di “Rambo”. Aveva ragione. Il problema è che la ristrettezza mentale di Renzi riconduceva quel dato di fatto a un qualcosa di unicamente negativo, di sarcastico, di paradossalmente umiliante e sminuente: forse, chiedersi perché anno dopo anno, “Rambo” continua a essere visto e rivisto, potrebbe fungere da cartina di tornasole, invece che da battuta ironica. C’è solo un altro film, a mio avviso, che ottenga il medesimo risultato di successo senza tempo, “Una poltrona per due”.
In quel caso, siamo all’effetto contrario, visto che va in onda sempre e comunque il 24 dicembre: lo spirito natalizio che per una notte ti fa vedere le cose in un altro modo, quell’illusione un po’ disperata da ubriaco che gli inglesi chiamano il “last hurrah” e che ti fa essere Billy Ray Valentine e ti garantisce una valigetta con l’anteprima sul prezzo del succo d’arancia congelato, supremo atto di giustizia all’arroganza elitaria e truffatrice dei fratelli Duke e a troppi anni sulla strada a congelarsi le chiappe, fingendosi invalido, per sbarcare il lunario.

“Rambo” è altro, invece. “Rambo” è il tappabuchi perfetto, quando una serata non ha nulla da proporre, sia agosto o fine ottobre, ecco che i geni della programmazione lo tirano fuori. E sanno che faranno centro. I poveri Giannini e Floris ne sanno qualcosa. E non perché al 90% di chi lo guarda freghi un cazzo del militarismo ma perché il primo “Rambo” è un film tremendamente profetico sull’alienazione sociale e sulla distruzione di un sistema economico che l’Occidente stava per cominciare a costruire, pensando invece di essere alle prese con le magnifiche sorti e progressive di quella che sarà la grade rivoluzione in fieri: la globalizzazione post-Muro. Il Vietnam dei morti e del sangue per “Rambo” è un ricordo protettivo nel suo orrore conradiano, perché dentro quell’inferno sopravvivevano i valori reali e le amicizie vere: spazzate via, chi dalla guerra, chi dal cancro, chi da alcol e droga per riuscire a resistere in un mondo senza più riferimenti (ring any bell?).
“Rambo” ingaggia una guerra di trincea, partendo da un casus belli banale: uno sceriffo troppo zelante che non vuole vagabondi nella sua città, fosse anche solo per mangiare un boccone di passaggio. Vagabondi reduci, oltretutto: è quella bandiera sul giubbotto a farlo inquadrare subito come pericolo. E’ la logica del corpo estraneo ma non quello esogeno che arriva dai meandri dei nostri sensi di colpi, bensì quello che arriva dal nostro passato che quei sensi di colpi li ha generati: John Rambo, piangendo alla ricetrasmittente con il vecchio comandante, grida la sua rabbia per quella gente che al suo ritorno, in aeroporto, chiamava lui e i suoi commilitoni assassini, sputando loro in faccia e rinfacciandogli il napalm sui villaggi di civili. E chi oggi rivendica diritti , magari del lavoro, non più contemplati dai nuovi modelli di crescita, cosa è, se non un reduce che grida la sua richiesta minima, la sua pretenziosa e quasi insolente preghiera di dignità?
E quale concetto viene opposto a chi rivendica la sua identità rispetto all’altro che arriva in massa, disordinatamente e senza rispetto del passato di chi lo accoglie? Il senso di colpa per lo sfruttamento dell’Africa, per la vendita di armi, per le trivellazioni della grandi mayor petrolifere. Rambo è la cattiva coscienza di un Paese, lo stesso che vide protestare contro la guerra in Vietnam una generazione di hippies, a Barkeley come altrove, che poi è diventata – e continua ad esserlo – classe dirigente: in politica, nela cultura, nel giornalismo, nei cinema, nel teatro, nella musica. La stessa che continua a fare guerre in nome del modello di sviluppo che vorrebbe conciliare il fair trade con l’iPhone prodotto in Vietnam e venduto a 1.000 dollari ma che, contestualmente, si nasconde dietro le battaglie per i diritti civili e demonizza Donald Trump? La colpa è di Rambo, non di chi lo manda a combattere. E dei motivi per cui lo fa.

“Rambo” non è un film di guerra. Nè un film sulla guerra. “Rambo” è il segno dei tempi che stavano cambiando: non a caso, il produttore Ted Kotcheff, poi si imbarcò nei sequel sempre più patetici non solo per i risultati del botteghino ma per espressa “pressione” del Pentagono, il quale riteneva il primo “Rambo” un film sostanzialmente anti-americano al pari della canzone di Bruce Springsteen, anch’essa dedicata al Vietnam e anch’essa successo mondiale, “Born in the USA”. E allora via con i russi cattivi in Afghanistan, i valorosi mujaheddin e i vietnamiti infami che detenevano ancora prigionieri in guerra dopo decenni: cinema pieni e produzioni miliardarie ma, soprattutto, atti purificatori rispetto a quel primo sgarbo politicamente scorretto.
L’America che rinnega i suoi figli, dopo averli spediti a fare la guerra dall’altra parte del mondo per interessi precisi che non erano certo la salvezza del globo dal comunismo. E, infatti, in “Rambo” – a differenza di altri flm di successo sul Vietnam – le parole comunismo, Unione Sovietica, russi, non compaiono mai. John Rambo la sua guerra la sta combattendo con sé stesso, i suoi fantasmi e, soprattutto, la sua ragione di vita: quel Paese a cui ha dato tutto, amandolo e che ora lo rinnega. Anzi, peggio: finge che non esista. E allora, portato oltre limite, torna a fare l’unica cosa che sa fare, l’unica cosa per cui è stato addestrato e ritenuto degno di rispetto e riconoscenza: combattere contro quello stesso Stato-società che ha difeso, anche massacrando civili inermi in una guerra d’aggressione.

E vince. Salvo poi arrendersi, quando il muro diventa troppo alto da scalare. E, soprattutto, senza fare proseliti. O cercarli. John Rambo è solo e solo vuole restare: è la sua guerra, non una rivoluzione. E questo non a caso. “Rambo” è del 1982, “Un giorno di ordinaria follia” del 1993: undici anni ma, a riguardare indietro come cambiò il mondo in quel lasso di tempo, un’intera era geologica. Ma, alla fine, il messaggio è lo stesso: è giusto che tu ti ribelli, è giusto che vai fuori di testa. Ma da solo. Sii esempio di follia rivendicativa e giustiziera, sii idolo e riferimento, icona ed eroe nei giorni in cui tutto è buio: ma da solo, nel tuo disperato e disperante mondo di isolamento e paranoia. C’è un seme di rivolta in quei due film, altrimenti la gente non ci si sarebbe ritrovata così tanto, amandolo così tanto. Ma c’è anche un messaggio di redenzione nell’oblio solitario della resa al sistema. Io riguarderò “Rambo” stasera, per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta con occhi nuovi.
Perché, piaccia o meno, quello non è un film di guerra. O sulla guerra. E’ il traslato di un sistema che necessita di dire in faccia alle sue pedine che sono tali, perché soltanto facendole arrabbiare e mostrando loro le conseguenze dei loro gesti di ribellione, può domarle. E perpetuarsi. E temo che la stagione globale in cui milioni di potenziali “Rambo” disoccupati o sottopagati o drogati di oppiacei, con la casa pignorata e un divorzio sulle spalle, vagheranno per il mondo in cerca di solitaria e disperata riscossa da giorno del giudizio, sia cominciata: uomini soli all’assalto della fortezza. Quindi, destinati alla sconfitta. O, forse, all’avanguardia, se sapranno attendere e non perdere la testa. Perché il sistema appare sempre più come lo sceriffo di Rambo: spaventato. E consapevole di esserlo. Per questo alza la voce e mostra i muscoli.
https://www.rischiocalcolato.it/2017/10/stasera-riguardero-lennesima-volta-rambo-perche-ad-replica-lo-sceriffo-meno-paura.html
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sabato 28 ottobre 2017

Il denaro al servizio dell'umanità

Non potete vivere un giorno perfetto senza fare qualcosa per qualcuno che non sarà mai in grado di ripagarvi.

John Robert Wooden, allenatore di pallacanestro

Le scelte che fate tutti i giorni – specialmente se siete genitori, educatori, coach, manager – producono conseguenze non solo su voi stessi, ma generano impatti su molti altri individui e talvolta addirit- tura su intere collettività, anche se in larga parte dei casi non siete consapevoli di tali conseguenze. Quando accettate le modalità di pensiero mainstream (il pensiero condizionato dei media e della massa), anziché sostenere un modo di pensare differente, vi prendete la re- sponsabilità di trattenere in uno stato di sonno tutti coloro che vi circondano, in particolare i più giovani, che invece avrebbe fame di un nuovo modo di intendere la realtà, dove ricchezza e povertà assumono significati differenti.

La povertà non è un valore. La povertà è una condizione di cui vergognarsi e alla quale mettere riparo immediatamente. Ovviamente sto parlando di una vergogna costruttiva, che vi costringe a una reazione coraggiosa. L’uomo moderno non si vergogna più della sua povertà, anzi, la mette in mostra quasi fosse un principio morale di cui vantarsi, aiutato in questo dai discorsi di papa Francesco. Il povero viene esibito e compatito in televisione all’interno di trasmissioni che hanno la pretesa di illustrare “la difficile realtà di oggi”. L’intervistatore gioca sul senso di colpa dello spettatore, inviando un insidioso messaggio subliminale: “Il povero non è povero perché sta sbagliando qualcosa nell’interpretazione della realtà, ma è povero perché una società ingiusta – di cui tu, spettatore, fai parte – lo tiene nella povertà.”

Io non appartengo alla categoria dei motivatori, non sono un esperto di “legge di attrazione” né mi occupo di coaching; il mio scopo infatti non è il denaro e non voglio che lo sia per voi. In questo libro non vi insegnerò a vendere di più, ad essere competitivi o a inseguire i soldi. Vi darò i mezzi per trasformarvi, affinché i soldi arrivino a voi senza che dobbiate inseguirli, come conseguenza spontanea del vostro radicale cambiamento. Avendo realizzato già da tempo che solo il Sé – l’essenza profonda dell’essere umano – è reale, mentre tutto il resto fa parte di un’illusione olografica, il mio autentico scopo è portare altri alla medesima realizzazione, qualunque sia l’argomento che tratto nei miei scritti. Un uomo che sa chi è, è un uomo invincibile e di successo.

