domenica 26 novembre 2017

in Italia non governano più gli italiani, ma l'Europa. E non fa il nostro interesse


In un Paese come l' Italia, anestetizzato e abbindolato dalla propaganda e dalla disinformazione, non si è ancora capito in quale baratro ci hanno portato. E - per quanto possa sembrare incredibile - non lo hanno capito nemmeno quelli che ci hanno trascinato quaggiù. Intendo la classe politica.
Infatti, alla vigilia della corsa elettorale, sui giornali si leggono annunci di programmi mirabolanti che stanno per essere sfornati dai diversi schieramenti: dal taglio delle tasse alle pensioni, dal reddito di cittadinanza ai finanziamenti allo stato sociale, dai fondi per la scuola a quelli per lottare contro la disoccupazione fino al ritorno del famoso Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Bene. 

C' è solo un problema: le chiavi e il portafoglio di casa nostra sono ormai in mano ad altri. In Italia non governano più gli italiani.
In maniera molto chiara - quasi brutale - lo ha fatto presente ieri Sergio Fabbrini in un inciso del suo editoriale pubblicato dal Sole 24 ore, dove si legge: «I politici italiani continuano a pensare come se fossero all' interno di uno stato sovrano indipendente».
Attenzione, non sono parole pronunciate da un "pericoloso" sovranista, ma da un commentatore che - come il suo giornale - aderisce all' ideologia dell' Unione Europea. Rileggete quelle parole perché sono vere e drammatiche, sebbene quel commentatore - come la gran parte degli editorialisti dei giornali - ritenga tutto questo un gran progresso.
Bisognerebbe domandare agli italiani: a voi è mai stato detto che non siamo più «uno stato sovrano indipendente»? Vi è mai stata chiesta una chiara autorizzazione a disfarsi della nostra sovranità? Vi sono mai state spiegate le conseguenze?
Ci rendiamo conto che siamo praticamente sudditi della "Grande Germania" chiamata Unione Europea?
Per la verità alcune voci inascoltate lo hanno gridato ai quattro venti, ma sono state fulminate sui giornali con continue accuse di sovranismo, di populismo e di nazionalismo.

Oggi, in questa Italia, un Enrico Mattei verrebbe considerato un pericolo sovranista e nazionalista. Perché costruì l' Eni avendo come bussola il nostro interesse nazionale. Nel 2017 gli sarebbe impossibile. Il giornale della Confindustria ieri c' informava del «radicale cambiamento» che si è verificato ovvero che «lo stato nazionale non esiste più in Europa» (sic!). Ripeto: non sono parole di Salvini o della Meloni, ma degli stessi europeisti. È la realtà dei fatti.
Certo, in teoria è ancora in vigore l' articolo 1 della Costituzione secondo cui «la sovranità appartiene al popolo» italiano. Ma nella realtà non è più così. Lo abbiamo visto nel 2011 quando è stato rovesciato l' ultimo governo scelto dagli italiani e lo vediamo continuamente con la sottomissione alla Ue.

Quelli del centrosinistra sono stati così zelanti da andare perfino oltre ciò che l' Europa (o meglio: la Germania) chiedeva, attribuendo alle norme europee valore costituzionale. Giulio Tremonti in una intervista a Libero ha spiegato che «la sinistra italiana, tra il 2000 e il 2001» ha introdotto «non richiesta, nell' articolo 117 della Costituzione la formula della nostra sottomissione quando si afferma che il potere legislativo dello Stato è subordinato "ai vincoli derivanti dall' ordinamento comunitario", intendendo per ordinamento comunitario non solo i trattati, ma anche i regolamenti e le direttive europee».
È un' idea così geniale che ovviamente gli altri Stati d' Europa si sono ben guardati dal farsela venire. I volenterosi governanti italiani sono i soli ad averla escogitata.

Così siamo obbligati a recepire tutto, bail-in compreso e non importa se contraddice l' art. 47 della nostra Costituzione sulla tutela del risparmio. Ovviamente la decisiva perdita di sovranità c' è stata anzitutto quando abbiamo rinunciato alla nostra moneta, errore che paghiamo salatamente.
Eppure eravamo stati avvertiti anche da premi Nobel per l' economia, come Paul Krugman, che nel 1999, sul New York Times, scriveva: «Adottando l' Euro, l' Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera con tutti i danni che ciò implica».
Ecco la vera questione: non siamo più uno stato sovrano e indipendente, non abbiamo più una moneta e ci vengono imposte delle politiche e delle norme che fanno l' interesse nazionale altrui, non il nostro. 

Ci hanno ridotto a un fake Stato. Una colonia. La classe politica che ci ha portato a questo punto, e che adesso fischietta distrattamente facendo finta che esista ancora uno stato italiano sovrano e indipendente, deve rendere ragione di questa follia, alla luce dei risultati devastanti di questi anni.
Se le elezioni non affrontano questo problema saranno soltanto un altro modo per prendere in giro un popolo che è stato impoverito, ingannato, tradito ed espropriato perfino della sua sovranità.

di Antonio Socci


http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13282537/antonio-socci-elezioni-italia-non-governano-italiani-ma-europa-bruxelles.html

https://wwwmyblogsky.blogspot.it/2017/11/antonio-socci-in-italia-non-governano.html


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giovedì 23 novembre 2017

I MEDIA, MEZZO D'ISTUPIDIMENTO DI MASSA DEL POTERE

Dietro ai fatti di cronaca, sportivi e di puro intrattenimento che dominano i Media e la TV in queste settimane, si affacciano le tematiche che da sempre ossessionano l’uomo: sesso, soldi, sport e violenza. Echeggiano così due regole del celebre decalogo sulla manipolazione sociale, impropriamente attribuito a Noam Chomsky: mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità e stimolare il pubblico a essere compiacente con la mediocrità.

Dietro alla cornice del puro intrattenimento, si trasmette infatti alle nuove generazioni un modello basato sull’ignoranza e la mediocrità. Lo spettacolo, sempre più trash, funge anche da faro morale, estetico ed etico soprattutto per i più giovani. Chi “lavora” e vive di spettacolo, diviene un’icona e un modello da seguire, modificando pertanto gli usi e costumi della società (dal linguaggio alla chirurgia estetica). Vediamo in che senso.

La prima regola insegna come fare in modo che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo. La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile. La demonizzazione della cultura comporta un appiattimento di essa sui meri interessi promossi dalla società materiale.

Dopo aver livellato le classi sociali e aver garantito a tutti l’accesso allo studio, la cultura è stata svuotata progressivamente dall’interno con un’azione criminale tesa a rendere ignoranti gli studenti e incapaci di pensiero critico i futuri soggetti della società civile. Ciò che infatti dovrebbe essere alimentato – lo spirito critico e l’immaginazione – viene abbattuto fin dalla nascita in modo da creare cervelli in serie che si adeguino al consenso popolare. Anche il rifiuto o il senso di rivolta divengono puramente ideologici e riportati all’interno del pluralismo del sistema seguendo il metodo del Divide et Impera. Le zone di disturbo vengono isolate o distrutte e gli elementi di rottura posti sotto controllo.

Privilegiando la mediocrità si scoraggiano le nuove generazioni a investire sulla cultura e a perseguire i propri sogni. Ciò ovviamente non basta e subentra lo “spettacolo”, anch’esso sempre più svuotato, volgare e mediocre che offre come modelli coloro che ce l’hanno fatta: personaggi sempre più gretti, ignoranti, disinibiti, senza competenze.

Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ha come riscontro il fiorire di libri, film, musica e programmi televisivi spazzatura. I reality show, la TV generalista e l’imposizione di modelli sempre più triviali, soprattutto tra i più giovani, servono ad appiattire l’opinione pubblica su canoni estetici e culturali gretti, rendendoli di fatto un modello da ammirare e imitare. Un esempio sono i format di alcuni reality angloamericani − che sono stati poi copiati o trasmessi in tutto l’Occidente – in cui giovanissimi bevono, si sballano, vomitano, litigano prendendosi a botte e fanno sesso con sconosciuti. Costoro diventano gli idoli dei ragazzini che finiscono per imitarli, prendendoli a modello, seguendo persino i loro consigli che elargiscono nelle dirette sui social, dai salotti televisivi o nei libri che prontamente scrivono una volta concluso il reality di turno. Viene inoltre proposto il modello di bulimia sessuale e di immaturità sentimentale cronica in cui si sono ormai immedesimati anche gli adulti: ciò spinge tutti, indipendentemente dall’età, a pensare e ad agire come degli eterni adolescenti. E gli adolescenti sono ovviamente più facilmente “manovrabili”.

La saturazione illimitata del piacere ha dato vita a un nuovo essere umano, un adolescente perenne che segue esclusivamente la bussola delle proprie emozioni usando sempre meno la propria coscienza critica ed eludendo il ragionamento. Finisce così per credere a ciò che preferisce e gli piace, a ciò che “risuona” meglio, a chi lo convince perché riesce a far leva sulle sue emozioni, a chi lo rassicura ripetendo fino allo sfinimento lo stesso slogan. Vive di empatia e si adagia sui mantra del buonismo e del politicamente corretto che lo rasserena.

Il potere non è interessato a “emancipare” l’uomo o a renderlo “adulto” quanto semmai a controllarlo sempre meglio, indirizzando le sue scelte dopo essere penetrati nella sua anima, nel suo immaginario, anche attraverso lo spettacolo.
E. Perucchietti


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lunedì 20 novembre 2017

Lo psicofarmaco è terribile come la castrazione ....


Nel mio lavoro tutti i ricoveri obbligatori che mi arrivavano li rigettavo, così sono stato anche indagato. Quanti artisti per equivoci medici hanno passato molti anni della loro vita nei manicomi? Ad esempio Van Gogh, o Artaud sono stati internati, e molti altri ancora…


e quante donne…


Poi per le donne ci sono problemi particolarissimi. In manicomio ho trovato una donna che era lì da vent’anni (aveva 40 anni quando l’ho conosciuta). Da giovane aveva subito un abuso sessuale da parte del padre. La famiglia voleva coprire lo scandalo così negò tutto e lo psichiatra fece una diagnosi di delirio. Quella ragazza ha passato vent’anni all’interno di un manicomio finché io non sono riuscito a liberarla. Le donne sono state massacrate a tanti livelli. Szasz diceva ad esempio che il termine isterico, è stato totalmente inventato per tenere sotto controllo il femminile e la sua forza.

Nel mio lavoro clinico ho osservato che molti pazienti arrivano in seduta già con una prescrizione di psicofarmaci. Inoltre, la maggior parte delle Cliniche e Ospedali fanno largo uso di psicofarmaci nella loro terapia. Pensa possano essere utili alla terapia, al dialogo?

Io penso che gli psicofarmaci non servano a nulla, se non ad intossicare l’organismo.

Ho sempre lottato e discusso con le persone che ho incontrato nei manicomi al fine di togliere dalla loro vita gli psicofarmaci. Per un problema psicologico servono analisi e dialogo, come aveva ben sottolineato Freud con il suo lavoro. Il problema psicologico non richiede intossicazione e non richiede il drogarsi. Il farmaco è una droga legalizzata.

Edelweiss Cotti era lungimirante a tal proposito e tolse subito gli psicofarmaci dai suoi istituti. Senza psicofarmaci le persone sono lucide, discutono e sono avvantaggiate nella cura.

Gli psicofarmaci sono dannosi punto e basta.


Nelle cliniche psichiatriche di oggi le persone giovani vengono sottoposte a grandi quantità di psicofarmaci. A causa di questi sopraggiunge a volte il tremito parkinsoniano perché intossicano le vie nervose. Inoltre più prendono psicofarmaci, più si riducono male; più si riducono male, più gli psichiatri dicono che sono inguaribili, più la situazione peggiora.

Io ho visto persone che da anni prendevano psicofarmaci e che sono venute con me in parlamento europeo a difendere i loro diritti. Le persone spesso vengono messe nell’impossiblità di vivere in queste cliniche o negli ospedali.

