sabato 10 marzo 2018

Che accadrà dopo il voto? Ecco lo scenario più probabile.

Il voto del 4 marzo, contrariamente a quanto ritenuto dai media non ha in realtà cambiato nulla di sostanziale nel panorama politico italiano. Cambiano gli attori, è vero. Ma il regista è sempre lo stesso, l’Unione Europea, come prova anche la calma dei mercati.


Ma andiamo con ordine. Il cd. “rosatellum”, un sistema elettorale proporzionale con sbarramento al 3%, ha una chiara funzione e lo abbiamo visto bene con queste elezioni. E’ servito ad obbligare, per poter governare, all’alleanza tra due dei tre competitori sulla scena politica nazionale e a tagliare fuori le altre forze dal Parlamento.


Tale alleanza necessitata tra due forze rivali rappresenta un’evidente garanzia di prosecuzione, in questa come nelle successive legislature, delle riforme gradite a Bruxelles.Sento già l’obiezione di alcuni, non potrebbero allora allearsi due forze euro scettiche?


Anni fa si ventilava in verità di un’alleanza Lega-M5S. Erano ancora i tempi in cui il movimento dichiarava di non volersi mischiare con nessuno (non era ancora il momento per farlo) e ciò creava una grande rabbia in tutti, poiché allora entrambi i partiti avevano posizioni contrarie all’UE e, almeno a parole, parevano pronti all’euroexit. Tutti pertanto gli chiedevano di mettere da parte le differenze per portare l’Italia al riscatto della sua sovranità. Ricordo lo stesso Claudio Borghi mentre proponeva questa soluzione a Marco Zanni (allora ancora nel M5S), ad un evento che organizzò il blog “Scenarieconomici” a Roma.


A distanza di anni quel sogno avrebbe effettivamente i numeri per diventare realtà, visto chedopo il 4 marzo il movimento e la lega insieme hanno effettivamente raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato. Nonostante ciò “purtroppo” l’alleanza in questione non ci sarà mai e le ragioni dovrebbero essere ovvie anche ad una pietra. Basta aver prestato una minima attenzione agli atti e ai fatti concreti avvenuti in questi anni, anziché alle chiacchiere dei teleimbonitori.


Il cinque stelle era in realtà il partito che doveva raccogliere il dissenso più orientato alla sinistra e disattivarlo, mentre la lega doveva svolgere la stessa identica operazione a destra. Erano e sono entrambi partiti ostili allo Stato, punto centrale per Bruxelles. Il cinque stelle lo è in nome della corruzione, la Lega in nome del liberismo e del federalismo, che altro non è che la forma di Stato più ovvia per imporre appunto politiche economiche liberali. Forse non è un caso neppure se abbiamo un Nord in mano alla Lega e un Sud in mano al cinque stelle, chissà che la “road map” per gli USE non passi anche per un’Italia federale e divisa, sarebbe appunto completamente coerente con il pensiero storico neoliberista.


Ad ogni buon conto se le due forze si alleassero oggi, visto che non porterebbero alcun beneficio al Paese che andrebbe sempre più alla rovina (non hanno più posizioni anti UE), si aprirebbe in futuro una voragine politica molto ghiotta per nuovi partiti attualmente non controllati dal potere economico. Da quando esiste la soglia di sbarramento (la introdusse Sergio Mattarella nel 1993), soglia difficilmente superabile senza visibilità mediatica o soldi, nessun nuovo partito sgradito al potere finanziario si é mai affacciato con successo sulla scena politica. La democrazia è stata cancellata e il diritto di ciascuno di riunirsi in partito per concorrere alla vita pubblica del Paese è sfumato, è stato completamente disattivato.


Ovviamente il rischio di aprire spazi che consentirebbero di superare il 3% a nuovi partiti non può essere corso con leggerezza da Bruxelles e dunque l’alleanza M5S – Lega in chiave di un presunto “anti-europeismo” resterà realisticamente lettera morta. Peraltro, come già detto, questa non sarebbe stata affatto un’alleanza no euro. Come abbiamo visto accadere in Grecia con Syrizia e in Francia con il Fronte Nazionale, le forze “false flag” si riconoscono perché hanno la caratteristica di abbandonare sempre, in prossimità del voto, le posizioni euro scettiche. Questo avviene, l’ho intuito di recente e potrebbe essere un ragionamento corretto, per una ragione precisa. Si vuole influenzare il pensiero delle popolazioni e fargli credere che la critica all’Ue sia certamente legittima, ma che dall’euro non si possa più uscire e che dunque la soluzione è solo un’Europa diversa. Le ultimissime dichiarazioni di Di Maio e di Salvini in tal senso sono state davvero eloquenti. Dunque prima raccogli il favore e l’ascolto del pubblico no euro che a quel punto, trasformato in massa in un blocco di tifosi, non si accorge del cambio di linea. Il comportamento pubblico dei seguaci di lega e cinque stelle sembra confermarlo, in molti ragionano unicamente con logiche tipiche del tifo da stadio.