La ricchezza è unicamente la conseguenza dell’aver ottenuto delle progressive espansioni di coscienza. Nella misura in cui, giorno dopo giorno, vi identificherete sempre di più con il vostro autentico Sé e aprirete il vostro Cuore alla vita, il cambiamento di coscienza che avverrà in voi sarà di natura tale per cui risolverete in maniera definitiva le vostre difficoltà col denaro e otterrete tutti i soldi che vi occorrono per portare avanti i vostri progetti, ma... soprattutto... scoprirete finalmente quali sono questi progetti.

I tempi in cui colui che si realizza spiritualmente vive su una mon- tagna, vestito unicamente di un perizoma e bevendo una scodella di latte al giorno – nello stile di Ramana Maharshi – sono estinti per sempre. Chi si realizza oggi vive in città, usa lo smartphone e porta avanti progetti di successo, finanziati grazie al denaro. La libertà non riguarda il luogo in cui viviamo, come ci vestiamo o il mestiere che svolgiamo, bensì lo stato di coscienza in cui siamo. Io vi parlo della possibilità di essere un cittadino per bene, libero, ricco, al servizio dell’umanità e spiritualmente realizzato.

Io vi parlo della possibilità di essere un cittadino per bene, libero, ricco, al servizio dell’umanità e spiritualmente realizzato.

Negli ultimi anni, affrontare la questione dei soldi ha smesso di essere una scelta individuale per trasformarsi in un’urgenza sociale che coinvolge sempre più persone. Prima o poi tutti dovranno confrontarsi con la loro concezione di ricchezza e, volenti o nolenti, saranno chiamati a modificarla radicalmente... se vorranno sopravvivere. La crisi che incombe da anni sulla nostra economia – e che è ben lungi dal volgere al termine – svolge esattamente questa funzione: svegliare con un calcio nel sedere chi si era addormentato all’interno d’un lavoro stipendiato, chi si sentiva al sicuro alla guida della sua aziendina di successo o chi pensava di avere diritto a un lavoro solo per essersi laureato.

Non è infatti ammissibile che una società civile continui a sostenere una concezione della ricchezza che include il senso del possesso, la competitività e la paura di perdere denaro. Proprio affinché tale vec- chia visione possa essere finalmente messa da parte, l’esistenza sta mettendo in atto la “crisi perfetta”, un piano che pare studiato a tavo- lino con lo scopo di portare i cittadini a perdere progressivamente tutto ciò che hanno e diventare sempre più dipendenti dallo Stato. Chi uscirà dalla crisi sarà un uomo nuovo, libero, con una nuova visione del denaro e della vita in generale; gli altri... semplicemente non usciranno dalla crisi.

Il successo economico, in particolare in Italia – e ancor di più negli ambienti della spiritualità – sovente viene visto come un obiettivo indegno, ignobile, se non addirittura moralmente riprovevole. Ciò è dovuto principalmente alla cultura religiosa, che nei secoli ha condotto milioni di persone a credere che spirito e denaro non potessero coabitare nello stesso individuo. Se posso essere d’accordo sul fatto che l’attaccamento al denaro abbia origini “diaboliche”, non sono d’ac- cordo sul fatto che il denaro di per sé rappresenti qualcosa di diabolico, essendo il denaro unicamente l’espressione di un’energia che sta a noi utilizzare in maniera corretta. Con il fuoco potete scaldare o bruciare, lo stesso potete fare con il denaro.

S. Brizzi

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La Via della Ricchezza
Il denaro al servizio dell'umanità
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€ 15

lunedì 23 ottobre 2017

Perché ci si ammala?

“I batteri e i virus non producono malattia: è la malattia che li produce”

Non ci si ammala per colpa dei germi, dei batteri, dei virus, del destino o del patrimonio genetico. La genetica incide minimamente sulla percentuale di malattie e in gran parte ridimensionabili attraverso un corretto stile di vita. Il diabete e il cancro non arrivano dall’esterno: è il corpo che li sviluppa. L’obesità non si prende: è il corpo che accumula grasso. Il mal di testa, il mal di schiena, l’artrite, l’impotenza, non si prendono: sono tutte condizioni patologiche che il corpo sviluppa dal suo interno.

Ci ammala perché vengono violate le leggi naturali che ogni organismo vivente, a seconda della sua specie, deve rispettare. Quando la popolazione assume standard di vita sbagliati, viola le leggi naturali e si alimenta con prodotti industrializzati, le persone incominciano ad ingrassare, ad ammalarsi, a sviluppare i disturbi della civiltà moderna. Le malattie sono dovute a: tossine, caos elettromagnetico, stress psicofisico, ma soprattutto a causa della cattiva alimentazione dovuta a cibo cotto, industriale che causa carenze nutrizionali (nonostante la sovralimentazione) e le nostre cellule restano affamate e assetate per carenza di veri nutrienti.

Non ci ammala a causa dei virus o dei batteri. Se si espongono due soggetti al virus dell’influenza uno si ammala e l’altro no, perché? Perché l’organismo del primo non riesce a difendersi a causa di una condizione di debolezza del suo sistema immunitario e le tossine aggrediscono l’organismo. Quando l’organismo è intossicato, si abbassano i livelli di acidità del sangue. Il pH del corpo dovrebbe essere alcalino, quando invece è acido si è esposti al rischio di malattie. Se il pH è alcalino praticamente non ci si ammala quasi mai. Ogni individuo malato di cancro ha un pH basso, cioè molto acido.

Ci si ammala a causa delle radiazioni elettromagnetiche a cui si è giornalmente esposti. I campi magnetici interferiscono con la naturale vibrazione delle cellule, favorendo l’insorgenza di patologie anche tumorali.

Ci si ammala a causa dei farmaci i quali risultano essere responsabili della maggior parte delle malattie. L’ OMS dice che il 60% della malattie sono iatrogene, praticamente i medicinali generano più malattie di quante non ne curino. La presenza di malattie è direttamente proporzionale al consumo di farmaci. Più farmaci si prendono più ci si ammala, perché tutti i farmaci hanno effetti collaterali negativi, tossici, dannosi: sono veleni, le peggiori tossine, spesso mortali. I farmaci producono malattie perché eliminano i sintomi, non curano la causa. Tutti i farmaci, sia quelli prescritti sia quelli acquistati liberamente senza ricetta, sono causa di malattie e disturbi. La risposta alle malattie non sta nei farmaci: la malattia non arriva perché nell’organismo manca l’aspirina o l’antinfiammatorio.

Le malattie degenerative sono direttamente proporzionate al consumo di farmaci. Esiste un legame certo tra assunzione di farmaci e suicidi. La quarta causa di morte in America sono i medici sia perché prescrivono farmaci potenzialmente letali e sia perché eseguono interventi che si concludono con il decesso del paziente, o perché sbagliano diagnosi, o perché prendono decisioni scorrette e fatali. Il Journal of the American Medical Association nel numero 284 afferma: “Gli interventi chirurgici non necessari, gli errori medici, gli effetti collaterali dei farmaci ecc. causano lo stesso numero di morti della cardiopatie e dei tumori…”

Ci si ammala a causa di cattivi stili di vita: droghe, fumo di sigaretta, alimenti voluttuari, mancanza di esercizio fisico.

Ci si ammala per mancanza di serenità interiore: stress, ansia, depressione, gelosia, rancore, frustrazioni, preoccupazioni, pessimismo…

Ci si ammala a causa di mancanza di ideali positivi.

Gli europei ingeriscono ogni anno 170.000 tonnellate di aromi industriali e 95.000 tonnellate di glutammati (antischiuma, stabilizzatori di colori, antiagglomeranti, umidificatori, solventi, flocculanti ecc.). A causa di questo il 15% della popolazione europea soffre di allergie. Siccome le proprietà organolettiche degli alimenti naturali non sono fatti per durare nel tempo, il ricorso agli aromi naturali è sistematico. Allora succede per es. che lo yogurt alla fragola riporti la scritta “aroma naturale” in realtà è una pasta, ottenuta con una mescolanza di trucioli di un albero australiano fatta con acqua, alcol e qualche ingrediente segreto. Da questa ricetta, con qualche aggiunta, è possibile ottenere l’aroma del lampone, del cioccolato, di vaniglia e così via. E così si potrebbero trovare tracce di proteine del latte nel liquore alla noce di cocco, dei peptidi di glutine nella caramelle, nei corn-flakes, delle tracce di nocciole in un dolce al limone e così via.

Questa alterazione del gusto degli alimenti non è senza conseguenze per la salute delle persone. Anche se gli industriali garantiscono l’innocuità degli additivi impiegati, non dispongono di alcuna possibilità di verifica scientifica: controllare 20.000 additivi costerebbe troppo e richiederebbe tempi troppo lunghi. Né sono mai stati studiati finora agli inevitabili effetti delle interazioni fra i diversi prodotti chimici utilizzati. Gli industriali non hanno né i mezzi né il tempo per far testare tutti gli additivi impiegati. Per contro la gente, sempre più indaffarata ed in corsa con il tempo, ha difficoltà a cucinare ortaggi o cereali o di consumare frutta in modo sano e naturale, magari cercandola in qualche negozio bio un po’ più distante. E allora le allergie si diffondono e a guadagnarci sono le lobby dell’industria chimico-farmaceutica.

Ma non solo il corpo fisico è soggetto ad ammalarsi; si ammala anche la mente e la coscienza. Il corpo si ammala quando perde il suo equilibrio biochimico; la mente si ammala quando è pervasa da pensieri disarmonici e pessimistici; la coscienza si ammala quando perde la capacità di nutrire sentimenti, sensibilità, condivisione. Ma questo è un problema ancora più ampio e pericoloso che sula dal tema
Franco Libero Manco

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domenica 22 ottobre 2017

LE RELIGIONI SONO SISTEMI DI CONTROLLO

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L’ENERGIA SESSUALE, FONTE PRIMORDIALE DI OGNI GENERE DI CREAZIONE

Cos’è il sesso e cos’è l’amore? “Il sesso è una funzione biologica” dice Wikipedia. Per molti si tratta di un evento meccanico, che consiste nello stimolarsi per produrre piacere. Questa è una forma di sessualità rozza e primitiva, anche se la più diffusa. Gli animali sono esseri sessuali. Solo l’uomo ha il privilegio di poter sperimentare qualcosa di sublime: non il semplice incontro di corpi, ma l’incontro di anime. Questo è l’Amore!

Viviamo in un mondo dove l’essere coincide con l’apparire, in cui si dà grande risalto al sesso, alla sessualità, alla presenza e alla prestanza fisica; curiamo ciò che appare agli altri e trascuriamo quello che non si può vedere. Inoltre la gente ha paura di amare, perché l’amore rende infelici e porta con sé bugie e schiavitù. Costringe a un’infinità di compromessi, di strategie, di meccanismi al limite della realtà.