Lo psicofarmaco è terribile come la castrazione, l’elettroshock, la lobotomia, ed altre nefandezze perpetuate nei manicomi.


Io, Cotti, ed altri, abbiamo detto che non bisogna sistemare la psichiatria, ma bisogna proprio eliminarla. La psichiatria è un metodo di controllo terribile e violento. Bisogna aprire un dialogo filosofico e socratico con le persone. Quella di Freud fu una grande rivoluzione. Si passò dal paziente-oggetto al paziente-soggetto interagendo reciprocamente attraverso la dialettica.
http://www.animafaarte.it/giorgio-antonucci/
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domenica 19 novembre 2017

Forza Orban! Forza Ungheria!

Victor Orban, Presidente dell’Ungheria nel suo appello al popolo ungherese parla di una élite occulta che attenta all’esistenza delle nazioni e conferma tutto quello che finora è stato definito “cospirazionismo”.

“Viviamo in una prigione totale e molti ancora non se ne rendono conto, plagiati dai media di regime. Tutti i fantasmi che qualcuno pensava fossero stati fugati – sulla scia di testi di storia completamente distorti, falsi ed alterati – stanno prendendo corpo, e sotto le mentite spoglie di agnelli che lavorano per una presunta e miracolistica unificazione europea, i mostri e gli spettri più cupi del passato stanno tornando minacciosamente a galla per una sorta di attacco finale ai popoli”.

L’uomo della sovranità, l’uomo che ha osato NAZIONALIZZARE LA BANCA CENTRALE e vietare i distruttivi OGM nel proprio Paese, l’uomo che è diventato un esempio e modello per centinaia di milioni di europei distrutti dall’usura internazionale e dal golpe masso-mafioso dei poteri occulti che dominano l’Europa, ha preso la situazione di petto ed ha parlato alla Nazione in diretta TV.

Senza peli sulla lingua, Orban, ha esordito parlando del Nuovo Ordine Mondiale e di cosa gli stati devono fare per liberarsi da questo diabolico cancro mondialista, proteso a distruggere non solo le nazioni e le costituzioni, ma le famiglie, “la Famiglia”, e gli stessi uomini.

Orban ha parlato di “debiti fittizi e inestinguibili” creati per espropriare la proprietà privata a milioni di cittadini occidentali e di guerre spacciate per missioni di Pace. Orban nell’occasione ha chiamato a raccolta tutta la Nazione, tutti gli ungheresi di buona volontà sono stati chiamati a dare il proprio contributo in termini pratici e di idee, per contrastare il male assoluto che vuol distruggere e schiavizzare la Nazione, come è già avvenuto con la Grecia ed in buona parte con Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Italia.

Forza Orban! Forza Ungheria! L’Italia e gli Italiani ora hanno un modello da seguire. E non esistono più alibi e mezze misure per nessuno.

Fonte: http://www.vivailre.it


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venerdì 17 novembre 2017

Salvare il salvabile... Fuga dalla UE e dalla NATO, al più presto!





Quando, per chi lo ricorda, uscì sugli schermi del nostro sventurato Paese 1997: fuga da New York di John Carpenter, regista di horror e fantascienza a basso costo con al suo attivo alcuni titoli preveggenti, (oltre a quello testé citato, l'inquietante Essi vivono), le immagini di quella pellicola ci sembravano fantasie lontane, fantascienza appunto.


Oggi, dopo decenni di sonno comatoso, anche l'italiano medio – quello che si agita per la sconfitta della propria squadra in trasferta, ma che continua a seguire imperterrito campionati truccati – inizia ad avvertire di essere precipitato in un mondo in cui la fantascienza è stata superata da una realtà mostruosa, tale da rendere 1984, di George Orwell, lettura di intrattenimento per scuole medie inferiori.

Certo, chi fa parte della casta collaborazionista (la categoria più odiosa è quella dei radical chic),vive sempre alla grande – o almeno crede – e ci dirà tutt'ora, citando un articolo di Repubblica, che questo è il migliore dei mondi possibili, il regno della libertà e della democrazia, dove chi non può avere figli avrà persino un utero in affitto (e chissà se chi non può permettersi nemmeno un monolocale, potrà permettersi almeno quello...); con tanto tempo libero a disposizione da impiegare nei viaggi, nello yoga, nella meditazione, neibotox party, in cui ci si inietta un po' di botulino antirughe per apparire eternamente giovani.

Ma sorvoliamo sui rentiers e altri dorati cascami umani assimilabili: essi non pagheranno mai, per il semplice fatto che siamo noi a pagare per loro.

Passiamo alla classe media, o meglio ciò che ne rimane.
Chi – beato lui, perché oggi la schiavitù è una conquista - ha ancora un lavoro, tenta di esorcizzare la realtà con uno scambio di battute davanti alla macchina del caffè dell'ufficio sull'ultimo programma visto in tv; con un tradimento coniugale organizzato via smartphone(di marca, per carità!); oppure rifugiandosi nell'effige del salvatore di turno: Cristo è passato di moda, ora ci sono Grillo, Renzi, o qualunque uomo-immagine fabbricato dal sistema di potere per infinocchiare i diversamente intelligenti. Deluso anche dal movimento cinque stelle, visto l'impoverimento inesorabile, voterà il nascente cinque stalle.

Chi, invece, un lavoro non lo ha più, se ha potuto è emigrato, se non ha potuto, vive a ricasco di qualcuno (“per farsi amare” diceva Flaiano “bisogna farsi mantenere”); oppure è riverso in qualche angolo di strada da dove la visione della realtà non è offuscata dalle luci della televisione e dove “la durezza del vivere” che predica Monti (naturalmente per gli altri), gliene ha tolta anche la voglia.

Tuttavia, persino chi la propaganda, scientemente fin dai banchi di scuola, ha annichilito nelle proprie capacità di essere razionale – sempre che tra i bipedi a stazione eretta tali facoltà esistano (come qualcuno ha scritto, la migliore prova che esista vita intelligente nell'universo è che nessuno ha mai cercato di contattarci) – si rende conto che si sta materializzando un vero e proprio incubo e che le spiegazioni ufficiali – della tv, della stampa, dei governi - stridono con l'enormità dei fenomeni in corso: non ultima l'invasione programmata per sostituire gli attuali popoli europei.

Quali sono queste spiegazioni ufficiali?
Be', la corruzione continua a spiegare quasi tutto. Sono tutti ladri: è per questo che dopo i quaranta cadono i capelli; il resto è dovuto alla cattiveria di Putin. Oltre siffatti “ragionamenti”, adatti alle classi differenziali del secolo scorso, c'è solo la globalizzazione, un altro concetto onnicomprensivo e spacciato per naturale, inevitabile e non storicamente determinato dai poteri dominanti.

Eppure, se esistessero in giro cervelli in grado di articolare un pensiero, ci si sarebbe posta una semplice domanda: come mai la corruzione c'è sempre stata, ma prima si stava meglio?

Certuni, anche grazie all'opera divulgativa di sparuti intellettuali, hanno capito che l'euro c'entri qualcosa. Ma quasi nessuno è andato avanti nella spiegazione. Del resto, andare avanti può costare la reputazione, la carriera, la vita: dipende quanto avanti si va e il coraggio – scriveva Manzoni - “uno non se lo può dare”, specialmente in un Paese, citando Longanesi, in cui sulla bandiera nazionale, dovrebbe essere scritto, a caratteri cubitali: “Tengo famiglia”.

E così, ben pochi hanno cominciato ad allargare l'orizzonte dello sguardo: l'italiano soffre di miopia e più di quanto gli è vicino non riesce a vedere.

Qualcuno, timidamente, ha cominciato a tirare in ballo l'Unione Europea, ma come se si trattasse di un'entità indipendente e non di un progetto americano, teso - all'indomani della seconda guerra mondiale - a mantenere in pugno l'Europa occidentale, impedendo di fatto che potenze antagoniste agli Stati Uniti potessero contenderne il dominio e, soprattutto, saldare i propri interessi con quelli russi, come è naturale vista la prossimità geografica.

In particolare, l'intendimento americano è stato – ed è - quello di impedire che la Germania si avvicini alla Russia e che rimanga strettamente legata al carro atlantico. L'euro è nato anche a tale scopo: favorire l'economia tedesca per dare alla Germania una posizione di predominio in Europa (precisamente di sub-dominio rispetto agli USA), che la distogliesse dalle tentazioni di pericoloseliaisons con la Russia. Ed è, ovviamente, una delle principali ragioni per le quali la nefasta unità monetaria non viene smantellata (in questo modo, tra l'altro, lo Zio Sam, quando deve il cattivo in Europa, si traveste da tedesco e gli fa fare il lavoro sporco...).

Una volta per tutte, bisognerebbe far comprendere ai sonnambuli che ci circondano che non esiste “L'Europa”, né mai esisterà: essa è pura mistificazione della propaganda. Si tratta soltanto di una propaggine del declinante impero americano.

In tale quadro, l'Italia è l'ultima delle colonie, il Paese servo per eccellenza, un Paese che non decide nulla e con una classe dirigente, politica e imprenditoriale, non corrotta perché rubi, ma corrotta perché collaborazionista e nemica della propria nazione e quindi degli interessi della maggioranza. Nel suo libro Omaggio agli italiani, la compianta Ida Magli ha raccontato come la nostra storia sia quella dei continui tradimenti delle élites ai danni dei governati, cioè nostri.

Purtroppo, è l'inevitabile portato storico di un processo di unificazione eterodiretto da potenze straniere, mistificato dai miti del Risogimento e risoltosi con una annessione del Meridione e nessun serio tentativo di creare una coscienza nazionale, pericolosa perché avrebbe potuto fare del nostro Paese una potenza autonoma e scomoda nell'arena geopolitica internazionale.

È qui, in questa mancanza di una visione storica elementare, che cadono gli illusori movimenti “sovranisti” – del resto praticamente risibili – che vorrebbero attecchire nella penisola.

Come ha scritto Gianfranco La Grassa, viviamo in un periodo che assomiglia agli ultimi decenni dell'ottocento, quando un altro impero, quello inglese, stava inesorabilmente declinando, a fronte dell'emergere di potenze antagoniste, su tutte gli Stati Uniti. E, oggi, sono proprio gli Stati Uniti che tentano di difendere la propria traballante supremazia, trasformando l'Europa in un fortino anti-russo, con una incessante espansione della Nato verso oriente, cercando di resistere, inutilmente, al vento inarrestabile della storia che sta proiettando nuovi attori globali (in primisRussia e Cina) verso il palcoscenico di un mondo multipolare.

Con tanti saluti all'eccezionalismo dello Zio Sam, è giunta l'ora che faccia le valigie e torni al di là dell'Atlantico a mangiare hamburger.

Ma lo Zio Sam non si arrende così facilmente: sta facendo di tutto per ritardare il suo ritiro nell'ospizio della storia e ha messo in opera lastrategia del caos.

Il caos, infatti, è scientificamente organizzatoai confini dell'impero, per ostacolare il coagulo di nuove alleanze geopolitiche in funzione anti-americana che potrebbe ulteriormente accelerare la caduta della superpotenza yankee.

Regimi strategicamente importanti sono destabilizzati e rovesciati mediante falsi rivolgimenti spontanei, promossi e finanziati da ONG coordinate dalla CIA (il caso delle varie “primavere”, come dell'Ucraina); oppure manipolando il terrorismo - così come avviene almeno dagli anni settanta, quando la famigerata strategia della tensione insanguinò l'Italia con la messa in scena di opposti estremismi, per dar luogo a una restaurazione autoritaria decisa a Washington.

Secondo questo disegno, attraverso ripetuti attentati terroristici e l'invasione demografica è artatamente creata instabilità sociale nelle colonie europee, al fine di indebolirle e meglio controllarle, rendendo ancora più improbabile che si riorganizzino dal punto di vista geopolitico.