Essere per un’Europa diversa significa, ed è questo il punto chiave, una cosa molto semplice: andare, esattamente come voleva anche il PD, verso il più Europa. Se ci pensate un attimo è davvero così perché ogni soluzione per migliorare i difetti strutturali dell’Europa, se non si discute la stessa esistenza dell’Unione, passa sempre e comunque per una maggiore integrazione, ovvero per più cessioni di sovranità.


La portata del capolavoro mediatico è evidente, concluso il lavoro sporco delle forze europeiste esse vengono sostituite da forze che, nell’immaginario collettivo, dovrebbero essere ancora anti euro, ma che nella sostanza hanno assunto già da tempo le medesime posizioni delle forze politiche che vanno a sostituire. Cambia la semantica ma si punta al medesimo fine, così il popolo non se ne avvede. La manovra a cui Borghi e Bagnai si sono a mio avviso colpevolmente e per certi versi davvero stupidamente prestati, è un vero capolavoro in tal senso. Solo io, tra i sovranisti con maggior seguito (ma sempre di seguito marginale si tratta, non dimentichiamolo!), mi sono in effetti sottratto a tale logica, rimettendoci peraltro un seggio sicuro alla Camera.


In definitiva quindi Lega e M5S non governeranno insieme, nonostante la piena coincidenza dei programmi (in definitiva spiccatamente europeisti), solo per evitare che si creino in futuro spazi utili per i veri nemici dell’UE, ovvero tutte le forze “zero virgoliste” tanto screditate oggi dai sovranisti più illusi. Parlo di quelli che fino a ieri invocavano il voto utile per il governo Salvini e che oggi, in totale contraddizione, lo invitano a rimanere all’opposizione senza seguire Berlusconi e le sue manifeste idee di larghe intese con il centro sinistra. Come se fosse mai stato davvero plausibile che Berlusconi sostenesse un governo Salvini, non lo avrebbe mai fatto con qualsivoglia esito elettorale.


Ad ogni buon conto non è pensabile dunque neppure un governo centro destra – centro sinistra. L’effetto di tale scelta peraltro sarebbe quella di spedire il cinque stelle ancora più in alto alle prossime elezioni e visto che la Lega stessa dovrebbe partecipare a tale accordo, senza non ci sarebbero i numeri per governare, anch’essa finirebbe per perdere voti creando così un varco invitante (e temutissimo da Bruxelles) per nuovi partiti a destra, tra cui la nostra CasaPound Italia, che potrebbero superare con facilità la soglia del 3%. Se mai qualcuno passasse tale soglia avrebbe automaticamente una pericolosissima visibilità che potrebbe davvero spostare l’ago della bilancia negli anni successivi.


Insomma il motto deve essere: che tutto cambi senza che nulla cambi davvero. Ecco allora l’alleanza più scontata per proseguire le riforme e forse creare gli USE già in questa legislatura pare essere quella tra M5S-PD.


Il cinque stelle non ne rimarrebbe distrutto perché se qualcosa andasse storto, e andrà tutto storto visto che il Paese collasserà, potrebbe dare facilmente la colpa al PD e il PD stesso potrebbe fare la medesima cosa. Il consenso di entrambi i partiti non ne sarebbe travolto completamente, specie in ragione del cieco tifo dei supporter m5s, e comunque eventuali voti che venissero perduti si sposterebbero sempre verso l’inutile lega con risultati complessivi invariati. Lo schema dei tre poli con conseguente governo di due su tre serve, come detto, proprio a questo: impedire la nascita di nuovi soggetti politici e continuare le riforme fino al momento in cui diventeranno davvero irreversibili con la nascita degli USE.


Hanno pensato a tutto o quasi, ma speriamo ancora che qualcosa possa andare storto. Certo un Parlamento di nominati, e come tale composto da servi di partito, non lascia grandi speranze, ma la storia insegna che anche singole persone possono fare molto.


Una pattuglia di Parlamentari ribelli potrebbero riportarci al voto e dare ancora una volta agli italiani la possibilità di cambiare davvero qualcosa, cambiamento che si può attuare solo dimenticandosi del mantra del voto utile e scegliendo finalmente fuori dagli schemi precostituiti.


Avv. Marco Mori – CasaPound Italia, autore de “il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”, disponibile su ibs

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