Dai reperti archeologici ritrovati, risalenti a migliaia di anni fa, emerge quanto il mondo femminile fosse ritenuto sacro. La donna, allora, era connessa ai ritmi del pianeta. Donava la vita, sapeva curare, medicare e guarire. La sessualità era libera e non esisteva la coppia in quanto tale. Non esisteva il possesso neppure della terra, che era di tutti, a maggior ragione di un uomo o di una donna. La gioia e la felicità era assicurata a tutti grazie alla libertà sessuale.

Questa, però, era la preistoria: con il passare degli anni e delle civiltà tutto è cambiato. La donna, considerata sacra, è stata convinta di essere colei che ha commesso il peccato originale. Nel corso dei millenni la sua sessualità libera è stata repressa, considerata malefica e pericolosa, al punto che milioni di donne sono state arse vive come streghe nei secoli più bui. Un olocausto mai riconosciuto e dichiarato.

Il risultato di questo scempio è stato rendere sia la donna che l’uomo confusi, smarriti, completamente soggiogati ai dogmi delle religioni, insoddisfatti e dominati dai sensi di colpa. Costretti ad accettare il principio della monogamia come unica possibilità di vivere l’amore.

Secoli di favole e storielle hanno educato le donne a credere nel sogno dell’unico uomo con cui vivere felici e contente. Secoli di repressione della parte femminile hanno illuso gli uomini di avere potere e supremazia, pronti a uccidere e a ritenersi padroni di qualcosa che non era di loro proprietà. Eppure, più amiamo e accettiamo noi stessi, più possiamo comprendere che le storie non devono per forza durare per sempre, e che il lieto fine non è stare insieme per tutta la vita, bensì amare in totale libertà. Quando l’amore è un desiderio consapevole, non si esaurisce semplicemente con l’atto sessuale fine a se stesso, ma libera un flusso di energia vitale che raggiunge anche gli angoli più reconditi del nostro essere e favorisce l’unione del mondo visibile con quello invisibile. E’ un atto che dona salute, creatività e ispirazione.



"L’energia sessuale è la forma di energia più potente di cui l’uomo può disporre. Essa è la spinta creativa è l’energia creativa per eccellenza. A seconda di come viene diretta, si può creare un Universo, un neonato, oppure si possono creare opere del genio umano: dipinti, scritti, musiche, intuizioni scientifiche e filosofiche. Può essere utilizzata per incrementare la propria attitudine ad amare e a soccorrere l’umanità". Ad esempio, tutta l’arte che l’umanità è stata in grado di esprimere è originata dall’energia sessuale correttamente incanalata verso i chakrasuperiori dell’uomo, anziché verso quelli inferiori. I chakra del cuore, della gola e della testa consentono lo sviluppo di maggior amore, creatività, genialità e intuizione. Perversione, fanatismo e guerre sono invece il risultato della medesima energia incanalata verso i chakra inferiori. L’essere umano, anziché mettere l’energia sessuale al servizio della propria volontà, ne è completamente succube.

Una metafora utilizzata dal Tantra dice che "il corpo è come un tamburo": cosa può farlo suonare più o meno forte?

«Non dipende dal battacchio, ma dalla struttura stessa del tamburo, e anche dalla consapevolezza che quel corpo ha di essere uno strumento o, addirittura, un’intera orchestra - spiega Sara Padovano, sessuologa e psicoterapeuta - Il piacere che proviamo quindi non dipende tanto dal partner, quanto da noi stessi: più ci conosciamo e abbiamo consapevolezza profonda di chi siamo e del nostro corpo, più il nostro suono sarà forte, e il piacere intenso»

Ma cos’è il Tantra? Si sente o si legge spesso dichiarare che il sesso tantrico è un’esperienza unica, una filosofia di vita, una dottrina che, in realtà, non ha nulla a che fare con le posizioni sessuali del Kamasutra. Il sesso tantrico permette al corpo e alla mente di liberarsi e di provare sensazioni intense, profonde, di vera e propria estasi. Si tratta di una pratica nata in India intorno al 400 a.C. con lo scopo di favorire la conoscenza e la maturazione di sé. A quel tempo, la sessualità veniva infatti utilizzata per unirsi all’altro e per accedere all’essenza della natura di una persona. La parola "tantra", di origine sanscrita, significa principio, essenza, sistema; veniva usata per indicare una serie di insegnamenti spirituali e le tradizioni esoteriche nate nelle culture religiose indiane. Col passare del tempo, il termine ha cominciato a indicare quell’insieme di pratiche e di rituali sessuali "esoterici" che hanno affascinato la fantasia degli occidentali e dei media.

Secondo il Tantra l’amore è sacro, in quanto l’uomo è la manifestazione terrena di un Dio (Shiva) e la donna di una Dea (Shakti). Perciò, quando una coppia è in unione tantrica amorosa sta avvenendo anche un incontro tra due divinità: quella che rappresenta l’energia maschile e l’altra, che rappresenta quella femminile. Il Tantra diventa quasi una meditazione a due, un invito alla scoperta di una dimensione sacra dei rapporti erotici, in modo che il corpo, l’anima e la coscienza vibrino all’unisono. Si può definire un inno alla vita e alla natura, la celebrazione del “qui e ora”, dove nessun aspetto viene tralasciato: l’interno e l’esterno, la gioia, la tristezza, la risata, il pianto, la rabbia, la fiducia, il dubbio, ombre e luce, tutto viene accolto.



Il Tantra non è né un corso di educazione sessuale, né un metodo contraccettivo. Nel Tantra ritroviamo l’innocenza del bambino, impariamo a giocare con la persona che amiamo senza rispettare nessuna scaletta, che ci priverebbe del vivere a pieno il momento presente. L’essere nel presente porta a un’apertura dell’anima. Il rapporto diventa vero e genuino, in quanto entrambi possono mostrarsi per quelli che sono realmente, senza nulla da dimostrare, nulla da difendere né da proteggere. Due esseri umani che stanno semplicemente vivendo una relazione autentica. Il tempo, gli anni o altre condizioni, non hanno più nessun valore, solo il momento presente ha importanza. Più accettiamo il rischio di essere semplicemente noi stessi, vivendo nel momento presente, più la nostra relazione si trasforma diventando forte, appagante e fiorente. Il Tantra è una profonda esperienza spirituale, in quanto ci riconnette con l’Assoluto, ricongiunge il nostro microcosmo con il Macrocosmo, la Terra con il Cielo, la sessualità con la conoscenza divina. Ci mostra un cammino spirituale che garantisce, se praticato costantemente, l’illuminazione.

Ognuno si apre completamente all’energia dell’altro. L’uomo che si avvicina a una donna lo fa con un atteggiamento quasi di adorazione, di contemplazione, perché solo attraverso la porta femminile potrà tendere all’infinito. La donna, dal canto suo, dovrà predisporsi a un collegamento di energia fra sesso e cuore. Tutto questo non si può ottenere in un solo giorno, è un processo che necessita di grande impegno.

L’uomo ha bisogno della donna e la donna dell’uomo… questa è una legge della natura.





Tina Camardelli

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venerdì 20 ottobre 2017

RISONATORE CRISTALLINO

«Risonatore cristallino» è un innovativo programma sviluppato dall'Advanced Mind Institute. Alla sua base c'è la frequenza di risonanza del cristallo di rocca 2675 Hz. Per ottenere l'effetto del dr. Holand, a questa frequenza è stata aggiunta la sua undicesima armonica (243.45 Hz). Nel corso delle sue ricerche il dr. Holand aveva scoperto l'effetto dell'unione di queste due frequenze sulle cellule patologiche: insieme combattono qualsiasi agente patogeno, cellule cancerogene comprese, e senza danneggiare in alcun modo la salute dell'organismo.


Alla base del principio d'azione dell'11° armonica c'è l'effetto di risonanza. Abbiamo visto che i cantanti d'opera possono, con la sola forza della voce, spaccare dei bicchieri di vetro. Anche l'effetto dell' 11° armonica si basa sullo stesso principio, ma al posto del bicchiere ci saranno le cellule patologiche.


Non NON affermiamo che questo programma possa combattere il cancro (non abbiamo a disposizione materiali che confermano o smentiscono questa tesi), ma in base alle ricerche da noi svolte ci siamo convinti che programma agisce negativamente sui virus, parassiti, funghi. A parte questo, la frequenza 2675 è adoperata da alcuni guaritori per la pulizia dell'aura umana. In internet si trovano dei diapason sintonizzati su questa frequenza, in grado di pulire l'aura e il corpo eterico. Anche in questo programma è usata la stessa frequenza dei diapason noti ai guaritori di tutto il mondo.

In questo programma sono stati altresì inseriti: un ritmo speciale della frequenza theta – 6.8 Hz - che secondo il dott. Rife, stimola le difese dell'organismo, e le frequenze del ritmo cardiaco mirate al rafforzamento del sistema cardio-circolatorio.

Il programma svolgerà un'azione positiva in caso di:

• sistema immunitario debole
• presenza di germi patogeni
• presenza di parassiti
• disfunzioni del sistema cardio-corcolatorio
• e inoltre, il programma rafforzerà in generale il vostro organismo.

Come usare il programma?
Dato che la frequenza di cristallo è un multiplo della frequenza dell'acqua, prima di iniziare l'ascolto accertatevi di non avere sete. E' importante, perché durante l'ascolto l'organismo si purifica dalle scorie, e se si riscontra una certa disidratazione, potrebbe verificarsi il mal di testa. Un eventuale mal di testa significa che il vostro organismo reagisce all'uscita delle scorie. In tal caso interrompetevi per un'ora e ripristinate la sessione più tardi.


Il programma «Risonatore cristallino» esercita un'azione più prolungata rispetto agli altri programmi: continua a lavorare sino a 48 ore dopo l'ascolto, perciò nel giorno di lavoro con questo programma si consiglia di non ascoltarne altri; questo aumenterà la sua efficacia. Se assumete degli alcolici fatelo almeno 12 ore prima di ascoltare il programma.
Come meditare?


Assumete una posizione comoda, chiudete gli occhi, fermate il dialogo interiore e già dopo alcuni minuti entrerete in un piacevole stato di rilassamento. Una persona media ci impiega circa 8 minuti. Prima di meditare è meglio bere un bicchiere d'acqua. Potete leggere di più su come meditare qui: come meditare in maniera corretta.