Intanto, la distruzione delle organizzazioni statuali prosegue senza sosta, mediante la cessione della sovranità residua ad organismi sovranazionali centralizzati, non eletti democraticamente e controllati dalla longa manus di Washington.

Avanza, di conserva, la distruzione dell'identità dei popoli e del legame con il proprio territorio (l'incentivo all'emigrazione, o alla “libera circolazione”, come è chiamata nel linguaggio propagandistico, va proprio in questa direzione); e l'annientamento dei popoli stessi, fisicamente sostituiti con immigrati di culture differenti e inassimilabili, in modo da costruire un mosaico multietnico di interessi contrastanti e inconciliabili in nome di un interesse comune, che si riconosca in un territorio e voglia difenderlo. Il progetto imperiale prevede, infatti, anonimi territori coloniali, sprovvisti di storia comune e abitati da individui sradicati in perenne conflitto tra loro.

Anche i generi sessuali sono moltiplicati per aumentare divisione e conflittualità e l'omosessualità è salvaguardata e promossa perché – come aveva intuito la Magli ne La dittatura europea - è un modo astuto di sterilizzare la razza bianca (i mussulmani sono refrattari alla propaganda gay).

Dal punto di vista dell'ingegneria sociale, il progetto imperiale prevede la cancellazione della storia e della geografia (ecco la ragione per cui lo studio di quest'ultima è stata abolita dalla riforma Gelmini). Il modello della società globale è costituito da internet (tecnologia nata in ambito militare – Arpanet il suo nome originario - non a caso resa disponibile gratuitamente): una indistinta e virtuale rete mondiale (World Wide Web), abitata da un essere umano de-territorializzato, che esiste appunto in questo non luogo geografico e in un eterno presente, creato mediante la simultaneità degli scambi (tempo e spazio sono dimensioni collegate ed internet annulla l'una e l'altra).

Internet, ad oggi, è stato il più intelligente – direi geniale – cavallo di Troia della globalizzazione.

Geniale anche come strumento di controllo totale, capace addirittura di dare al suo utente controllato l'illusione della libertà e di ottenere spontaneamente, anzi con voluttà, informazioni sensibili che una volta i servizi segreti dovevano sudare sette camice per carpire. Neppure l'istituzione della confessione era arrivata a tanta perfezione. (Se si vuole avere un'idea di che cosa sia questo grande fratello, così amato dai sudditi, che accumula dossier particolareggiati su ognuno di noi e il cui utilizzo è incentivato in ogni modo, si legga Il potere segreto dei matematici, di Stephen Baker).

E prosegue, altresì, il saccheggio e lo sfruttamento economico delle colonie europee. Le bombe demografiche, con l'arrivo di un esercito di nuovi schiavi, oltre a creare il caos e lo sgretolamento del tessuto sociale, tengono alta la disoccupazione, portando i salari sempre più al ribasso e scatenando una guerra fra poveri.

La pressione demografica e la diminuzione del gettito fiscale, dovuto all'alto numero dei disoccupati e al calo dei salari, generano ulteriori pressioni sulle casse degli Stati perché si privatizzino pensioni e sanità, ormai economicamente insostenibili.

Nell'ottica imperiale, infatti, tutto deve essere privatizzato, naturalmente a esclusivo beneficio dell'impero e dei suoi collaborazionisti e scherani. (In questo delirio acquisitivo dell'homo habensamericano si è arrivati addirittura a brevettare le specie biologiche esistenti in natura).
In ultimo, di pubblico non esisterà più nulla e gli Stati esisteranno solo in funzione di esattori delle imposte per conto dell'impero.

La sottomissione di un impero così vasto non si ottiene soltanto con la forza militare e la compiacenza delle élites a libro paga, ma anche con quella dei sudditi. In questo gli americani sono indiscussi maestri, padroneggiando come nessuno le sottili armi della propaganda, di cui Holliwood è stata per molto tempo la punta di diamante.

La colonizzazione culturale ha sempre accompagnato la penetrazione americana – altro tema che i cosiddetti sovranisti nostrani non comprendono – e fa più danni un telefilm americano di un discorso di Renzi a reti unificate.

Questa penetrazione subdola e melliflua, attraverso l'intrattenimento, ha ormai contaminato la nostra cultura fino al linguaggio, infarcito in maniera ossessiva di americanismi e dove si è arrivati al punto che battezzare qualcosa (un programma televisivo, un libro, persino una società a responsabilità limitata) senza un termine inglese, equivale a dequalificarlo come vecchio e deteriore.

Chi ha studiato un po' sa che pensiero e linguaggio sono interrelati e il secondo influenza largamente il primo (v. il determinismo linguistico di Whorf); quindi, parlare con termini americani significa pensare in termini americani. È per questo che la propaganda è così attenta al linguaggio ed è stato inventato il politicamente corretto: quello che non si può più dire, si finisce per non pensarlo nemmeno più. E quello che si dice, si finisce col pensarlo.

Un popolo che perde la sua lingua, perde la sua identità, perché i termini di una lingua cristallizzano i postulati fondamentali di una filosofia implicita, nei quali è espresso il pensiero di quel popolo e di quella civiltà.

Ci sarebbe da ridere, se non fosse tragico: una volta, in un documento aziendale, ho visto scrittoad Ok, invece che il latino ad hoc.

Nel nostro Paese, culla del Rinascimento, siamo giunti – passando da Machiavelli a Renzi, da Giuseppe Verdi a X Factor, da Storia della mia vita di Casanova a Rocco, ti presento mia mogliedi Rocco Siffredi - all'annichilimento culturale: non c'è più un libro che si possa leggere, un film che si possa vedere, neppure una canzonetta ascoltabile. In questo deserto, ha buon gioco qualunque obbrobrio proveniente da oltreoceano; e quel poco che viene da noi prodotto non ne è che lo scimmiottamento. La nostra cultura qualitativa è stata trasformata in una incultura quantitativa.

L'abbassamento del gusto, l'annientamento di ogni pensiero critico (considerato dal potere una pericolosa recidiva intelligente dell'homo videns), sono perseguiti con determinazione, a partire dalla riforma della scuola: il programma prevede di eliminare l'analfabetismo di ritorno, rafforzando quello di partenza.

Accenniamo, per concludere, all'atmosfera di perenne guerra strisciante in cui siamo costretti a vivere. Una guerra che si gioca su tutti i terreni: culturale, economico, e naturalmente militare. Una guerra che pervade l'aria come un gas asfissiante, che nelle zone di frizione con la Russia (l'Ucraina, la Siria, gli Stati baltici) rischia di deflagrare in scontro aperto, extrema ratiodell'impero americano: scagliare l'attacco profittando della superiorità militare, oppure perire.

No, non ho dubbi: non c'è fantascienza peggiore di questa realtà americanizzata, di questo morente impero che ci tiene prigionieri e ci costringe non più a scappare da New York, bensì dall'intera Europa.

Eppure dovremmo riprenderci il nostro Paese. Ma la cosa in Italia è impossibile: perché non l'abbiamo mai posseduto e quindi non abbiamo neppure la coscienza che sia nostro; e l'italiano si cura solo della propria conventicola, cui appartiene per nascita o entra per cooptazione. Come scrisse Sant'Agostino: extra ecclesia, nulla salus.

E, infine, perché un paese di servi sa solo immaginarsi un nuovo padrone e per quieto vivere si accontenta di quello che ha.

Lasciamoci con una citazione da La pelle, di Curzio Malaparte, alla quale non si può aggiungere davvero nulla, se non l'amara constatazione che lo spirito di un popolo non cambia mai:

“E più affettuoso onore gli era venuto, nei giorni della liberazione, dal suo rifiuto di far parte del gruppo di signori napoletani prescelti per offrire al Generale Clark le chiavi della città. Del qual rifiuto si era giustificato senza alterigia, con semplice garbo, dicendo che non era costume della sua famiglia offrir le chiavi della città agli invasori di Napoli, e che egli non faceva se non seguir l'esempio di quel suo antenato, Berardo di Candia, che aveva rifiutato di rendere omaggio al re Carlo VIII di Francia, conquistatore di Napoli, sebbene anche Carlo VIII avesse, ai suoi tempi, fama di liberatore. «Ma il generale Clark è il nostro liberatore!» aveva esclamato Sua Eccellenza il Prefetto, che per primo avuto la strana idea di offrire le chiavi della città al Generale Clark.

«Non lo metto in dubbio» aveva risposto con semplicità cortese il Principe di Candia «ma io sono un uomo libero, e soltanto i servi hanno bisogno di essere liberati». Tutti si aspettavano che il Generale Clark, per umiliare l'orgoglio del Principe di Candia, lo facesse arrestare, com'era usanza nei giorni della liberazione. Ma il Generale Clark lo aveva invitato a pranzo e lo aveva accolto con perfetta cortesia, dicendosi lieto di conoscere un italiano che aveva il senso della dignità.”

Francesco Mazzuoli

xhttp://paolodarpini.blogspot.it/2017/11/salvare-il-salvabile-fuga-dalla-ue-e.html





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martedì 14 novembre 2017

CALCIO: LA PIU' GRANDE ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA!

Qualcuno le chiama “armi di distrazione di massa”, passatempi ricreativi per distogliere l’attenzione delle masse dalle nefandezze messe in opera dall’èlite
che governa il pianeta e acquietarne il desiderio di uguaglianza e giustizia. Il calcio, il gioco-idolo dell’età contemporanea, si presta perfettamente a questo scopo. Con il suo giro di affari che si aggira sui 9 miliardi di euro annui, il calcio intrattiene e distrae circa 40 milioni di Italiani.



In fondo che cos’è il calcio? Un gruppo di 22 persone, suddiviso in due sottogruppi, che rincorrono una palla prendendola a calci su un prato per 90 minuti.


Intorno ad essi ci sono circa 80 mila persone che li guardano per due ore, più milioni di persone che li guardano in televisione.


Poi qualche partita spesso finisce sulle prime pagine dei giornali, alimentando discussioni e pettegolezzi per giorni e giorni.


Fin qui nulla di male. Certamente tutti gli sport sono divertenti da giocare e divertenti da guardare. Eppure, se si distoglie per un attimo lo sguardo dalla sua valenza ludica, si avverte quasi una sorta di regia occulta finalizzata a rendere il gioco del calcio uno dei maggiori business internazionali e un raffinato anestetico sociale.




Secondo i dati diffusi dalla lega calcio, i ‘sostenitori’ italiani del gioco del calcio sono circa 37 milioni di persone, i quali contribuiscono, con soldi propri, ad alimentare un giro di affari (compreso l’indotto) che si aggira sui 7,5 miliardi di euro, quasi il 5% del PIL italiano. Degli 8 miliardi raccolti dalle scommesse, quasi il 90% delle puntate deriva dal calcio. Lo stato italiano, dall’industria del calcio, ricava più di 1 miliardo di euro.



Per farsi un’ulteriore idea sul denaro che gira nel mondo del gioco del calcio, basta guardare la classifica dei 10 giocatori più pagati in Italia, i quali raccolgono da soli 34,7 milioni annui di stipendio.



Se i dati economici sono impressionanti, quello che sconcerta davvero è il fenomeno della tifoseria, o meglio, di quello che può definirsi a tutti gli effetti il ‘fanatismo calcistico’. I tifosi sono ovunque, provengono da ogni fascia socio-economica e sembrano moltiplicarsi di anno in anno.


Essi permettono che una partita di calcio condizioni le loro scelte di vita, regolando il loro tempo libero sui giorni e gli orari delle gare. Tutto sembra secondario: vita di coppia, educazione dei figli, acculturazione, aria aperta, vita sociale. Il primato spetta al nuovo idolo dei tempi moderni: il Dio Calcio che non ammette di essere messo in secondo piano.


Nonostante la grande maggioranza dei seguaci del culto del calcio appartenga alla classe impiegatizia e operaia, piuttosto che scandalizzarsi dei milionari compensi delle 22 persone che stanno in mezzo al campo, questi contribuiscono con una parte del loro stipendio ad alimentarne il business in nome della passione per la squadra di calcio della propria città, che per il 95% è formata da gente che proviene o da altre città italiane, o addirittura dall’estero . E allora per cosa tifano?


Molti degli appassionati di calcio conoscono perfettamente il nome di ogni singolo giocatore, sa esattamente quali sono le sue caratteristiche di gioco e sa perfettamente cosa sia successo in ogni singolo istante di una partita, dall’inizio fino alla fine. Per questi lo sport è più che un intrattenimento: è una ragione di vita. Con le nuove generazioni, il numero dei fanatici sportivi sembra aumentare in modo esponenziale.


Ancor più misterioso è l’interesse che segue quello che è successo sul prato nei 90 minuti di gioco. Per un’intera settimana, giornali e trasmissioni televisive discutono di quanto è avvenuto nel corso della partita, dando copiosi argomenti alle persone per discutere intere ore di… un gioco! E’ come se dopo una tornata di nascondino, i partecipanti discutessero delle varie strategie adottate durante il gioco. Magari litigando e spendendo soldi… ci si divertirebbe ancora così?


Infine, il fenomeno che più sconcerta e lascia interdetti è la violenza che il calcio è in grado di generare nell’animo dei tifosi. C’è la violenza manifesta, messa in opera da persone che in nome di un simbolo (quello delle squadra) che nemmeno gli appartiene, sfascia interi pezzi di città, si scontra con i propri avversari (per non dire nemici) dandosele di santa ragione. Spesso si finisce in ospedale e qualche volta all’obitorio. Ogni partita porta dietro di sé lo strascico di quello che viene definito ‘tifo violento’.


Ma c’è anche la violenza più sottile e strisciante delle cosiddette persone perbene, le quali pur non tirando sassi o sfasciando vetrine, non disdegna violenti improperi verbali generati da un animo esasperato, oppure mirabolanti bestemmie che lasciano a bocca aperta anche gli atei più ferventi.


L’obiettivo sembra essere quello di dividere. Dice un vecchio adagio latino “dividi et impera”! Potrebbe essere proprio questo l’obiettivo malcelato degli illuminati? Dividere ed esasperare gli animi del popolo per evitare che scatenino la loro frustrazione contro il potere (da loro) costituito?


Ma come ha fatto il calcio a diventare così popolare tra tutte le classi della società? Per cercare di comprendere il fenomeno bisogna fare un balzo indietro nel tempo. La patria del calcio moderno è l’Inghilterra, e in particolare, i college britannici. Il calcio nacque infatti intorno al 1870 come sport riservato esclusivamente all’élite aristocratiche ed economiche del paese: il football fu inizialmente praticato dai giovani delle scuole più ricche e delle università.


Curiosamente, uno sport destinato ai ricchi aristocratici, nei pochi anni successivi si è poi diffuso a macchia d’olio alle bassi classi popolari ed operaie delle periferie industriali. E come se improvvisamente i contadini cominciassero ad interessarsi al gioco del polo. Eppure, questo passaggio immediato del calcio dalla classe più alta alla classe più bassa della società non è avvenuto senza uno scopo.


Prima che si affermassero l’era industriale, le nuove tecnologie e le fabbriche, gli uomini vivevano generalmente della loro terra. La rivoluzione industriale comportò un generale stravolgimento delle strutture sociali, attraverso una impressionante accelerazione di mutamenti che portò nel giro di pochi decenni alla trasformazione radicale delle abitudini di vita, dei rapporti fra le classi sociali, e anche dell’aspetto delle città.


Nasce così la classe operaia che riceve, in cambio del proprio lavoro e del tempo messo a disposizione per il lavoro in fabbrica, un salario. Sorge anche il capitalista industriale, imprenditore proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira a incrementare il profitto della propria attività.


Alla fine del 19° secolo, c’era qualcosa che si diffondeva molto rapidamente nelle classi operaie europee: il movimento operaio generato dalla ribellione alle pessime condizioni lavorative. Queste associazioni si ponevano generalmente l’obiettivo di migliorare – attraverso le lotte sociali e le riforme – i salari e le condizioni di vita chiedendo, fra l’altro, la riduzione dell’orario lavorativo e la tutela del lavoro minorile e femminile. Tutto ciò minava alla base lo strapotere dei capitalisti industriali e dell’èlite al potere.


Ed è in questo contesto che il gioco del calcio, meraviglie delle meraviglie, è diventato popolare. L’idea di fondo era quella di distogliere la rabbia dei lavoratori dalla schiavitù industriale e dai ricchi capitalisti, creando una serie di squadre cittadine che si sfidassero in un gioco-sport capace di sublimare la frustrazione degli operai e sfogare l’aggressività nei confronti degli avversari. A distanza di più di un secolo, possiamo affermare che la missione è riuscita perfettamente.


Viene da chiedersi allora se la passione sportiva sia un fenomeno naturale, o se gli appassionati siano indotti a desiderare lo sport? Il fanatismo sportivo è stato creato dall’èlite al potere per distrarre le persone mentre saccheggiano i nostri diritti e la nostra libertà, istupidiscono i nostri figli e devastano il nostro patrimonio naturale, culturale ed economico. Utilizzando tecniche di ‘distrazione di massa’, questi venditori di fumo focalizzano l’attenzione del pubblico altrove, mentre compiono il loro saccheggio.


E’ ovvio che non è lo sport in quanto tale ad essere il problema, ma il modo in cui viene manipolato da questa gente senza scrupoli, il cui solo obiettivo vitale è il potere, il controllo e la ricchezza. Il fanatico dello sport non si rende conto di essere uno ‘schiavo’.


Non è difficile paragonare costoro agli animali del circo che dopo un addestramento severo e serrato dimenticano il loro habitat naturale e cominciano a saltare e ballare al comando dei loro padroni: sembra quasi che accettino la schiavitù, diventando una parodia della loro vera essenza naturale.


In altre parole, la nascita del fanatismo sportivo, e dei ricavi ad esso associati, è voluta e manipolata. L’èlite, a quanto pare, approfitta del largo consenso suscitato dallo sport (come per la musica), costringendo le persone ad interessarsi primariamente di calcio, piuttosto che di cultura, politica, economia, diritti e arte, tutte attività che elevano l’animo dell’uomo. Quali sentimenti suscita invece uno sport così concepito? Rabbia, odio, violenza, istupidimento, volgarità e divisione.


Tratto da: ilnavigatorecurioso



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PSICOPATICI AL POTERE PLASMANO LA “SOCIETA’ DELLA MALEVOLENZA”

“Proviamo solo a guardarci. Tutto va a rovescio. I medici distruggono la salute, gli avvocati distruggono la giustizia, le università distruggono il sapere, i governi distruggono la libertà, i media più influenti distruggono l’informazione e le religioni distruggono la spiritualità»

C’è dunque “una malevolenza sistemica nascosta nella società” che seleziona gli psicopatici per i vertici del potere e viene conformata dagli psicopatici?







A proposito di Steve Jobs: il fondatore di Apple, idolo del successo e indicato a modello ai giovani intraprendenti. Molti dei suoi sottoposti hanno ammesso che “lavorare con lui era un inferno”; Jobs si faceva cogliere da rabbie incoercibili, insultava, “de-motivava”. Quando si era convocati nel suo ufficio, “era come salire alla ghigliottina”. Chi lo ha conosciuto ha parlato di lui come di “uno stronzo” (asshole), un maleducato insopportabile (jerk). Uno dei suoi migliori amici, Jony Ive che ha lavorato al suo fianco, ha raccontato a Business Insider: “Quando era frustrato, il suo modo di arrivare alla catarsi era di ferire qualcuno. Pensando di averne diritto. Come se le norme sociali non si applicassero a lui”.

http://www.businessinsider.com/steve-jobs-jerk-2011-10?IR=T


Quelli qui evocati sono tratti di vera e propria psicopatia, un “disturbo antisociale di personalità”, o un “disturbo narcisista di personalità”. Ferire, svalutare, spregiare i sottoposti, fa parte del tratti principale di questo tipo di disturbati: la totale mancanza di empatia e di compassione, ossia di mettersi nei panni degli altri e l’incapacità di avere rimorso per il male che fanno al prossimo.“Volete davvero essere come lui?“

Nelle forme più gravi e conclamate, questi tipi umani finiscono in manicomio o in prigione. Esiste infatti “una naturale affinità tra il narcisista patologico e il criminale “ (così il dottor Sam Vaknin, un esperto delle psicologie aziendali), uniti dalla stessa “mancanza di empatia e compassione, capacità sociali deficienti, sprezzo per le norme morali e legali”. Ma nelle forme attenuate, certe psicopatie rendono chi ne è affetto altamente “funzionante”, e lo portano – paradossalmente, al successo in aziende multinazionali e a capo di Stati (o di chiese).

La maggior parte degli studi psichiatrici riguardano infatti dei carcerati. “I detenuti sono facili, amano incontrare i ricercatori, ciò interrompe la monotonia delle loro giornate”, racconta lo psichiatra Robert Hare: “Sappiamo molto meno sulle psicopatie aziendali e le loro conseguenze: gli amministratori delegati, i politici, i ministri – questi squali – mica si fanno esaminare”. Robert Hare, con il collega Paul Babiak, ha condotto uno dei rarissimi studi sul tema: P. Babiak, C.S. Neumann, R.D. Hare, “Corporate psychopathy: Talking the walk,” Behavioural Sciences and the Law, at et al 2010.pdf.

Entrambi sono d’accordo: alla testa delle grandi aziende e delle finanziarie, gli psicopatici sono uno su venti, ossia 4 su cento: se vi sembra poco, pensate che è un’incidenza quattro volte superiore ai disturbati nella popolazione generale. Secondo loro, “Wall Street potrebbe contarne uno su 10, attirati dai vuoti normativi che consentono grossi profitti”.

Vediamo dunque l’identikit che Hare fa di questi potenti: “Un fascino superficiale, un ego senza limiti, menzogna patologica, astuzia fredda e calcolata per raggiungere la preda. Spesso impulsivi e irresponsabili, mostrano assenza di empatia e mancano di senso di colpa, non hanno rimorsi. La loro pericolosità è accentuata da altri caratteri, come la polivalenza criminale e una marcata capacità di manipolare [cioè soggiogare la volontà altrui], ingannare e controllare”.

Sono i caratteri, diciamo, di un gangster di successo, di Al Capone che si è fatto la banda, ha la Chicago ufficiale ai suoi piedi, e poi finisce in galera. “Sono i tratti che permettono agli psicopatici di ascendere a posizioni di vertice di potere e d’influenza. Al potere assoluto nelle grandi imprese o organizzazioni. Che suscitano espressioni come “Quel bastardo! Bravo però… ma che stronzo”.

La cosa non stupisce il professor Joel Bakan, docente di diritto all’università della Colombia Britannica (Canada) che ha contribuito ad uno studio dal titolo “Do Psychopats run the World?”, gli psicopatici comandano il mondo?

https://www.newdawnmagazine.com/articles/do-psychopaths-run-the-world

Cosa c’entra un docente di legge nella questione delle psicopatia? C’entra, se ascoltate quel che ha da dire il giurista. “Anche se per lo più alla testa di imprese ci sono persone morali, è anche vero che i dirigenti devono anzitutto servire gli interessi dell’impressa che guidano. Gestiscono soldi che non sono i loro: non possono usarli per guarire malati….”. Dunque? “Nel mondo dell’impresa, le persone buone sono incoraggiate a comportarsi male. Dopotutto la società, come la personalità psicopatica che le somiglia, è programmata per sfruttare il prossimo a fini di lucro”.
Harvard sforna psicopatici?