Si raccomanda di ascoltare questo programma con le cuffie, ma è possibile ascoltarlo anche tramite lo stereo (con le casse). In caso dell'ascolto tramite lo stereo l'effetto del programma sarà meno marcato.




Non si consiglia l’ascolto di questo programma ai malati di epilessia, ai portatori di pacemaker, alle donne in stato di gravidanza e ai ragazzi minori di 16 anni. Risonatore cristallino

vedi anche
http://altrarealta.blogspot.it/2017/08/antipatogeno.html

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mercoledì 18 ottobre 2017

Usi terapeutici della Cannabis

Non dovevo occuparmene più mi ero promesso di regalare alla pianta più boicottata dell’umanità un meritato e doveroso riposo. Invece…parlando con diverse persone ho potuto constatare quanto sia ancora radicata la disinformazione sulla canapa. Una disinformazione medica che mi ha costretto a riprendere in mano la questione e trattare una volta per tutte l’aspetto forse più importante della pianta: quello terapeutico.
A tal proposito esiste una documentazione faraonica: libri, articoli, antichissimi erbari, ricerche e pubblicazioni scientifiche, esperienze di volontari, ecc.
Tutto testimonia a favore della cannabis nella cura di patologie che vanno dai dolori muscolo-scheletrici, al glaucoma, dall’anoressia e depressione a malattie tremende come epilessia e sclerosi multipla, per non parlare del validissimo aiuto nell’alleviamento degli effetti secondari dei trattamenti chemioterapici nel cancro, come nausea e vomito, e negli stati debilitanti in caso di deficit immunitario
I risultati sono così entusiasmanti che oggi sperimentazioni mediche controllate sono iniziate in Stati Uniti, Germania, Spagna, Inghilterra, Belgio, Israele, Olanda e Canada. In quest’ultimo paese addirittura, l’Associazione Medica che riunisce tutti i 52 mila medici canadesi vorrebbe rimuovere dal codice penale l’uso personale della cannabis e sostituirlo con una semplice ammenda[1].
Cosa dire poi del recentissimo studio sull’abuso della droga da parte di una Commissione governativa inglese la cui conclusione è a dir poco incredibile: “Lo spinello dà meno assuefazione delle sigarette e dell’alcol[2]”. Non solo, il gruppo di esperti incaricati dal Ministro dell’Interno britannico per valutare i pro e i contro di un alleggerimento della legge sulle sostanze illecite, sostiene che la cannabis potrebbe addirittura fare bene alla salute: “l’azione cardiovascolare – spiega il rapporto – è simile agli effetti dell’esercizio fisico”.
Ma cosa sta succedendo?
Una delle piante più antiche viene prima messa al bando rendendola illegale per decine di anni - paragonata ad una droga tossica e pericolosa per la salute - per poi saltare agli onori delle cronache vivendo oggi un periodo di quasi religiosa redenzione.
Una redenzione ostacolata da pochi e osannata da molti per via delle altre numerose applicazioni pratiche da guinness dei primati. Dalla canapa infatti oltre a medicinali che funzionano, e questo basterebbe, si possono ottenere: carta indistruttibile, materiale tipo plastica, coloranti, solventi, tessuti resistentissimi, cordame e molto altro ancora. Per questo, molto probabilmente, è stata oggetto della più grande opera di boicottaggio mai realizzata nella storia a noi conosciuta. Una fitocospirazione da fantascienza, che se non lo avete ancora letto vi consiglio di farlo al più presto (Cannabis connection)
Questo recente riconoscimento è la presa di coscienza di un errore passato di proibizionismo gratuito - anche se di gratuito non ha proprio nulla - o la riabilitazione obbligatoria per via di un numero sempre maggiore di utilizzatori e di prove della sua efficacia, almeno in termini medici? La cosa certa è che oggi chi giova di tutto questo, tranne pochissime persone autorizzate dai rispettivi governi a fumarsi la “piantina”, sono le corporazioni chimico-farmaceutiche che approfittando della situazione stanno commercializzando prodotti di sintesi, i cosiddetti analoghi, che emulano il principio attivo della cannabis: il THC. Una emulazione che vedremo in seguito presenta qualche piccolo inconveniente.
Prima però osserviamo a livello fisiologico come agiscono questi cannabinoidi “colpevoli” degli eccezionali risultati terapeutici.
Il THC, come abbiamo detto è il principio attivo della cannabis, cioè quello che agisce direttamente sull’organismo. Per essere più precisi interagisce con un sistema detto cannabinoide[3] normalmente presente nel corpo umano, e produce i suoi effetti agendo sui recettori del sistema. I recettori sono delle proteine molto speciali che si trovano sulle superfici di determinate cellule. La droga, in soldoni, forma una specie di ponte, un legame con queste proteine e per così dire attiva delle funzioni cellulari interne molto precise. Sono stati identificati due tipi di recettore: il CB1 e il CB2.
I CB1 sono presenti sui neurociti encefalici e spinali come in certi tessuti periferici; i CB2 si trovano principalmente sulle cellule del sistema immunitario ma non nel cervello[4].
Questo è molto interessante: abbiamo recettori della cannabis sul cervello e addirittura nel sistema immunitario[5].
Per dover di cronaca è doveroso anche sottolineare che non esiste solo il THC, questo indubbiamente è il più famoso e il più presente nella pianta, ma esistono oltre 60 cannabinoidi diversi l’uno dall’altro. Al momento attuale non si sa molto sulle proprietà di questi cannabinoidi se non che sembrano essere privi di effetti psicoattivi e/o psicotropi sul cervello. Quindi l’ipotesi che anch’essi influenzino positivamente gli effetti terapeutici della cannabis senza però interferire sul comportamento umano non è da scartare.
In definitiva questi cannabinoidi di origine naturale interagiscono con parecchie funzioni organiche e sono in grado tra le altre cose di bloccare la liberazione dell’acido glutammico, il principale neurotrasmettitore implicato nella patogenesi dell’ictus[6]; liberare dopamina, un altro importantissimo neurotrasmettitore collegato alla capacità di controllare i movimenti, e tanti altri aspetti più sottili che sono in fase avanzata di studio. A proposito di studi: prima ho accennato alle numerose sperimentazioni che si stanno facendo in tutto il mondo. Bene. Le sperimentazioni per chi non lo sapesse sono sempre costosissime, e nessun istituto di ricerca si sognerebbe di spendere soldi senza la certezza matematica di un notevole tornaconto. Un tornaconto che si materializza molto spesso in un farmaco o una terapia. Nel caso della cannabis abbiamo, per il momento, due tornaconti sintetici: Dronabinolo e Nabilone. Ce ne sarebbero altri, come il Levonantradolo, l’HU-210, il SR141716A, ecc. ma per il momento sono disponibili solo per usi sperimentali. Per il momento però. Domani…è un altro giorno.
Il Dronabinolo, il cui nome commerciale è Marinol® è prodotto dalla Unimed Pharmaceuticals Inc., una compagnia della Solvay Pharmaceuticals Corporation. Il Nabilone detto anche Cesamet® è prodotto in Inghilterra dalla Cambridge Selfcare Diagnostics Ltd per conto della Eli Lilly & Corporation, quella del Prozac® per intendersi.[7]
Naturalmente a questo punto era d’obbligo spulciare i foglietti illustrativi di questi farmaci. Cosa secondo voi abbiamo trovato? Siamo sempre alle solite: svariati effetti collaterali! Fin qui nulla di strano, visto che non esistono medicinali di sintesi privi di controindicazioni. Però se vi dicessi che le reazioni avverse sono le stesse curate però dalla pianta naturale, come anoressia, depressione, astenia[8], la cosa non assume una aspetto tragicomico? Se uso per esempio la “cannabis sintesis” per aiutare un’astenia potrei vedere insorgere una depressione accompagnata pure da vertigini. Oppure, che ne so, per alleviare nausea e vomito provoco palpitazioni e/o ansietà. Interessante vero? Si cura da una parte e si pagano le conseguenze dall’altra! L’onnipresente rovescio della medaglia. Sicuramente il dritto sarà un basso costo di vendita al pubblico, giusto? Sbagliato. Una ventina di capsule di Cesamet® per esempio, costano 102 sterline circa[9]! E il Marinol è ancora più costoso[10]. Avete capito? Una singola pastiglia, per capirci, costa oltre 15mila di vecchie lire! Più che un dritto, mi sembra un altro rovescio! Il problema è che nessuno sta giocando a tennis, qui abbiamo a che fare con la vita e la salute, già precarie, di tantissime persone sofferenti.
Allo stato attuale quindi, abbiamo da una parte una pianta illegale a gratis che si potrebbe coltivare quasi ad ogni latitudine senza necessità di pesticidi e con un tempo di maturazione rapidissimo di pochi mesi, dall’altra dei prodotti sintetici che costano molto, richiedono diversi anni di studi e presentano inconvenienti secondari da non sottovalutare.
Cosa fare a questo punto? Legalizzare la pianta proibita per antonomasia, catalogata fin dagli anni ’60 nel campo delle “droghe senza alcun effetto terapeutico”[11], oppure continuare a non vederne i risultati in ambito terapeutico puntando esclusivamente nella chimica di sintesi? Secondo voi cosa opteranno i governi democratici dell’unione europea indirizzati magari dalle potenti corporazioni transnazionali della chimica e della farmaceutica? Una vaga idea io ce l’ho, non so voi…
Nessuno certamente vorrebbe una società in cui persone sane si spacciano per malati immaginari inventandosi patologie o peggio ancora falsificando esami per farsi prescrivere dal proprio medico una sigarettina farcita, o peggio ancora vedere malati che soffrono realmente di gravose patologie debilitanti che non possono utilizzare i derivati della cannabis se non da degenti ospedalieri, come sta succedendo oggi nel nostro paese. La farmacia del Policlinico Umberto I per esempio, ma questo è valido per tutti gli ospedali, può somministrare il farmaco derivato dal THC solo dopo il ricovero[12].
Non è questa una burocratica assurdità all’italiana?
Una persona in grado tranquillamente di seguire la terapia nella comodità del focolare domestico, magari con la vicinanza dei propri cari, si vede costretta a entrare nell’ambiente asettico e freddo di un nosocomio.
Speriamo allora che passi il recente Disegno di Legge che introdurrebbe l’uso terapeutico della cannabis. Questo almeno permetterebbe di trovare i fitofarmaci sintetici direttamente in farmacia, previa naturalmente ricetta di un medico del servizio sanitario.
Nell’attesa di questo Disegno concludiamo con una comparazione dal punto di vista pratico e farmacologico tra la pillola sintetica e la sempreverde pianta plurimillennaria.
Apro una parentesi doverosa perché i fattori influenzanti nel caso della cannabis naturale sono numerosissimi: stati d’animo della persona, quanto e come il fumo viene aspirato, quanta cannabis contiene la sigaretta, quanto THC è presente nella pianta, dal tipo di pianta, ecc.
Chiudiamo la parentesi e prepariamoci ad entrare in campo.
Il fumo di una sigaretta di cannabis rilascia in circolo oltre il 30% del THC totale, mentre per via orale, la pillola, è di 2 o 3 volte inferiore perché dopo essere stata assorbita attraverso l’intestino viene metabolizzata dal fegato prima di raggiungere il grande circolo[13].
Uno a zero per la cannabis e palla al centro. Per essere onesti ci sarebbe una punizione per la chimica se consideriamo le supposte rettali che bypassando il fegato permettono un maggior assorbimento del THC in circolo.
Una volta entrato nel torrente circolatorio il THC si distribuisce in tutto il corpo principalmente nel tessuto adiposo perché essendo liposolubile si scioglie solo nel grasso. Questa proprietà intrinseca della cannabis è un grosso limite per la formulazione dei preparati cannabinoidi, oltre a rallentare il loro assorbimento intestinale[14].
Due a zero e di nuovo palla al centro.
Per quanto riguarda gli effetti farmacologici della cannabis documentati finora sono relativi alle vie respiratorie. Uno studio del Western Journal of Medicine del 9 giugno 1993[15] afferma che chi fuma cannabis rischia malattie alle vie respiratorie per il 19% in più di chi non fuma, e che nessuna dipendenza e/o assuefazione fisica è stata dimostrata se non una sporadica dipendenza psicologica in alcuni soggetti. Dall’altra abbiamo gli effetti secondari del Marinol® e del Cesamet® visti prima.
Diamo un punto alla sintesi chimica perché non tutte le persone sarebbero disposte a utilizzare la pianta attraverso la sigaretta. Se però consideriamo che dei sessanta cannabinoidi naturali contenuti nella canapa, i prodotti farmacologici attualmente in commercio sono basati quasi esclusivamente nel Tetraidrocannabinolo (THC), l’unico con effetti psicotropi, tralasciando gli altri cinquantanove privi di attività sul cervello, è lecito pensare che al momento attuale la pianta potrebbe essere almeno sessanta volte più completa di qualsivoglia prodotto uscito da un laboratorio di ricerca. Calcolando infine i costi rispettivi decisamente incomparabili il risultato finale è di quattro a uno per la cannabis! Avrete capito che questa è una gara surreale perché se avvenisse realmente l’arbrito, rappresentato dalle lobby del farmaco, fischierebbe almeno due o tre rigori per la chimica espellendo magari qualche cannabinoide per “intervento” troppo deciso. Non ci resta che sperare quindi in una invasione di campo che metta fine una volta per tutte a questa assurda e controproducente rivalità.
Un “invasione pacifica” da parte di una maggiore consapevolezza che dia, anzi ri-dia, al malato il suo ruolo principale di essere vivente e che santifichi una volta per tutte uno dei diritti più importanti: quello della libera scelta terapeutica. Una scelta che spetta esclusivamente ai singoli individui e non alle organizzazioni sanitarie, tanto meno alle corporazioni; perché…una volta imboccata la strada terapeutica siamo noi a pagarne le conseguenze e/o goderne i benefici. Nessun altro!

Marcello Pamio

[1] ANSA 15 marzo 2002
[2] Il Corriere della Sera del 17 Giugno 2002
[3] Veniva usato per designare la famiglia delle sostanze chimiche presenti nella cannabis. Oggi abbraccia tutte le sostanze in grado di attivare i recettori.
[4] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord –www.cgil.it/org.diritti/fuoriluogo/Rapporto.htm
[5] Idem
[6] Inserto Salute di Repubblica del 16 maggio 2002
[7] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord
[8] Sito ufficiale MARINOL® www.marinol.com
[9] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord
[10] Idem
[11] Inserto Salute di Repubblica del 16 maggio 2002
[12] Trasmissione Report del 18 febbraio 2002
[13] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord
[14] Idem
[15] Tratto dal sito www.dica33.it




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martedì 17 ottobre 2017

... PERSINO LE STELLE SPARIRANNO

"Se hai paura di perdere, semplicemente non hai ancora trovato te stesso.

Quando lo farai ti calmerai, perché nella vita niente ci appartiene che possa essere perduto.
Un ladro metterà la mano nella tua tasca, la vecchiaia ruberà la bellezza, le malattie porteranno via le persone, persino le stelle spariranno dietro le nuvole, e noi siamo impotenti, malgrado abbiamo le leggi, le prigioni, le creme, le medicine, i telescopi...


Succede che le ricchezze tornano, che la gente riapre gli occhi, che il cielo si schiarisca... ma il diritto della proprietà è illusorio.
La vita è semplice e bella; non porta debiti e non promette nulla. E noi non stiamo qui con le mani vuote, abbiamo l’amore, tra le mani.

Quello non si perderà mai, non svanisce, non smette di esistere, malgrado le profezie che si esauriscono, le lingue che si metteranno a tacere e la conoscenza che diventerà vecchia.
(Boris Grebenschikov).

Olga Samarina FB
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lunedì 16 ottobre 2017

Elezioni irrilevanti: dopo, avremo il solito Governo dei Proci

Prepariamoci: non cambierà niente, in Italia, dopo le elezioni. L’ultima volta s’è votato nell’ormai remoto 2013. Un match concluso con la “non vittoria” di Bersani, la flessione del Cavaliere (bombardato dalla filiera mediatica Nato-Ue) e la squillante ma pletorica affermazione dei 5 Stelle. Risultato: governicchi di compromesso (da Letta a Gentiloni) intervallati dalla meteora Renzi, il finto rivoluzionario rottamatore, ben attento a non disturbare il vero manovratore finanziario, atlantico, europeo. Ora siamo alla parità perfetta di tre blocchi elettorali, ma sempre in assenza in proposta politica: nessuno si candida a sbloccare la situazione di crisi, innanzitutto economica e democratica. «Dato che abbiamo tre poli politici – Pd, M5S, Centrodestra – ciascuno vicino al 30%, consegue che, probabilmente, col sistema elettorale attuale (e non vi è impegno di mutarlo), frutto del lavoro della Corte Costituzionale su leggi elettorali incostituzionali, dopo le imminenti elezioni politiche semplicemente non ci potrà essere una maggioranza uscita dalle urne, un governo che sia espressione democratica», scrive l’avvocato e saggista Marco Della Luna, che teme l’avvento del “governo dei Proci”, i saccheggiatori di Itaca.

«Un governo dovrà però esser formato in ogni caso, perché lo esigono i “mercati”(=lobby bancaria) come condizione per continuare a comperare i buoni del Tesoro», scrive Della Luna sul suo blog. Quindi, aggiunge, questo nuovo governo post-elettorale «lo si formerà grazie all’intervento dei soliti “responsabili” – forse mediante un’alleanza tra Berlusconi e Pd (=lobby bancaria), col sostegno di Mattarella, dell’“Europa” (=lobby bancaria), dell’Eurogruppo (=lobby bancaria), del Fmi (=lobby bancaria)». Morale: «E’ il trionfo dei Proci, che saccheggiano Itaca e il palazzo di Odisseo approfittando della sua assenza e tramando affinché non tornasse più sul trono». Tradotto: sarebbe «la cuccagna della partitocrazia italiana, di questi partiti consistenti in coalizioni di comitati di affari per il saccheggio delle risorse pubbliche». Mano libera, ai “Proci”, grazie a «due leggi elettorali incostituzionali di fila», nonché «un Parlamento eletto incostituzionalmente». Fattori che «garantiscono che il popolo non possa scegliere chi governa». E così, «la partitocrazia si ritrova in una situazione che neutralizza gli elettori e lascia pertanto le segreterie partitocratiche (=coordinamenti dei comitati di affari) padrone di negoziare tra loro stesse le più opportune e redditizie lottizzazioni».

Tutto questo, aggiunge Della Luna, avverrà «sopra la testa della gente, creando governi servili agli interessi non-italiani dominanti in Europa e in generale in Occidente». Interessi, dice, a cui la palude italiana «continuerà ad appoggiarsi», per ottenere «sostegno e legittimazione», aspetti necessari a «portare avanti le sue pratiche ladresche e di svendita degli interessi nazionali». Se Della Luna non usa toni diplomatici, è difficile non convenire sulla serietà dei rischi che paventa: la Germania è alle prese con i primi incubi (il malessere incarnato da Afd per un’economia asimmetrica, votata all’export e basata sulla compressione di salari e consumi) ma per ora continua a dormire tra due guanciali, la Cdu e l’Spd, così come la Francia che – dopo il sedativo Hollande, strattonato dal super-potere oligarchico – ha scelto direttamente l’originale: Macron è un prodotto fabbricato in vitro e orgogliosamente rivendicato come tale dal suo padrino Jacques Attali, eminente supermassone reazionario, tra i massimi guru ispiratori dell’architettura neo-artistocratica, antipopolare e antidemocratica chiamata Unione Europea. E in questa situazione, con l’economia appesa ai diktat della Bce e della Bundesbank, l’Italia schiera Di Maio e Berlusconi, Salvini e Renzi, Bersani e D’Alema. Chi di loro arriverà a Palazzo Chigi? Non importa, è del tutto indifferente, sostiene Della Luna: per l’Italia non cambierà niente.


domenica 15 ottobre 2017

CAZZO CHE SCANDALO !

Sesso e Hollywood, niente di meglio per distrarre (a orologeria) un popolo di beoti dalla dura realtà

Non starò ad entrare nei dettagli della vicenda, visto che tutti i media stanno trattandola con la dovizia di particolari che si riserverebbe all’omicidio Kennedy. Vi basti sapere che, udite udite, mezzo mondo è sconvolto perché, in quel paradiso della morigeratezza dei costumi che risponde al nome di Hollywood, esisterebbe un produttore potentissimo ed erotomane che negli ultimi 25 anni si è scopato anche i comodini, garantendo ai suddetti dei ruoli più o meno prestigiosi in pellicole più o meno di successo, proprio grazie alla loro inclinazione a darla via e tacere. Cazzo, che scandalo! E chi lo avrebbe mai immaginato!? Ovvero, ciò che è norma da sempre anche nelle tv private di provincia, quelle che dalle 23 alternano spogliarelli a vendite di busti per sofferenti d’ernia, avrebbe dovuto vedere Hollywood esente e virginale eccezione?
Ma andate a cagare sulle ortiche, come si dice dalla mie parti. La questione grave, per quanto riguarda il caso in questione, è che Harvey Weinstein non solo sarebbe stato un predatore seriale ma anche – e soprattutto – colpevole in alcuni casi di stupro, uno di questi riguardante negli anni Novanta anche Asia Argento, la cui memoria è tornata miracolosamente a funzionare proprio ora a scandalo esploso (in tal caso, il vero mistero è come Asia Argento non solo possa recitare ma anche trovare qualcuno che la voglia concupire). E qui, fermi tutti: la violenza carnale è un reato odioso e se è stato commesso, il nostro Weinstein deve pagare. Ma ecco l’effetto collaterale:

1/ We see voices being silenced on Twitter every day. We’ve been working to counteract this for the past 2 years.