Ciò vale per la Società per Azioni, come per la società odierna in genere. Darrel West della Brooking Institution, ad esempio, ha sottolineato la responsabilità proprio delle facoltà di diritto e di business administration – dalle quali escono i futuri capi d’impresa, speculatori di Wall Street e amministratori delegati di multinazionali quotate – nel formare (o attrarre) psicopatici di potere. Lì, ha spiegato West, inchiodano nella testa degli studenti il concetto che Milton Friedman, l’economista del liberismo totale, scrisse nel 1970: “Massimizzare il valore per gli azionisti è la sola responsabilità di un’azienda – La sola responsabilità sociale dell’impresa è massimizzare i profitti. Alla fine degli studi, i neo-laureati – lo vediamo dai questionari che gli sottoponiamo – vedono l’interesse dell’azionariato come l’obbiettivo sociale più importante”. Ciò è aggravato, riconosce lo studioso, dal fatto che proprio le scuole più prestigiose che danno i più pregiati masters in business administration [gestione aziendale, ragioneria, economia e commercio da noi] non hanno corsi distinti “che forniscano delle concezioni generali sul compito dell’impresa nella società”, sono scuole che insegnano tecniche. E rendono indifferenti alla morale.

Fatto su cui riflettere. Per secoli, fino a ieri anche nel mondo britannico, le scuole che preparavano classi dirigenti ad assumere le posizioni di potere, erano scuole classiche: Eton, Oxford… corsi umanistici, dove si insegnavano latino e greco, storia greca e romana, storia della filosofia, e nessuna “tecnica di gestione”; quelle le imparavano durante la carriera. Oggi è l’ideologia di Friedman che ha conformato dirigenti di multinazionali e leader d’opinione, educandoli alla mancanza di responsabilità verso gli altri.

Lo psicopatico “finge l’azione morale per servirsene come strumento per manipolare gli altri”; allo stesso modo, il “bastardo” di successo, fa profitti senza scrupoli ed è “motivato dalla giustificazione morale che la sua cultura-ambiente gli mette a disposizione”, dice Hare: criminali in colletto bianco. Eh sì. Essi “Prosperano perché i caratteri che definiscono il loro disordine psichico sono in realtà valorizzati”. Quando i grandi speculatori vengono beccati a delinquere, specie nel mondo bancario-finanziario, “cosa gli si fa? Un buffetto sulla mano, una interdizione ad operare in Borsa di sei mesi, una multa….”, sospira lo psichiatra.

A questo punto è difficile distinguere un “bastardo” deliberato da uno psicopatico. Entrambi sono motivati dalla giustificazione morale che traggono dal loro ambiente. “Ciò significa la capacità di un sistema psicopatico di conformare la propria classe dirigente”, riflette Nick Parkins, filosofo.

Una sinistra riprova è proprio nel raro studio di Hare e Babiak sui disturbati che hanno raggiunto il vertice delle carriere. Benché essi siano oggettivamente gestori di scarsa qualità, con poco spirito di equipe e ricevano valutazioni di prestazioni cattive dai dipendenti (come è logico: sono malati mentali, mica sanno lavorare bene), proprio coloro che hanno alti “punteggi” clinici come psicopatici sono portati in palmo di mano dai loro superiori immediati come “creativi e innovatori, buoni comunicatori e pensatori strategici”.

Un equivoco tragico che però si spiega: chi ha questi disturbi di personalità “ha la comunicazione, la persuasione, le competenze di relazioni interpersonali per sormontare tutte le “cadute” nella loro carriera”.

“In certe imprese i quadri psicopatici sono considerati come aventi capacità di leadership, a dispetto del rendimento cattivo e delle note sfavorevoli dei subordinati”, dice Babiak. E’ da gran tempo noto agli psichiatri che gli psicopatici di questo genere hanno una grande competenza a manipolare i decisori: “una infallibile capacità dello psicopatico di cercare e privilegiare le relazioni con i più alti in autorità, e mostrano una formidabile abilità a influenzarle” (Dennis Doren, Understanding and Treating the Psychopath, Wile, 1987). Hanno una qualità da camaleonti di imitare il loro ambiente leggendo e influenzando i superiori con l’arte dell’inganno, con l’auto-promozione o a sottile persuasione.

Del resto anche sui social media, gli individui che avevano ottenuto un alto punteggio nei test di personalità narcisistica “avevano più amici su Facebook”, ovviamente, perché “aggiornavano più regolarmente il loro profilo”, con molte foto di se stessi (D. Pearse, “Facebook’s dark side: study finds link to socially aggressive narcissism,” The Guardian, 17 March 2012). Un esempio di quella loro speciale “competenza”.

A guardare la storia, ci si accorge che John D. Rockefeller, famoso magnate del petrolio e “robber baron”, capace di rovinare senza il minimo scrupolo i concorrenti, che proclamava (religiosissimo): “Il mio denaro me l’ha dato Dio”, aveva tratti di personalità psicopatica. E così Mayer Rotschild e J.P. Morgan,famosi banchieri d’affari ammirati sulla scena finanziaria che hanno anche seminato attorno a loro distruzione e sofferenze.

Questi personaggi hanno trovato nell’ambiente americano e nelle sue “libertà” e “individualismo” il posto ideale per fiorire: nello stesso tempo, hanno conformato il modo di pensare americano per cui, poniamo, i poveri lo sono per colpa loro, sono immeritevoli di sostegno. Oggi trionfa in Usa una ideologia che non riconosce se stessa, che in mancanza di meglio chiameremo “cattivismo”. Si va da Hillary Clinton che ridacchia per l’uccisione di Gheddafi (“Veni, vidi, e lui morì”) o chiede “se non c’è un drone per ammazzare Assange”, alla Nuland di “fuck Europe”, al senatore McCain che se la intende coi più sanguinari terroristi in Siria e instancabilmente cerca la guerra con la Russia, fino ai direttori della Cia che minacciano apertamente di far uccidere questo e quello; senza dimenticare Obama che ha ammazzato centinaia di esseri umani nel mondo, scegliendoli da liste presentategli dai servizi, in esecuzioni extragiudiziali con droni.
“Delizioso rovinare la gente”

A Wall Street e nel mondo degli affari questo sentimento è coltivato con godimento. “L’idea di rovinare la gente è semplicemente deliziosa: niente di personale, è alimentare. Il potere è tutto ciò che mi ha veramente interessato nella vita – il potere distruttore, la conoscenza, l’influenza invisibile”: così ha confessato una donna di successo, che ha descritto la sua malattia – di cui è diventata consapevole – sotto lo pseudonimo di M.E: Thomas, “Confessioni di una sociopatica. Viaggio nella mente di una manipolatrice” (pubblicato in Italia da Marsilio, 2013)

Ma che il cattivismo, traversato l’Atlantico, sia diventato l’ideologia delle oligarchie dominanti anche in Europa, bastano a dimostrarlo certe affermazioni di Mario Monti (“Stiamo efficacemente distruggendo la domanda interna, mai sprecare una bella crisi”), o le note parole di Tommaso Padoa Schioppa sul vero senso delle “riforme” imposte della UE:

“Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali […] delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola.., dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità“.

Per non parlare della brutale assenza di compassione che Berlino e Bruxelles usano contro i Greci. Così l’intera “civiltà” occidentale è arrivata al punto descritto dal saggista Michael Ellner: “Proviamo solo a guardarci. Tutto va a rovescio. I medici distruggono la salute, gli avvocati distruggono la giustizia, le università distruggono il sapere, i governi distruggono la libertà, i media più influenti distruggono l’informazione e le religioni distruggono la spiritualità»



Aggiungiamo a questo mondo a rovescio il connotato più agghiacciante: la pedofilia. Vizio occultato delle più alte elites, da JimmY Savile l’uomo di spettacolo della BBC (oggi defunto) che ha stuprato bambini e financo cadaveri, e condotto rituali satanici, mentre i suoi superiori chiudevano gli occhi, fino al recente e soppresso scandalo Pizzagate, nell’ambiente massimamente “cattivista” dei fratelli Podesta e del Comet PingPong. Perché certo in quegli atti, potenti che si sanno impunibili e se ne infischiano delle norme penali godono della “delizia di rovinare gente”.

C’è dunque “una malevolenza sistemica nascosta nella società” che seleziona gli psicopatici per i vertici del potere e viene conformata dagli psicopatici? Dove “la psicopatia funziona in quanto parte integrante del sistema” e gli psicopatici sono adorati e imitati dalle masse per i loro successi? Se lo domanda il filosofo Nick Parkins. Il quale conclude: “Di colpo, il termine psicopatia non sembra più sufficiente”.



Già. Forse è per tranquillizzarci che diamo nomi clinici a realtà che vengono da regioni più oscure e abissali; forse questa società in cui si praticano libertà scandalosamente senza limiti, si è consegnata volontariamente all’Anomos. Il Cattivista per eccellenza. Il Narcisista primario, colui che proclamò, in una notte senza tempo: “Non serviam”.

[MB. L’articolo è liberamente ispirato al saggio di Nick Parkins su New Dawn: Do psycopaths run the world?]


http://www.informazionelibera.net/psicopatici-al-potere-plasmano-la-societa-della-malevolenza/



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lunedì 13 novembre 2017

Libia: Ecco com’era CRUDELE la DITTATURA di Gheddafi!






1- L’elettricità per uso domestico è gratuita!
2- L’ acqua per uso domestico è gratuita!
3- Il prezzo di un litro di benzina è di 0,08 EURO!
4- Il costo della vita in Libia è molto inferiore a quello prevalente in Francia. Ad esempio, il prezzo di una mezza baguette di pane in Francia è di circa 0,60 euro, mentre in Libia è 0,11 euro!
5 – Le banche libiche concedono prestiti senza interessi!
6- I cittadini non hanno tasse da pagare e l’IVA non esiste!
7- La Libia è l’ultimo paese dell’elenco dei paesi debitori! Il debito pubblico è del 3,3% del PIL! In Francia è l’84,5%! Negli Stati Uniti l’88,9%! In Giappone al 225,8%!
8 – Il prezzo per l’acquisto di un’auto (Chevrolet, Toyota, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Renault …) è al prezzo di fabbrica (auto importate dal Giappone, Corea del Sud, Cina, Stati Uniti …)!
9- Per ogni studente che vuole studiare all’estero, il “governo” aggiudica una borsa di studio di 1.627.11 euro al mese!
10- Ogni studente laureato riceve lo stipendio medio del curriculum scelto se non trova lavoro!
11- Quando una coppia si sposa, lo “Stato” paga il primo appartamento o casa (150 metri quadrati)!
12- Ogni famiglia libica, presentando il libretto familiare, riceve un aiuto di 300 EURO al mese!
13- Ci sono posti chiamati “Jamaiya”, dove la metà del prezzo del cibo viene venduto per qualsiasi grande famiglia, presentando il libretto familiare!
14- Per qualsiasi impiegato nel servizio civile, in caso di necessaria mobilità attraverso la Libia, lo “Stato” fornisce gratuitamente un’auto e una casa. E qualche tempo dopo, queste cose appartengono a lui.
15- Nel servizio pubblico, anche se la persona è assente uno o due giorni, nessuna detrazione di quei giorni sul suo stipendio e nessuna prova di malattia.
16- Ogni cittadino libico che non ha una dimora può registrarsi con un corpo “statale” e ne sarà assegnato uno senza di lui / senza alcun costo e senza credito. Il diritto all’alloggio è fondamentale in Libia.
Una dimora deve appartenere a colui che la occupa.
17- Ogni cittadino libico che desidera lavorare in casa può registrarsi con un’agenzia “statale” e questo lavoro sarà effettuato gratuitamente dalle società di lavori pubblici scelti dallo Stato.
18. Preoccupa la parità di genere e le donne hanno accesso a importanti funzioni e posizioni di responsabilità.
19- Ogni cittadino libico può impegnarsi attivamente negli affari politici e pubblici a livello locale, regionale e nazionale attraverso un sistema di democrazia diretta, Congressi popolari permanenti, fino al Congresso Generale del Popolo, il grande congresso nazionale che si riunisce una volta all’anno): su 3.5 milioni di adulti, 600.000 cittadini partecipano attivamente alla vita politica!
20- La Libia è la prima riserva di petrolio in Africa!
21 – Libia contiene 1.800 km di costa sul Mediterraneo e ha uno dei più alti tassi di sole al mondo!
22- L’assistenza medica è gratuita!
23. L’istruzione secondaria e universitaria sono gratuite. Il tasso di alfabetizzazione è superiore al 90%!
24- Ci sono sovvenzioni su tutti i prodotti alimentari di base (ad esempio 1 kg di pasta acquistato ad 1€ da un produttore tunisino, il governo libico lo vende a 0,50€ ai libici)!
25- La Libia è un partecipante ardente nello sviluppo dell’Africa, dalla sua indipendenza dall’Occidente e dal suo sistema monetario dittatoriale. Sono più di 60 miliardi di dollari che lo stato libico è pronto a investire in 25 paesi dell’Africa e dare lavoro a milioni di africani.
26- La Libia è la 6°a o la 7°a ricchezza sovrana finanziaria del mondo! Le riserve fiduciarie sono superiori a quelle della Russia, per esempio!
Se questa è la dittatura che firmi ora, perché nessun dittatore avrebbe fatto questo tipo di cose, i libici vivevano meglio di noi prima di questa guerra, i media hanno mentito per la guerra in Iraq e in Afghanistan e a tutti per uno ci viene detta la verità sulla Libia.
DI COMPLOTTISTI STAFF
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la NATO vuole che ci prepariamo alla GUERRA