— jack (@jack) 14 ottobre 2017

“Combattiamo da due anni”, così il Ceo di Twitter, Jack Dorsey, ieri è tornato alla carica contro la violenza sul social network, promettendo nuove regole stringenti per mettere a tacere una volta per tutte l’hate speech che dilaga sul web. E la ratifica dell’impegno di Twitter contro i messaggi che incitano all’odio è arrivata proprio all’indomani dell’episodio che ha visto protagonista l’attrice Rose McGowan, a cui è stato temporamente sospeso l’account Twitter dopo un post di accusa a Weinstein. Dopo la denuncia dell’attrice e l’atto di boicottaggio contro il social di un gruppo di utenti donne a sostegno di McGowan, l’account è stato ripristinato. Le nuove regole per l’hate speech saranno annunciate la prossima settimana e, dice Dorsey, entreranno in vigore a breve. E vai con un altro bel giro di censura politically correct, applaudito in mondo visione in nome della lotta alla violenza sulle donne. E poco fa, la conferma: Weinstein è stato cacciato anche dalla Academy degli Oscar. Ora manca che gli tolgano la Fidaty Card dell’Esselunga e siamo a posto.

7/ New rules around: unwanted sexual advances, non-consensual nudity, hate symbols, violent groups, and tweets that glorifies violence.

— jack (@jack) 14 ottobre 2017

Due cose, poi, fanno pensare. Primo, l’utilizzo di massa di acutil fosforo che si è registrato sulla West Coast, fulmineo e devastante come gli incendi nella Napa Valley. Parte una denuncia riferita a fatti di anni e anni fa e, boom, mezza America che ha calcato i palcoscenici o ci ha provato è stata insidiata da Weinstein. Di più, nell’arco di un giorno e senza che queste accuse siano state comprovate, tutto il Paese che conta, ovvero chi fino al giorno prima lo trattava come Re Mida e gli leccava il culo, lo scarica senza pietà, bollandolo certamente come un mostro. In primis, guarda caso, i big del Partito Democratico, di cui Weinstein era munifico e ben gradito sostenitore, oltre che membro della potente lobby ebraica.
Il più classico caso di caduta rovinosa dalle stelle alle stalle, senza che alcuna giuria abbia ancora emesso una sentenza: a sua parziale difesa, Oliver Stone e Quentin Tarantino. Per il resto, peggio dell’Inquisizione spagnola. Secondo, dando un’occhiata al timing, l’effetto Strauss-Khan 2.0 dell’intera vicenda. Ripeto, al netto che per ogni produttore maiale ci sono almeno 10 aspiranti attrici senza remore pronte a concedersi senza doverselo nemmeno far chiedere, appare davvero strana questa epidemia di concupite che saltano fuori dal niente come funghi a decenni di distanza dalle presunte molestie. Qualcuno voleva farla pagare a Weinstein per qualcosa e il momento della vendetta è arrivato, magari in contemporanea con un cambio degli equilibri di potere a Hollywood che l’ha reso possibile?

Può essere, ovvio, l’ambientino non è certo quello di una parrocchia. D’altronde, accadde così – con le debite differenze – anche all’ex capo dell’FMI, Dominique Strauss-Khan, il quale pagò molto caro l’aver osato parlare, alla fine del suo mandato, della necessità temporale di un basket di valute globali come nuovo benchmark al posto del dollaro. Casualmente, un uomo potente e in grado di avere ciò che vuole, avrebbe deciso di stuprare una cameriera di colore in un albergo newyorchese. Di più, la stessa appariva una sorta di Mike Tyson in gonnella, mentre Strauss-Khan certamente non è un adone.
Non importa, nonostante apparisse chiaramente poco credibile sia la dinamica, sia il fatto che un personaggio simile avesse bisogno di stuprare una cameriera se colto dalla fregola, furono scandalo globale, pubblico ludibrio e manette. Salvo poi, finire tutto in una bolla si sapone. Titoli per le accuse? Un miliardo. Parziale riammissione al genere umano? Pressoché silente. Si tratta anche questa volta del classico “sbatti il mostro in prima pagina”? Temo di sì ma non per colpire Weinstein personalmente, lui è solo l’accelerante dell’incendio doloso. E un danno collaterale della rivoluzione in atto nella comunità ebraica USA. Partiamo da principio, magari da questi grafici:
i quali ci mostrano che il pubblico televisivo a pagamento negli USA è in netto calo, così come i titoli delle principali emittenti. Cosa vuol dire? Uno, la favolosa ripesa economica USA non è tale se si taglia, a questo ritmo, beni sì voluttuari ma da poche decine di dollari al mese, non certo spese pazze. Due, forse anche la credulona audience statunitense ne ha piene le palle di farsi prendere per il culo da canali pieni di film e telefilm idioti ma, soprattutto, da notiziari da fare invidia all’Istituto Luce. Quindi, per scatenare la cortina fumogena serviva qualcosa di forte, il mix più potente a livello sociale che non contempli lo sport, comunque tirato in mezzo dallo scandalo sull’inno nazionale.
E cosa c’è di meglio se non Hollywood e tanto, tanto sesso sporco? In effetti, il Paese non parla d’altro. Non parla della delirante campagna anti-iraniana lanciata da Trump (Teheran, a suo dire, sarebbe alla base della nascita di Al Qaeda), non parla della tensione sempre crescente con la Russia, tra sistemi missilistici NATO in Romania e l’obbligo di togliere le bandiere russe dall’ambasciata di San Francisco che ha fatto andare su tutte le furie Serghei Lavrov.

O, magari, tette e culi in ordine sparso e tocchicciate dal maialone potente di turno eviteranno che l’americano medio scopra questo:
cioè che, nel silenzio totale dei media, in Afghanistan gli USA sono in modalità combat come non si vedeva da anni. Il comparto bellico-industriale chiama e il Pentagono risponde. Lontano dai riflettori, però. E che dire dei continui morti civili nei raid USA in Siria al fine di distruggere covi e avamposti che potrebbero contenere materiale compromettente? Siamo al livello di oltre 200 alla settimana, tanto che Damasco ha chiesto ufficialmente la loro sospensione e Mosca un’inchiesta indipendente sul ruolo USA a Deir ez-Zor e nell’attacco chimico dello scorso aprile a Idlib. Stranamente, poi, è di oggi la notizia che nelle fasi finali della riconquista di Raqqa, uomini dell’ISIS si sarebbero arresi a miliziani ribelli siriani, i quali li avrebbero fatti prigionieri: le telecamere occidentali si avvicinano per testimoniare la liberazione della città martire, quindi Al-Nusra e soci hanno bisogno di una ripulita al curriculum. Come Weinstein, anche l’ISIS è stato abbandonato da tutti. Infine, alla luce di questo,
è meglio regalare all’americano medio torbide storie di set cinematografici e molestie o il fatto che i millennials statunitensi non siano mai stati così indebitati, creando di fatto una bomba ad orologeria nel già traballante impianto economico degli USA, costretto a utilizzare i danni degli uragani per evitare il lockdown sul tetto di debito?

E tornando a parlare di ISIS e doppiogiochismo, ecco dove entra in campo la figura di Weinstein come vittima perfetta. Se infatti il suo profilo di famosissimo e potentissimo produttore hollywoodiano garantisce appeal globale alla storia, è il suo essere eminente membro dell’ala liberal della lobby ebraica a fornire l’effetto collaterale favorevole a neo-con e falchi di Tel Aviv alla ricerca di riposizionamento. Se ovviamente il ritiro contemporaneo di USA e Israele dall’UNESCO è stato un segnale abbastanza chiaro di netta svolta anti-araba e anti-palestinese, ecco che l’altro giorno il canale israeliano Channel 2 ha mandato in onda un filmato che mostra un campo dell’ISIS proprio ai confini con lo Stato ebraico, sulle Alture del Golan.
Come dire, se stanno lassù in pace e tranquillità, qualcosa che non funziona in Israele e, soprattutto, nell’amministrazione Netanyahu, c’è di sicuro. E, a vostro modo di vedere, se non ci fosse un doppio fine e una palese volontà di bruciare politicamente qualcuno per ottenere una svolta dichiaratamente di destra che sostenga la lotta a Iran ed Hezbollah da combattere al fianco degli USA, quel filmato sarebbe uscito? Proprio ora e su una delle televisioni più viste in assoluto in Israele? La lobby ebraica sta riorganizzandosi e ai massimi livelli, l’ala liberal – come l’ISIS – non serve più. Anzi, va sputtanata per benino. La svolta è dietro l’angolo ed è svolta di guerra. Per questo, al popolo più beota del mondo va servita una storia che lo appassioni e lo distragga. Wag the dog, la solita vecchia ricetta.

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https://www.rischiocalcolato.it/2017/10/sesso-hollywood-niente-meglio-distrarre-orologeria-un-popolo-beoti-dalla-dura-realta.html

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LA LOFFIA PERFETTA

di Beppe Grillo

Ciò che conta è stare uniti, vicini vicini: la loffia perfetta ahahha! Oggi è un grande giorno. La pace più insperata è stata re-instaurata, l'amore cade come una pioggerella sottile, mondando nuovi e vecchi rancori, anzi, trionfando sui più antichi risentimenti. Oggi è il giorno dell'unione fraterna tra i più lontani fra tutti i rappresentanti del popolo. Il Paese aspettava da anni questo squarcio fra le nubi cupe dell’incomprensione, ed ecco spuntare un etere cristallino, la democrazia è salva. Il Parlamento ha ritrovato la sua unione e compattezza, unica garanzia per il perseguimento dell'alto (altro) fine cui è preposto.

I cittadini tutti, oggi, celebrano un miracolo italiano che si pensava appartenere oramai solo ad una azzardata e folle speranza. Così si realizza l’impossibile, così oggi è divenuto realtà. Forze politiche da sempre avverse si sono unite, concentrando tutti i loro sforzi e le loro capacità di mediazione, per raggiungere un obiettivo primario e realizzare la volontà dei cittadini.

Accantonati inutili rancori, dicotomie ormai desuete quali maggioranza/opposizione: Pd, Lega, Forza Italia, verdiniani et similia, convergono magicamente ed approvano una legge perfetta, inappuntabile, impermeabile a qualsiasi critica, proprio perché frutto di lunghe e condivise intese e prodotto della volontà granitica di donare ai cittadini lo strumento migliore per volare sicuri verso i seggi e scegliere il meglio per il Bel Paese.

Questo dimostra, al contrario di quanto capziosamente vorrebbe insinuare qualcuno, che nel momento del bisogno, quando le sirene dell'urgenza e del "bene" collettivo si fanno sentire, la politica C'È ed è all'altezza. Risponde in modo veloce, efficiente, coraggioso e, unita oltre ogni ostacolo ideologico, strategia e decenza, concretizza l'obiettivo.

Noi, oggi, siamo fieri di essere italiani. Grazie a tutti, e forse anche a Dio.




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venerdì 13 ottobre 2017

" IL PROGRESSO"

"La gente non capisce minimamente le forze che governano le loro vite. Non capiscono il senso della loro evoluzione. Ciò che si chiama il "progresso", ha fatto mettere l'uomo più in basso delle bestie che vivono in libertà.
La "bestia" mangia il cibo biologico, vive nelle condizioni climatiche adatte, si muove molto e non sta mai in ansia; questo modo di vivere oggi è accessibile soltanto ai miliardari in pensione. Mentre una persona comune lavora tutta la vita, con la lingua penzoloni, e poi muore di stress, riuscendo, bene o male, a pagare il buco in un formicaio di cemento. L'unica cosa che l'uomo può fare è avviare i propri figli nella stessa ruota."

Viktor Pelevin
LA RUSSIA ESOTERICA E SCIENTIFICA
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giovedì 12 ottobre 2017

QUANDO SIETE IN DIFFICOLTA’...

Non cercate il sostegno di coloro che non hanno mai sofferto e non conoscono il dolore. Coloro che parlano con gli slogan ottimistici: “Sorridi”! “Tirati su!” “Pensa positivo!”.

E non cercate il sostegno di coloro che hanno sofferto, hanno subito danni e sono rimasti cristallizzati nel loro dolore. Coloro che dicono: “La vita è dolore! Piangiamo insieme i nostri cari trapassati, la salute perduta, la felicità tramontata. Vieni qui, piangiamo insieme...!"


Cercate coloro che hanno sofferto ma hanno trovato forze di rialzarsi e di ricominciare a camminare. Con questi starete meglio. Vi insegneranno molto e vi porteranno verso la luce. Cercate quei feriti che hanno saputo rimettersi. I vecchi soldati. Solo loro vi possono insegnare come continuare a battagliare e sopravvivere.
I disertori piagnoni e gli ottimisti positivi, quelli che non conoscono l’odore della polvere da sparo, questi due categorie non servono a nulla nella lotta chiamata “vita."


(Anna Kiryanova)

La Russia Esoterica e scientifica


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QUANTE GENTE AMMAZZA LA MEDICINA CHIMICA (?)

QUANTE GENTE AMMAZZA LA MEDICINA CHIMICA (?)
Fatevi furbi...iniizate a disertare le farmacie.

Le autopsie rivelano che i tumori…
Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale»..
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni - si chiese Luigi De Marchi - in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente?
E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale.
Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?”.

Con quanto detto da Luigi De Marchi - confermato anche da autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia - si arriva alla sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno (o avevano) uno o più tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli.
In questa specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è risultato qualcosa di sconvolgente:

- Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;
- Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata;
- Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.[3]

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.
Nel corso della vita è infatti "normale" sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo.
Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente e con quello che mangiamo ce´ poco da stare allegri.
Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando la Vis Medicratix Naturae (la forza risanatrice che ogni essere vivente possiede) è libera di agire.
Secondo la Medicina Omeopatica , la “Legge di Guarigione descrive il modo con cui tale forza vitale di ogni organismo reagisce alla malattia e ripristina la salute”.[4]
Cosa succede alla Legge di Guarigione, al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla notizia del male?
E cosa succede all’organismo (e al Sistema Immunitario) quando viene fortemente debilitato dai farmaci?

Per “curare” il tumore oggi vengono utilizzati degli ‘agenti vescicanti’: prodotti militari usati nelle guerre chimiche.

Anche se la ”guerra al cancro” viene portata avanti con ogni mezzo dall’establishment, ritengo che ci sia un limite a tutto.

[1] Medicina kaput col mito del placebo?, Luigi De Marchiwww.luigidemarchi.it/…/educa…/articoli/01_medicinakaput.html
[2] Idem
[3] Conferenza “Medicalizzazione della vita e comunicazione sanitaria” del Dottor Gianfranco Domenighetti - già Direttore sanitario del Canton Ticino - tenuta il 22 novembre 2008 al VIII° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona.
[4] “Approccio metodologico all’omeopatia”, Dottor Roberto Gava, farmacologo e tossicologo, ed. Salus Infirmorum, Padova

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mercoledì 11 ottobre 2017

L’IMMANGIABILE

Ci sono cose immangiabili per l’anima esattamente come ci sono cose immangiabili per il corpo.

Ci sono le energie che non possono nutrire le energie di una persona. E se uno dei componenti delle energie umane non riceve il cibo per lungo tempo, muore.
Come il corpo fisico, così anche altre energie dell’Uomo Multidimensionale imparano a mangiare la spazzatura.
Per questo s’ammalano, cambiano le loro qualità, perdono l’integrità e si distruggono.


E ci sono delle energie incompatibili con la frequenza portante della tua esistenza. Tutto ciò che fa morire questa frequenza, è un’infezione, un veleno.
Le energie provocano le dipendenze, come la droga. La quale, tecnicamente parlando, è l’energia e stimola altre energie.
In particolare, la propaganda è una sorta di droga altamente distruttiva. I suoi pusher sono responsabili per la distruzione delle persone come i loro analoghi che spacciano la droga fisica.
La gente è molto meno protetta dalla propaganda che dalle sostanze fisiche. I propagandisti trasformano i loro ascoltatori nei junkie con i corpi sottili irreparabilmente distrutti.

(Maxim Pavlov)

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martedì 10 ottobre 2017

TUTTI IN PIAZZA!! LA SITUAZIONE E' GRAVISSIMA.

TUTTI IN PIAZZA!! LA SITUAZIONE E' GRAVISSIMA. VI CONVOCHIAMO DOMANI DALLE 13 DAVANTI AL PARLAMENTO ITALIANO!!

FATE GIRARE OVUNQUE PER FAVORE

Bene. Ci siamo. Per anni ci avete detto “Convocateci in piazza e verremo lì”. È arrivato il momento. Abbiamo sempre rispettato questa vostra disponibilità, senza mai abusarne.
Ma adesso abbiamo bisogno di voi. Di tutti. Lo dico anche a chi non vota Movimento 5 Stelle: siamo in piena emergenza democratica. Lega, Forza Italia, Pd e Alfano, stanno per mettere la fiducia alla Camera sulla legge elettorale, è un atto di imperio.


Significa che non potremo discutere nulla, ci impediranno di introdurre le preferenze, di fermare le accozzaglie, di eliminare le multi-candidature e una serie di meccanisimi che permetteranno a chi perde le elezioni di andare al Governo e a chi le vince di finire all’opposizione. E’ la peggiore legge della storia.

E’ una legge truffa, perché darà un risultato diverso dal volere del popolo, concepita da questa accozzaglia di partiti che non è in grado di vincere le elezioni senza imbrogliare. E questo credo che sia ingiusto e pericoloso, al di là che si sia del Movimento o meno.

E’ una legge tra l’altro che vorrebbe far piombare l’Italia nel caos favorendo l’inciucio Renzi-Berlusconi (con la benedizione di quel venduto di Salvini).

Ma non si può fermare il corso della storia con una legge. Credono di indebolirci, invece finiranno per rafforzarci, se saremo tanti e reagiremo.

Da domani iniziano i voti di fiducia in Aula alla Camera. Poi il voto finale sarà segreto.
Più faremo pressione in piazza, più quel voto segreto potrebbe far saltare la Legge. Noi dentro, voi fuori. E’ il momento di fermare questa vergogna. Pacificamente, ma come popolo.

Vi aspettiamo domani mercoledì 11 ottobre alle 13 in piazza Montecitorio.
Saranno due giorni di Aula molto duri. Se potete restate anche giovedì per il voto finale.
Lo dico ai nostri consiglieri regionali, europarlamentari, sindaci, consiglieri comunali attivisti e tutti i cittadini che amano questo Paese, lasciate quello che state facendo e raggiungeteci. Forza!
MOVIMENTO 5 STELLE
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domenica 8 ottobre 2017

Come mai gli italiani non si ribellano alle ingiustizie come fanno altri popoli?