La NATO ci chiede di rinforzare i ponti e le strade, per permettere il passaggio di carri armati e mezzi pesanti in caso di una guerra contro la Russia. Cos’altro non ci dicono?

di Massimo Mazzucco

La NATO ci chiede di rinforzare i ponti e le strade, per permettere il passaggio di carri armati e mezzi pesanti in caso di una guerra contro la Russia.

Già due settimane fa la portavoce della NATO, Oana Lungescu, aveva dichiarato che la Nato intende creare due nuove centrali di comando in Europa, perché “la capacità di dispiegare velocemente le forze dell’alleanza è importante per la difesa collettiva della Nato”.



Ieri è stato lo stesso segretario della NATO, Stoltemberg, nell’incontro con i ministri della difesa alleati, a chiarire meglio questo concetto: “Una centrale di comando – ha dichiarato – riguarderà l’Atlantico, e servirà a rinforzare le nostre capacità di proteggere le vie del mare, che sono di fondamentale importanza per l’alleanza transatlantica. Dobbiamo essere in grado di spostare eserciti e truppe attraverso l’Atlantico, dal Nord America verso l’Europa. Ci sarà poi una seconda centrale di comando, responsabile degli spostamenti delle truppe all’interno dell’Europa, cosa che è ovviamente altrettanto importante”.

“Dobbiamo anche assicurarci – ha aggiunto Stoltemberg – che le strade e i ponti siano abbastanza robusti da reggere il passaggio dei nostri veicoli più grossi, e che le reti ferroviarie possano supportare un rapido spostamento dei carri armati e dei mezzi pesanti. La NATO ha dei requisiti militari rispetto alle infrastrutture civili, e queste vanno aggiornate per essere sicuri che le attuali necessità militari siano garantite. Ma questo non è un lavoro che la NATO può svolgere da sola.

governi nazionali e con l’industria privata. Anche l’unione europea gioca in questo caso un ruolo importante. Quindi la NATO e l’unione europea devono continuare a lavorare spalla a spalla su questo argomento di vitale importanza.”

E sempre due settimane fa, la portavoce NATO aveva dichiarato: “Gli alleati stanno modificando le leggi nazionali per permettere agli equipaggiamenti militari di transitare più rapidamente attraverso le frontiere, e stanno lavorando per rafforzare le infrastrutture nazionali.”

A noi però nessuno ha detto niente. Come mai?

Fonte: Luogo Comune




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sabato 11 novembre 2017

L'obiettivo finale della "matrix"

Per quanto riguarda la mia battaglia , la questione qui è molto particolare. Da un lato, il percorso del guerriero non è un percorso indicato dal Transurfing. D'altro lato, quando ci si trova ad affrontare le insidie della "matrix" tecnogena, altre vie non ce ne sono. Per me personalmente, avrei potuto scegliere un modo semplice e sereno di esistenza, limitandomi a vivere in un angolino appartato del mondo e a illustrare nei miei libri solo temi semplici e piacevoli. Ma ... si sarebbe trattato di una soluzione meschina e patetica.

Non invito nessuno nella mia battaglia. Propongo solo di GUARDARE e VEDERE cio' che succede, diversamente tra un po' sarà troppo tardi. Ecco che succede:

La materia non viva penetra e si inocula nella materia viva.

Cosi non dovrebbe essere. E' sbagliato . Non si può mescolare ciò che è fondamentalmente diverso per natura - il bio e il tecno - cosi' come non si può essere vivi e morti allo stesso tempo .

In realta' e' tutto molto semplice. La tecnosfera e la biosfera possono coesistere armoniosamente. Si possono produrre macchine e computer, utilizzare i comfort e le innovazioni tecnologiche. Pero' non si puo' confondere il non vivo con il vivo, non si puo' cercare di cambiare ciò che e' stato creato da madre natura.

Dopo tutto, noi non costruiamo automobili con muscoli vivi, e nemmeno computer con cervelli vivi. Ma se e' cosi', perche' permettiamo alla materia inanimata di introdursi in quella viva? Le sostanze chimiche e sintetiche contenute nei cibi o e negli articoli casalinghi, la modificazione genetica delle piante, sono un errore madornale.

Ripeto, nulla ci impedisce di usare i vantaggi derivanti dal progresso tecnologico e di assicurarci, al contempo, cibi naturali e articoli casalinghi non dannosi, di salvaguardarci dalle sostanze nocive e dalle radiazioni, di garantirci una biosfera fiorente.

Tutto questo è possibile, ma serve solo a noi, non alla "matrix", interessata a mantenerci in uno stato di incoscienza onde evitare le nostre interferenze nel suo processo di sviluppo. La "matrix" non è un'astrazione letteraria, è un'entita reale, in movimento.

Ho detto che non costruiamo macchine fatte di muscoli vivi, ne' computer basati su cervelli umani. Per ora. Se pero' si arrivera' a un livello del genere, cio' stara' a significare che l'umanità e' certamente giunta alla sua fine. E se non la smetteremo con le modificazioni delle piante, ben presto il mondo naturale verra' contaminato e comincera' a mutare in modo imprevedibile.

L'obiettivo finale della "matrix", come appare evidente, è l'elaborazione di un uomo artificiale, geneticamente modificato, e quindi la creazione di una situazione tale per cui le restanti "persone naturali" finirebbero per risultare inutili e indesiderate. E' un esito cui si potrebbe giungere molto presto. La realtà tecnologica cambia con estrema rapidita'.

Provate un po' a immaginare: arrivera' un momento in cui voi non solo non sarete necessari, ma nemmeno desiderati. Non male come finale, eh? Affinche' cio' non accada, occorre svegliarsi gia' ora, e uscire tempestivamente dallo stato di follia di massa.

Per follia di massa intendo, nella fattispecie, le moderne tecnologie di produzione della farina, dei suoi derivati e dei prodotti da forno. Sono veramente una follia, perché la gente ha smesso di comprendere le cose piu' semplici ed evidenti .

Non occorre privarsi di cibi buoni e familiari per restare sani e felici. L'importante e' non mescolare la sostanza viva con quella non viva. Perché essere malati e infelici? Per quale motivo? Non sarebbe una pazzia?

Il libro non ha la pretesa di salvare l'umanita', pero' offre una risposta alla domanda: come puo' cavarsela un individuo in una simile situazione? Ovviamente un libro non e' sufficiente per trattare il tema nella sua complessita'. L'attenzione e' stata pertanto concentrata su due temi fondamentali: la vita e il pane.

Oltre alla tecnica di raggiungimento dei fini personali, viene illustrata l'ormai dimenticata tecnologia di preparazione di un pane delizioso, con tanto di immagini. Credo che non rimarrete delusi.

VZeland


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Transurfing Vivo - Oltre i Confini della Matrix
Risvegliati dall'incubo - Transurfing Apocrifo in versione riveduta ed ampliata
Voto medio su 5 recensioni: Da non perdere

venerdì 10 novembre 2017

Sono qui da milioni, se non miliardi di anni ...

Sono qui da milioni, se non miliardi di anni, alcuni vivono decine di migliaia di anni, ci hanno creato, e ci manipolano e sfruttano da sempre. Quello dico è che con questi "Parassiti" non si scherza, e sono una cosa seria da non prendere alla leggera, come se fosse una scampagnata tra amici insieme ad altri "estranei". Si fa presto a cadere nell'ovvio, nei soliti schemi, e per affrontare "Loro" e i problemi ad essi associati, dobbiamo essere sempre attenti, svegli e vigili, altrimenti è e sarà sempre tutto inutile, tecniche comprese. La liberazione è individuale, lo ripeto sempre, possiamo essere solo aiutati dagli altri, sostenuti e supportati, ma l'obiettivo finale lo si raggiunge con le nostre sole forze.

Se tu nasci credendo di essere un "demone", e nel mentre il mondo intorno a te, te lo fa credere, sarai convinto di esserlo e ti comporterai in quel modo, essendo pure convinto di non avere un Anima e di cercarla disperatamente altrove, in un'altro essere vivente che pensi che la possieda. Ma cambiato il tuo livello di Coscienza, riacquisterai la tua purezza originaria. Considerate che i nazisti, ad esempio, o tutti gli altri aguzzini dell'epoca erano figli di un epoca storica particolare, figli a loro volta di un Europa viziata da secoli di tragedie, vessazioni, manipolazioni e controllo. Lo stesso vale anche per tutti gli altri "demoni" apparsi nel corso della nostra lunghissima storia. Anche io, o voi, insomma, tutti quanti, se messi in condizioni estreme, ci trasformeremmo da vittime a carnefici, nessuno ne è esente, siamo tutti in parte ANIMA-LI, ma sta a quanto avremo raggiunto in vita, tramite un cammino esperienziale e spirituale, che farà la differenza alla fine.

Riflettevo a quanto accaduto in queste ultime settimane solo in Italia... se prima molti genitori si fidavano già poco della Scienza, della Medicina e della Politica, oggi, a seguito di questa incresciosa campagna vaccinale, hanno perso totalmente la fiducia in loro. Anche perché, come si spendono 500 euro per togliersi qualche sfizio l'anno, è possibile fare anche un sacrificio rinunciando a quegli sfizi per pagare una multa e non far vaccinare i propri figli. Alla fine è stata tutta una grossa operazione di marketing rivolta al "popolino", il "gregge" a cui questa presunta immunità è rivolta, che tante domande non se le pone e farà la fila nei distretti sanitari o dai propri pediatri a farsi inoculare questi vaccini. Chi ha un pizzico di sale in zucca, pagherà, ma almeno saprà di essere dalla parte della ragione. No, così proprio non va, la classe politica e sociale in Italia è totalmente fuori controllo, poi non lamentiamoci se tutto brucia, se le città hanno l'acqua razionata, se lungo le strade ci si imbatte in perdite di acqua dalle tubature che ormai vecchie, si rompono continuamente. L'Italia è un paese vecchio, forse al capolinea, come l'Europa tutta. Dobbiamo ricominciare da capo!

Federico Bellini

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giovedì 9 novembre 2017

Un Marine: “Lo Stato-mostro, siamo noi”




“Penso alle centinaia di prigionieri che abbiamo catturato e torturato in centri di detenzione improvvisati guidati da minorenni venuti dal Tennessee , New York e Oregon . Mi ricordo le storie . Ricordo vividamente i marines dirmi dei pugni , schiaffi , calci , gomitate , ginocchiate e testate agli iracheni. Ricordo i racconti di torture sessuali : costringere gli uomini iracheni a compiere atti sessuali su reciprocamente mentre marines gli tenevano i coltelli contro i testicoli , a volte li sodomizzavano con i manganelli “.

Vincent Emanuele è stato in Irak fra il 2003 e il 2005, nel primo battaglione del Settimo Marines. Adesso, ossessionato dai ricordi, ha preso coscienza di una realtà intollerabile: noi americani abbiamo commesso “il peggior crimine di guerra del 21 secolo”. Siamo noi la potenza mostruosa nemica dell’umanità e della civiltà, siamo noi quei “nazisti” contro cui ci avevano insegnato a vigilare – e non abbiamo vigilato, perché a farlo siamo Noi.


Ci vuole coraggio a leggere quel che l’ex Marine rievoca.

“Quelli di noi in unità di fanteria avuto il piacere di fare retate di iracheni durante raid notturni, legando le mani con lo zip di plastica, mettendogli il sacco nero sulla testa e scaraventandoli nel posteriore dello Humvees e camion mentre le loro mogli e bambini cadevano in ginocchio e piangevano. A volte, li prendevamo di giorno. Il più delle volte non opponevano resistenza. Alcuni tendevano le mani quando i Marines gli spegnevano le cicche in faccia. Li portavamo ai centri di detenzione, dove sarebbero tenuti per giorni, settimane e anche mesi. Le loro famiglie non sono mai state informate di dove li tenevamo.
E quando li rilasciavamo, li portavamo sul camion lontano dalla base operativa avanzata nel mezzo del deserto, a miglia e miglia dalle loro case. Gli tagliavamo le fascette che li legavano, il sacco nero dalla testa, e li facevamo andare. Qualcuno dei più disturbati dei nostri Marines gli sparavano colpi del mitragliatore in aria e vicino ai piedi – così per ridere – così loro scappavano, ancora piangenti per il calvario subito nel centro di detenzione, sperando di essere stati liberati. Per quanto tempo saranno sopravvissuti, là nel deserto? Dopotutto, non importava a nessuno di noi.

“La nostra capacità di disumanizzare gli iracheni cresceva dopo le sparatorie, era stupefacente.. molti marines passavano il loro tempo libero a scattare foto dei morti , spesso mutilando i loro cadaveri per divertimento o frugando i loro corpi gonfi con bastoni per farsi due risate. Siccome gli iPhone non erano disponibili al momento , diversi marines sono venuti in Iraq con le fotocamere digitali . Queste telecamere contengono una storia non raccontata della guerra in Iraq , una storia che l’Occidente spera che il mondo dimentichi: filmati di massacri sfrenati e numerosi altri crimini di guerra , realtà che gli iracheni non hanno il privilegio di dimenticare.

Durante i pattugliamenti nella provincia Al-Anbar gettavo fuori dal gippone le confezioni delle razioni consumate…non posso fare a meno di ripensare che i bambini piccoli che i nostri Marines bersagliavano con i resti di questi pacchetti, cercavano – non gli gettavano solo i dolcetti che fanno parte della razione. Li bersagliavano con bottiglie piene di piscio, pietre, stracci, qualunque rifiuto. Allora non pensavo a come ci avrebbero ricordato nei libri di storia, pensavo a fare un po’ di spazio nell’Humvee gettando ai ragazzini i rifiuti. Solo anni dopo, avendo seguito un corso di storia all’università, e avendo sentito il professore parlare della “culla della civiltà”, ho ripensato alle confezioni semi-consumate di razioni MRE i cui abbiamo sparso la Mesopotamia.

“Gli occhi caldi e vitrei dei bambini iracheni perennemente mi perseguitano , come è giusto. I volti di quelli che ho ucciso , o almeno quelli i cui corpi erano abbastanza vicini per esaminarli , non potranno mai più fuggire dai miei pensieri . I miei incubi e riflessioni quotidiane mi ricordano dove ISIS viene e perché , esattamente , ci odiano.
Non solo gente innocente è stata catturata di routine, torturata, imprigionata; ma ne abbiamo anche inceneriti a centinaia di migliaia, milioni secondo alcuni studi. Soltanto gli iracheni capiscono il puro male che è stato rovesciato sulla loro nazione. Si ricordano la parte che l’Occidente ha avuto nella guerra tra Irak e Iran, durata otto anni; si ricordano le sanzioni di Clinton nel 1990, sanzioni che hanno provocato la morte di 500 mila persone, in gran parte donne e bambini. Poi è venuto il 2003 e l’Occidente ha finito il lavoro: oggi l’Irak è una nazione devastata dalle fondamenta, la gente è avvelenata o mutilata, l’ambiente è diventato tossico per l’uranio impoverito. La scala della distruzione che l’Occidente ha inflitto in Medio Oriente è assolutamente inimmaginabile per la stragrande maggioranza delle persone che vivono nel mondo sviluppato. Questo punto non può nascosto quando in Occidente ci si sente fare la domanda ingenua: “Perché ci odiano ? “. Dopo 14 anni di “Guerra al Terrore”, una cosa è chiara: l’Occidente è bravissimo nel fomentare la barbarie e creare stati falliti. L’ISIS, l’abbiamo fatto noi. Ed io ho contribuito a crearlo”.

E’ forse inevitabile che il rigetto di queste atrocità che sono stati costretti a fare venga dai militari. Negli ultimi tempi, s’è fatto notare fra questi l’ex colonnello della Us Army Lawrence Wilkerson, che è stato consigliere della sicurezza nazionale nonché del segretario di Stato Colin Powell sotto Bush figlio (quando il potere reale era in mano alla sette neocon, ebraica, che condusse le guerre per Israele). Oggi ha detto in una trasmissione televisiva:



“L’impero è gestito dall’uno per cento della popolazione , se non meno, in questo paese, che costituisce essenzialmente una plutocrazia . ‘ [ … ] Gli ufficiali militari appena vanno in pensione dall’esercito , sono assunti dai produttori di armi, o dai media per rendere i media pro-guerra. Gli Stati Uniti sono sempre più orientati, primo, ad aumentare il potere, secondo, a diventare ricchi. Lo scopo della politica estera statunitense è quello di sostenere il complesso che abbiamo creato nello stato di sicurezza nazionale che è alimentato , finanziato , e continuamente potenziato dall’ interminabile guerra”.

L’establishment, dice Wilkerson, è corrotto in modo irreparabile. “L’Impero non ne ha mai abbastanza . Questa è la natura del potere imperiale : essere insaziabile. Non ha mai uno status quo stabile . Ha uno status quo sempre più instabile .”.

L’intervistatore gli chiede cosa si può fare per cambiare questa corruzione. La risposta dell’ex funzionario di Stato netta, ed incredibile: “Una forte minoranza, o anche maggioranza, dei cittadini statunitensi devono levarsi in piedi e dire: ne ho abbastanza . Questo significa fare una rivoluzione? E sia”.

Naturalmente non succederà. Ma anche in questi sta nascendo la coscienza: il nazismo contro questa generazione deve opporsi, “siamo noi”. E noi europei siamo complici. Abbiamo partecipato alla guerra mondiale al terrore. Abbiamo solo eseguito gli ordini.

Da:maurizioblondet.it







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lunedì 6 novembre 2017

MARCO MORI SOVRANITA' PERDUTA

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consigliato da Jordan Justice FB

venerdì 3 novembre 2017

Tutti voi, oggi, siete solo DATI ...

DATA, DATA, DATA, DATA, DATA, E POI DATA, E DATAAA! (titolari e dipendenti, andate a pescare)

Sì, tu, proprio tu. No, non girarti verso l’altro tizio, sei proprio tu. Poi anche lui, certo, e tutti. Cosa sei? Cosa siete oggi? Come hai detto? Citta… che? Cittadini? Pers… che? Persone? Ma piantatela di vivere come bestiame, e svegliatevi Cristo!

Tutti voi, oggi, siete solo DATI, e basta. Non contate un cazzo, siete solo DATI, e in inglese, che è la lingua del Potere, DATI al plurale si scrive DATA.

Ecco perché, come vi vado dicendo da mesi e mesi, stanno lavorando come razzi drogati di anfetamine per inventarsi centinaia di modi per spiarvi in ogni secondo della vostra vita, e lo fanno con ogni gadget che avete in casa, con le Artificial Intelligence (A.I.), e fra pochi anni coi Drones che vi filmeranno anche di notte al buio mentre valicate un passo alpino o siete in bagno. VOGLIONO I VOSTRI DATI, DATI, DATI E SOLO DATI, a miliardi, the DATA.

Mentre il Fatto Quotidiano, la RAI, Mediaset, e ogni altro media che voi usate vi parlavano di Renzi, dei nuovi capi d’accusa del Cavaliere, dei peti artificiali della Camusso, e di come Di Maio si è infilato una scopa in culo per imparare a star ritto quando dovrà sedere a Palazzo Chigi….. a Milano si svolgeva una conferenza d’importanza… PREDITTIVA incredibile, con questo nome:

GLOBAL PREDICTIVE BUSINESS ANALYTICS & DATA MANAGEMENT FORUM.

Era il 2 di febbraio scorso. Partecipavano: il Politecnico di Milano, la Renault, la Pirelli, E-Bay, Turkish Airlines, Toyota, Tradata, Barclays Bank, le Generali, Commerzbank, Medtronic, STC, Swiss Re, la Glaxo, la Nokia, Airbus, Telefonica, Adidas, Samsung, Emirates Telecom. Rileggete un attimo…



I nomi italiani: Carlo Vercellis, Davide Carvellin, Carlo Torniai, Samuelle Gallazzi, Duccio Medini, Alexandrina Scorbureanu, Natalino Busa, Lucca de Carli. Mai sentiti? Com’è che non c’erano Mentana, Fico, Casaleggio, Alfano o Padoan? Perché questi ultimi non contano un cazzo per la vita e per il lavoro in Italia. Ok, continuiamo.

Il tema era questo: come usare quantità cosmiche di DATA per modellare il business attraverso le nuove TECH, quelle di cui quel Barnard vi parla da un anno ossessivamente. Sapete quante volte la parola DATA è stata usata da questi Padroni solo nella brochure pieghevole di presentazione?

110 volte, in un pieghevole di 25 cm che si tiene in tasca. L’antipasto.
In sostanza cosa si sono detti quei mostri del business che viaggia già ora sulle A.I.? Si sono detti che oggi chi nel mondo dell’impresa non usa la A.I., il Machine Learning e gli algoritmi per analizzare i DATA nei suoi BUSINESS ANALYTICS, BUSINESS INTELLIGENCE, PREDICTIVE ANALYTICS e PRESCRIPTIVE ANALYTICS, è fottuto. Tanto vale che chiuda la baracca e vada a pescare a Comacchio per vivere, lui e i suoi dipendenti, perché loro li divoreranno vivi senza pietà. Ma che è sta roba?

Zia Marta, c’è Barnard, quindi rilassati e… play it cool.

Ti ho spiegato da tanto tempo, Zia, perché oggi i Mostri lavorano come, appunto, razzi tossici di anfetamine per creare computers, detti quantistici, che sappiano immagazzinare miliardi di miliardi di DATA (letteralmente) e sputare risultati al millisecondo. E questo perché qualsiasi business che oggi si sogni di stare a galla, e quindi di mantenere al lavoro qui pochi fortunati rimasti con un lavoro, deve lavorare unicamente sulla base del maggior numero possibile di DATA. E questo a cosa gli serve?