Magdi Cristiano Allam - Di fronte alle ingiustizie gli italiani dimostrano di non essere un popolo unito: denunciano ma concretamente subiscono e si sottomettono

(Il Giornale, 8 ottobre 2017) - Come mai gli italiani non si ribellano alle ingiustizie come fanno altri popoli? È una domanda che molti di noi si pongono. Se gli stranieri sui mezzi di trasporto pubblici si rifiutano di pagare il biglietto e peggio ancora aggrediscono fisicamente il controllore, tutti noi denunciamo totalmente indignati, ma poi concretamente li si lascia fare e alla fine siamo solo noi italiani ad essere tenuti a pagare il biglietto. Se nelle nostre città talune vie, parchi, piazze o quartieri diventano pericolosi per la presenza di delinquenti comuni, spacciatori di droga, sfaccendati che molestano donne e bambini aspirando a violentarli sessualmente, noi denunciamo massimamente preoccupati ma poi concretamente finiamo per non frequentare più quegli spazi pubblici che, di fatto, diventano delle roccaforti della criminalità.
Nel novembre del 2011 con la regia di Giorgio Napolitano e l'avvento al potere di Mario Monti l'Italia è stata sottomessa a una dittatura finanziaria che, da allora, ha spogliato la democrazia del suo contenuto sostanziale e ha generato quattro governi non eletti dagli italiani. Nel 2013 la Corte Costituzionale ha sentenziato l'incostituzionalità della legge elettorale con cui sono stati eletti i parlamenti nel 2006, 2008 e 2013, ma a quattro anni di distanza il parlamento continua a legiferare, così come i governi e i capi di Stato designati da quei parlamenti continuano a operare come se non fosse successo nulla. Nel 2016 c'è stato il referendum sulla riforma della Costituzione. Il governo era per il “Sì” e ha vinto il “No”. Ma è stato riesumato un governo del “Sì” come se gli italiani non fossero andati a votare. Gli italiani hanno denunciato a viva voce, ma concretamente nessuno mette in discussione la legittimità del sistema politico o si sottrae all'osservanza delle decisioni assunte da questi governi.
A questo punto dobbiamo concludere che gli italiani che subiscono le ingiustizie limitandosi a denunciare ma senza ribellarsi concretamente, dimostrano di non essere un popolo unito. Massimo D'Azeglio all'indomani dell'unità d'Italia nel 1861 disse: «Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli italiani». Prendiamo atto che gli italiani sono un popolo che si sente appagato dalla denuncia fine a se stessa, che vuole accontentare tutti e non scontentare nessuno, che aggira le realtà che impongono delle scelte impegnative.
Se questo comportamento potesse tradursi nella salvaguardia della civiltà che da millenni ha comunque garantito la crescita demografica, lo sviluppo economico e la qualità della vita, dovremmo considerarlo saggio e lungimirante nel lungo periodo anche se spregiudicato e riprovevole nell’immediato. Purtroppo non è così. Noi oggi rischiamo di perdere ciò che resta della nostra sovranità nazionale, di essere fagocitati dal Nuovo Ordine Mondiale assoggettato alla grande finanza, la sostituzione etnica e la sottomissione all'islam. O gli italiani insorgeranno uniti o moriremo senza avere la certezza e l'orgoglio di chi siamo.
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sabato 7 ottobre 2017

CATALOGNA , PERCHE LORO SI E NOI NO ?

il caso della Catalogna è molto interessante proprio perchè, per presupposti, somiglia più di tutti al nostro. La Catalogna è solo una delle Nazioni senza Stato che è imprigionata all’interno del Regno di Spagna, che si trova così ad essere una aggregazione forzata di molte diverse identità. Per certo la Catalogna è la comunità più ricca e popolosa. Anche in Italia sono molte le realtà che vorrebbero liberarsi dalle catene unitarie (Sudtirolesi, Sardi, Toscani, Siciliani) ma la Padania è la più grande, ricca e popolosa. Si tratta in entrambi i casi delle aree economicamente più forti, di comunità divise in diverse entità amministrative e sottoposte a una forte immigrazione.

La Catalogna ha subito negli ultimi 50 anni una fortissima immigrazione interna (soprattutto dall’Andalusia) e straniera, proprio come la Padania. La Catalogna ha oggi una koiné linguistica comune riconosciuta; la lingua padana – ha dimostrato Salvi – presenta straordinarie analogie nella formazione storica, nella variegazione e nelle possibilità di sviluppo con quella catalana: le mancano solo una codificazione condivisa degli elementi comuni e uno sponsor politico. Anche il Paese catalano è fortemente frammentato a livello istituzionale nella comunità nota come Generalitat (Barcellona), in quella valenciana, nelle Baleari, in parte dell’Aragona, Andorra, nel Rossiglione francese e nell’enclave di Alghero. La Generalitat di Barcellona rappresenta circa il 40% del totale dei catalani e più della metà del loro Pil. Anche la Lombardia ha un terzo della popolazione padana e produce la metà del reddito. Anche la Lombardia conserva il vecchio nome con cui era storicamente chiamata la regione padana: un dettaglio indifferente ai più ma sicuramente entusiasmante per i cultori della specificità identitaria. Anche la storia soccorre il gemellaggio: la Padania è stata Stato in passato anche più volte e più a lungo della Catalogna. Come lei non ha mai smesso di aspirare a esserlo di nuovo.

Perché allora da noi non succede lo stesso? Perché la Padania continua a farsi derubare dallo Stato centrale? Perché la Lombardia e le altre regioni padane non riescono a strappare nemmeno una frazioncina delle libertà conquistate dai catalani? Perché Roma non è Madrid innanzitutto. Perché lo Stato italiano non riesce a rispettare neppure le proprie leggi e quelle briciole di autonomia che promettono. E poi perché Formigoni non è Pujol e continua a declinare la politica (e le sue ambizioni) in scala italiana.

Perché il gruppo dirigente della Lega (che pure ha avuto in passato più consensi degli indipendentisti catalani, e su tutto il territorio padano) non è mai davvero riuscito a “entrare nella parte” e ha sempre avuto come massima aspirazione quello di italianizzarsi. Pujol non ha mai perso tempo a organizzare Miss Catalogna, a comprare e vendere immobili e prati, non ha fondato banche che hanno scialacquato i risparmi dei militanti più convinti, non ha mai utilizzato i suoi voti e gli ideali della sua gente come merce di baratto per auto blu o per avere ciambelle di salvataggio per sciamannate operazioni gestionali. Proprio come era successo alla Lliga catalana, anche la Lega a un certo punto ha smesso di voler essere il partito di rappresentanza di una comunità intera e si è rifugiata nelle vecchie contrapposizioni ideologiche. Perché loro sì e noi no? Perché la lotta per l’autonomia è una cosa seria. Perché nella libertà bisogna crederci. Si deve lavorare seriamente.

Perché la libertà bisogna meritarsela. Perché i Padani non si sono ancora compiutamente resi conto né dell’abisso in cui stanno precipitando né degli enormi vantaggi che deriverebbero dalla libertà politica. Perché la nostra gente non ha ancora deciso di sbarcare da quella che Gianni Brera chiamava “la barca di cuiuni” per salire a bordo di un transatlantico di lusso chiamato Padania.

*Firmato Brenno, Anno XIII, N. 72 – Luglio-Agosto 2007 Quaderni Padani – 1 Perché loro sì e noi no?

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mercoledì 4 ottobre 2017

Le religioni non vi hanno detto la verità.

La morte e ' la tua grande amica, compagna, che ti fa amare intensamente, che ti fa desiderare di non perderti niente.

Le religioni non vi hanno detto la verità.

Ti hanno mentito, dicendo che al di là della morte c'è il paradiso: tutte le cose belle, gioie, benedizioni, liberamente disponibili.
Queste persone sono criminali, perche ' stanno distruggendo il tuo regalo.
Ti stanno dando la speranza di una vita migliore, molto piu 'appagante... dopo la morte, quindi perche' essere preoccupati per questo piccolo momento presente?

Perché  preoccuparsi di vivere intensamente?

Aspetta che arrivi la morte.
Nel frattempo vai a pregare in chiesa, nella moschea, nella sinagoga.
Tu vai ad ascoltare ogni genere di superstizioni e di stupidaggini, li chiamano sermoni, e continua a credere a quello che ti dice il prete.
E ' tutto quello che devi fare nella vita.

E non commettere un peccato, altrimenti potresti perderti il paradiso.

E se guardi nel profondo della parola " peccato," sarai sorpreso.

Significa niente gioia, niente risate, niente festeggiamenti, niente amore.

Tutto ciò che ti rende felice è condannato come peccato da qualche religione o altro.
Rimangono seri, con facce lunghe, noiose, evitate di vivere. Rinunciare alla vita, amore al sesso - rinunciare al mondo e andare in qualche brutta caverna sulle montagne, e aspettare li ' cantando qualche mantra - qualche meditazione trascendentale, o qualche preghiera " Ave Maria, Ave Maria."

Queste religioni ti hanno storpiato, ti hanno distrutto.

Sono davvero i messaggeri del diavolo.

Tutte le religioni del mondo sono messaggeri del diavolo, non di Dio.

Non c'è Dio, ma il diavolo puo' darsi

Forse esiste, altrimenti da dove vengono tutti questi teologi, predicatori religiosi, monaci, suore, madre Teresa, papa il, da dove vengono tutte queste persone?

Chi li ha mandati? Dev'esserci un diavolo. O forse non c'è un diavolo, ma queste persone sono  una cospirazione contro la gioia umana, il piacere, il comfort, il lusso.

Non c'e ' alcuna possibilita ' di un diavolo. Senza Dio, il diavolo non può esistere; egli è solo l'ombra di Dio.

Il giorno in cui ti ho detto: " non c'è nessun Dio," la sua ombra è scomparsa. Quindi è un comitato, non un diavolo, un comitato di tutti i vostri profeti, messaggeri, Messia, tutti inganni, vi hanno ingannatii, distruggendo la vostra vita in ogni modo possibile.

Non è la morte che distrugge la tua vita e ti tiene in illusione. Sono le tue religioni che distruggono la tua vita mantenendo l'illusione di quel che succederà dopo la morte.
Ti dico, non ti dimenticare mai la morte.
E' sempre li' al tuo fianco. Prima di morire , fai quello che ti fa stare bene.

Balla, divertiti fatti  'un po' di champagne.

se vivi completamente  non sarai disturbato della morte,
Quando  arriva, se abbiamo vissuto la nostra vita completamente e intensamente, saremo in grado di vivere anche la nostra morte, con la stessa intensità, con la stessa totalità.

Si ', in effetti la morte e ' solo una trasmigrazione, cambiamo la casa che e ' diventata fatiscente, e ' quasi in rovina, e si sta trasferiamo in una nuova casa, fresca, appena fatta, fatta per te.

La morte e ' solo un cambiamento.

Hai cambiato molte case, molti corpi, e sei ancora qui. Solo quando si diventa illuminati, allora il lavoro della morte è finito, perché dopo l'illuminazione non si va in un'altra  casa, non si va in un altro corpo.
Dopo l'illuminazione si  entra nell'assoluta  libertà, in un tutt'uno con tutta l'esistenza.

Sarai nei fiori, negli uccelli, nel sole, nella luna, sotto la pioggia, nel vento. Tu sarai ovunque.

Per diventare illuminati devi vivere questo momento senza alcuna esitazione, senza vivere a metà, vivi al 100%

Metti tutto in gioco.

sii un giocatore d'azzardo!

Rischia tutto, perche 'il prossimo momento non  e' sicuro che ci sara'.

Allora perche soffrire?

Perché preoccuparsi?

Vivi pericolosamente!

Vivi con gioia!

Vivere senza paura, vivere senza senso di colpa, vivere senza paura dell'inferno o dell'avidità per il paradiso.

Vivi e basta!




Osho

Capitolo 28. Morte non succede mai

Dal falso alla verità



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