Semplice: più informazioni (the DATA) su materiali, tecnologie, Mercati, finanza, dipendenti, tendenze, consumatori e strategie un’azienda ha, più c’azzecca, più ha possibilità di sopravvivere e battere altri. Ma, ribadisco Zia, il numero di DATA che oggi una media azienda, ripeto media, deve poter manovrare per competere è qualcosa di vicino al numero di formiche sulla Terra. I colossi come Apple o Google-Alphabet sono sulla strada per potersi lavorare un numero di DATA superiore al numero di stelle della nostra galassia ogni millisecondo.

E come li lavorano sti DATA? Ecco come Marta, ricordi quei nomi in inglese sopra? Play it cool:

BUSINESS ANALYTICS: l’azienda usa i DATA per estrargli soprattutto dati statistici, cioè le percentuali di quella particolare possibilità, di quell'auspicato successo, della tenuta di quel materiale, della produttività se sale o scende, ecc. In base a questo, poi, l’azienda decide cose.

BUSINESS INTELLIGENCE: l’azienda si focalizza su un particolare periodo da cui provengono i DATA, spesso quelli del passato, ma alcuni specialisti usano questo metodo anche sui DATA presenti ora, in tempo reale. Questo sempre per facilitare le decisioni future, le strategie.

PREDICTIVE ANALYTICS: con questo strumento l’azienda applica le A.I., Machine Learning e gli algoritmi a certi DATA specifici del passato o attuali (sempre in quantità colossali), ma con lo scopo di predire con un numero, es. da 1 a 10, se una certa cosa accadrà, o se un certo Mercato sarà promettente, o se voi cittad… oh, scusa Zia, se voi ‘DATA’ comprerete, se obbedirete, se vi adatterete, e altre predizioni per gli affari.

PRESCRIPTIVE ANALYTICS: l’azienda usa questo strumento dopo aver fatto tutti i passi appena descritti, e questo strumento, sempre con l’aiuto di A.I., Machine Learning e gli algoritmi, gli dirà “Quella è la migliore strada da prendere, sulla base dei DATA che abbiamo studiato, vai”. In pratica una prescrizione, come fa un medico per curare te dopo aver valutato tante nozioni.

E quindi? Bè, quindi nulla Zia, questo è lo stato dell’arte oggi. E non si torna indietro. Chi non sta al passo delle A.I. e di BUSINESS ANALYTICS, BUSINESS INTELLIGENCE, PREDICTIVE ANALYTICS e PRESCRIPTIVE ANALYTICS, meglio che si dia alla pesca (per mangiare).

Non è proprio una gran cosa non essere più persone, o addirittura neppure più bestiame pascolante, oggi. Ma solo DATA.

Magari, se invece di pascolare ciascuno di noi si facesse venire un’idea fra i 5 neuroni rimasti dopo aver letto i giornali, potremmo almeno chiedere ai nostri legislatori a gran voce che tutti sti BIG DATA su ogni secondo della nostra vita non vengano estratti devastando la nostra privacy. Eh? Almeno quello? Perché oggi Facebook o Google fanno quel cazzo del cazzo che gli pare 24 su 24 e 365 su 365, magari con qualche mega Intelligence alle spalle. Eh? (chi era Ed Snowden? cosa disse?)

Hey, voi due che scopate, imparate a farlo con la faccia di cera, così non arrivano i vostri DATA alla Karex in Malesia su quanto spiacevole sia stato mettersi il preservativo e sentirlo dentro. Ma il preservativo va messo... per non fare figli, mi raccomando.

Paolo Barnard

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IL VOLTO DELL’ALCOOL. AMMAZZA IN SILENZIO.

Questa non è una predica. Ma devo.

Ho fatto 51 anni di sport, di cui due agonistici. Non ho bevuto quasi mai fino all’età di 48 anni. Dopo è stato un crescere, e negli ultimi 4 anni tutto si è avvitato fuori controllo, quasi uccidendomi (un tentato suicidio). Ho smesso di bere.

La parte Bukowski. Nel bere da pazzi c’è – se si è uno come me, cioè uno che ha stravissuto e che non guarda in faccia a nulla – un film di Tarantino vissuto però davvero. E ti strega, almeno, mi ha stregato. Dovete sapere che io sono un drogato di nascita, non credo di aver sangue, ma solo adrenalina in corpo. Era così alle elementari, quando ero sbeffeggiato come “Il moto perpetuo di Paganini” e giù sberle. Vivo pompando adrenalina, oggi a 59 anni più di quando ne avevo 19, e mi preoccupa. Ho fatto il reporter nel mondo, come è noto, senza mai pensare ai pericoli, pompavo adrenalina. Ho salvato vite rischiando la mia, ma manco me ne accorsi, era adrenalina. E uno così se sopra ci mette l’alcool immaginate…

Donna stracciata nuda dalle mie mani in mezzo a un locale e lingue in bocca, poi entrambi sbattuti fuori con lei che tiene il reggiseno spaccato a metà nella mano. La tranquillità di farmi fare un pompino alle 2 del pomeriggio al mare su una statale trafficatissima e in piedi fuori dalla macchina, lei dava il dito medio ai camionisti che suonavano. Essere trovati in due nudi nati, in coma etilico, su un lettino di un bagno alle 9 di mattina dalle famiglie coi figli, dopo una scopata da sanguinare. Ancora: io e un amico pisciavamo fatti fradici contro un’auto alle 4 del mattino, sentiamo un urlo alle spalle, giriamo il capo ed erano i Carabinieri. Ci siamo girati sorridendo, l'uccello di fuori e zampillo a tutta forza verso di loro, dicendogli “Prego?”. Mezzora dopo eravamo con le mani ammanettate dietro alla schiena sul pavimento di una cella di contenimento.

Sbagliare piano di un mega hotel a 5 stelle in un Paese del Medioriente, e sbucare barcollando là dove da 10 giorni tutti i dipendenti mi dicevano di NON andare. Era la suite di un principe saudita, zeppa di troie, ma anche di body guards senegalesi tutti di 1,90 e con fucili a canne mozze puntati alla mia pancia. Io manco per il cazzo, gli rido in faccia, gli do la schiena, me ne vado, ma non prima di aver ben guardato il culo di una di ste slave, che figa cazzo. Se mi ammazzavano non l’avrebbe saputo neppure la donna delle pulizia.

Svenire dentro una zuppa Won Ton in un ristorante cinese a Soho, Londra, poi su la testa e vomitarmi sulle scarpe. Manco per il cazzo, io e il mio amico Spuds compriamo un altro cartone della stessa birra che avevamo bevuto all'andata, e via. Ci siamo svegliati in una periferia, entrambi ci eravamo pisciati addosso. Cazzo ce ne fregava.

E altra roba così, tipo sfasciare un’intera casa, rotolarmi nudo nei vetri e avere uno della scientifica che arriva e fa “Ma questo è Barnard, il mio eroe. Mi ci faccio un selfie…”. Ma tante altre, tante, un film davvero.

La parte dell’orrore. Non dico che non rivivrei tutti quei momenti, ma il prezzo dopo è stato intollerabile. Mentre, non so per quale motivo, la mia lucidità di giornalista rimaneva intatta, anzi, migliorava, il resto si desertificava attorno a me, si bruciava, esplodeva, creavo dolore a persone che amavo da morire. I rapporti di lavoro saltavano, non solo ma anche perché ero diventato una bestia intrattabile. Se ripenso a come trattai Gianluigi Paragone la seconda volta che mi cacciò, sono fortunato che lui non mi abbia spaccato tutti i denti. Ero partito dalla ragione, questo lo rivendico, ma immaginate: dopo il programma sono al bar davanti, strabevuto, lui mi si avvicina col sorriso, io “fuck off” e gli faccio il segno di levarsi dal cazzo. Poi mi alzo mi avvento sul suo tavolo dove stava col regista, redattori e una tal figa, e a 20 cm dalla faccia gli urlo della testa di cazzo buffone, a lei do della gnocca fritta del cazzo, tiro un pugno al tavolo e me ne vado. Avevo ragione in partenza, poi…

Mi sono fatto spaccare un braccio dalla Polizia a Teramo, anche lì avevo ragione io, ma ve l’immaginate Barnard che, mentre gli dice che insultano la Costituzione, grida di voler essere arrestato e perché accada si butta di testa dentro a una volante? Non sono stati delicati con me. Poi ho perso la patente e mi sono beccato una denuncia dopo aver bevuto 7 Ceres in un Autogrill e averle tutte spaccate contro le pareti del bagno e gli specchi. I danni mi sono costati 8.000 euro, tutti dai pochi risparmi di mia madre, e mi sento una merda per questo.

Ancora, e sempre partendo da molte giuste ragioni, ma ho usato il lanciafiamme con la gente, avvitandomi anche in pubblico sul mio sito in una saga pietosa, a ragliare impotente di cose private, poveri lettori, e che degrado mi scese addosso. Ma il peggio è ancora altro.

Dovermi nascondere da Mamma Cobra, approfittando del fatto che è cieca e non poteva vedere la mia faccia stravolta dall’alcool. Ma Christian, l’uomo delle miniere in Amazzonia che le fa da badante, ci vedeva benissimo. E quante volte ha abbassato gli occhi per rispetto. Ma io gli vedevo in faccia lo schifo che ero, conciato così, e mi vergognavo come un’animale. Poi di peggio.

Una persona che amo più della vita che eroicamente resiste di fianco a me, che aveva avuto poco prima l’esistenza spaccata in due da un’orrenda avventura, e vederla nascondere i coltelli di cucina per paura che io tornassi a casa devastato alle 11 di mattina e l’ammazzassi o mi ammazzassi.

La mia depressione precipitava, fuori controllo. E’ vero ciò che disse l’immenso Steve Ray Vaughan, la chitarra più fantastica del Texas e forse del mondo, quando scrisse “Bevevo credendo di risolvere il problema, mentre bere era invece il peggior problema”.

Taglio corto. Fu una mattina alle 9 di diverse settimane fa che mi trovai al Pronto Soccorso del Sant’Orsola di Bologna dopo essere uscito da un semi-coma etilico, essermi strappato le flebo, per finire legato a una lettiga, poi liberato. Reggevo il referto, e c’era scritto questo: “Il paziente è noto a questo PS per abuso alcolico plurimo. Si raccomanda la presa in carico dal SERT di zona”.

Dal SERT.

Io, che per 8 anni assistetti mentre morivano di AIDS decine di ragazzi quasi tutti con quel nome sulla cartella clinica. Ne rividi, lì al Pronto Soccorso del Sant’Orsola di Bologna, gli occhi-buchi neri, i corpi deformati, la vita deformata dal Demonio delle sostsanze. No, non io. No, non massacro quella persona eroica che mai mi ha abbandonato.

Quel giorno dormii 48 ore, mi imbottii di Xanax, e chiusi con l’abuso d’alcool. Mai più ripetuto, né mai più si ripeterà. Barnard decide, e fa. Ma di più.

Io so che chi smette con il bere non toccando mai più una goccia, non è affatto guarito, esorcizza di continuo, non è sano. Il vero guarito è chi, come me oggi, beve due modesti bicchieri al giorno, la dose da nonno, ma MAI, MAI e MAI sgarra. Sapete voi il male di vivere che sento? No, non lo sapete. Quasi tutte le notti mi trascino con lo sguardo fisso sul selciato verso casa, il dolore fisico che sento per l’angoscia, per il non senso interiore, è insostenibile. Sapete quante volte mi sono detto “dai, torna indietro, ordina una bottiglia di vino e almeno per stanotte basta male, bastaaaaa!”. Non l’ho mai fatto. Due bicchieri sono due, si scrive 2, punto. E sapete perché?

Perché io quella faccia sopra non la rivedrò mai più, né la farò mai più vedere. Sono nato Mercurio, Cobra, Paolo Barnard, e se decido è così. Non mi faccio ammazzare la dignità in silenzio da quella merda dell’alcool. Mi ucciderò io quando lo deciderò, ma senza bere.

Voi regolatevi, a qualsiasi età vi capiti di bere come facevo io. Questa è la mia esperienza.
Paolo Barnard

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